Il giorno di Ewa: una donna alla guida della Polonia

by redazione | 14 Settembre 2014 11:19

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«Troppo grigia» o «troppo irascibile», di lei non si può ancora dir molto e così si dice un po’ di tutto. Ewa Kopacz esce dall’ombra lunga di Donald Tusk e si avvia a diventare la nuova premier della Polonia, seconda donna dopo Hanna Suchocka nel 1992.
Nomina attesa e già contestata, quella che sarà ufficializzata domani dal capo dello Stato Bronislaw Komorowski. Fedelissima del primo ministro Tusk, che dopo un settennato di stabilità politica ed economica lascia Varsavia per Bruxelles dove da dicembre presiederà il Consiglio Ue, la 57enne Kopacz è riconosciuta come persona determinata e grande lavoratrice, non come leader. Se la stampa tedesca azzarda paralleli con gli oscuri inizi di Angela Merkel, i critici in casa le rimproverano mancanza di visione e d’indipendenza: per il capo dell’opposizione Jaroslaw Kaczynski il mandato sarà uno strascico dell’era Tusk che continuerà a dare ordini a distanza; all’interno della stessa Piattaforma civica (Po, il partito di governo) tornano a farsi sentire aspiranti alla leadership come Grzegorz Schetyna che minacciano la coesione della maggioranza. Il tutto in un passaggio delicato per il Paese locomotiva del Centro-Est, in prima linea nella crisi ucraina e prossimo alle elezioni (amministrative a novembre, politiche nel 2015).
Ewa Kopacz è la continuità. Pediatra, ex ministra della Sanità e presidente della Camera bassa, non è una professionista della politica, alla quale si è avvicinata solo nel 2001, anno di fondazione di Po. A differenza della maggior parte dei protagonisti della scena post-comunista, non ha un passato di militante di Solidarnosc e non ha legami da rivendicare con il mito fondativo della nuova Polonia. Figlia di una sarta e di un fabbro, è la perfetta espressione della classe media emersa dalle macerie del regime e motore della ricostruzione.
Non sempre in sintonia con le pulsioni profonde di un Paese conservatore, che ha una certa consuetudine con le donne ai vertici — lascito dell’eguaglianza tra i sessi perseguita dal comunismo tramite l’inserimento delle «compagne» nel processo di produzione — ma mal sopporta le deviazioni dall’ortodossia cattolica. Nel 2008, da responsabile della Sanità, Kopacz sfidò attivisti e istituzioni ecclesiastiche consentendo a una quattordicenne di abortire dopo uno stupro: vescovi e associazioni pro-vita invocarono la scomunica quando la ministra obbligò un ospedale di Danzica a eseguire l’intervento dopo che diverse cliniche si erano rifiutate, violando la legge.
L’anno successivo nel pieno dell’allarme internazionale per la «suina», l’influenza da virus H1N1, fu lei a opporsi all’acquisto del vaccino ordinato in dosi massicce dagli altri Paesi europei, considerandolo inutile. Il tempo le avrebbe dato ragione.
E nel 2010, dopo il disastro aereo di Smolensk nel quale persero la vita 96 persone tra le quali il presidente Lech Kaczynski, volle seguire personalmente le operazioni per il riconoscimento delle vittime. Divorziata, nonna di un bimbo di due anni, è una militante del tacco a spillo ma non ha problemi a indossare in Parlamento — sollevando polemiche — T-shirt da teenager con romantici versi ricamati in rosa sotto giacche color salmone. Un romanticismo che pur si coniuga con sfuriate improvvise regolarmente documentate dai collaboratori e ben note allo stesso Tusk, che ha sempre amato circondarsi di donne volitive: Ewa fa parte delle magnifiche tre», con il sindaco di Varsavia Hanna Gronkiewicz-Waltz e la nuova commissaria Ue al Mercato interno Elzbieta Bienkowska. Meticolosa organizzatrice, annota tutto in un diario segreto che non esclude di pubblicare in futuro. «Un documento sul prezzo che paga chi sceglie la politica». Prossimo capitolo, vita da premier.
La nuova squadra di governo sarà resa nota e presterà giuramento il 22 settembre. Tra le incognite, il ruolo di pesi massimi come il ministro degli Esteri Radek Sikorski che potrebbe assumere la carica di speaker del Parlamento in staffetta con Ewa: poco potere ma grande prestigio in attesa della grande sfida elettorale con l’opposizione, in crescita, di Kaczynski — che d’ora in avanti dovrà affrontare una signora, di ferro.
Maria Serena Natale

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