by redazione | 21 Settembre 2014 18:19
CAIRNS (Australia) – «I rischi per l’economia globale sono aumentati negli ultimi mesi», concordano i ministri dell’Economia e delle Finanze e i governatori delle banche centrali dei Venti paesi più ricchi del mondo, riuniti a Cairns, una cittadina turistica della costa orientale dell’Australia. La crescita dell’economia — a cui è stata dedicata la discussione di apertura del vertice — riguarda tutti i paesi. Anche se l’Italia, come dice il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, cresce meno dell’Europa che a sua volta cresce meno degli Usa a loro volta superati dall’Asia. Il G20, nella riunione di febbraio, ha deciso di porre come obiettivo una crescita aggiuntiva del 2% entro il 2018. L’obiettivo resta anche se non c’è unità di vedute su come raggiungerlo. Soprattutto fra chi cresce meno. Il ministro delle Finanze francese Michel Sapin, sostiene che sarà difficile centrarlo, mentre il collega canadese Joe Olive, afferma che è vicino. La Germania poi rimanda al mittente le esortazioni degli Stati Uniti, ribadite dal segretario al Tesoro Jack Lew, per mettere in atto misure di stimolo all’economia e prende — ma non è una novità — una posizione di rigore. «Politiche monetarie e di bilancio espansive rischiano di creare una bolla speculativa sui mercati finanziari e immobiliari e riducono le pressioni per portare avanti le riforme strutturali», avverte infatti il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble che in tale modo si mette di traverso anche con la posizione prevalente in Europa e con le mosse della stessa banca centrale europea. Ma il confronto-scontro Germania-Usa su questi temi è una costante dei G20, che peraltro è sempre più una sede prestigiosa di dibattiti e di relazioni più che di accordi. Se si escludono, come è il caso, le intese portate avanti dal Financial Stability Board sui nuovi requisiti di capitale per le banche «too big too fail», le banche troppo grandi per fallire, e quelle fiscali, come il pacchetto di misure anti-evasione proposte dall’Ocse.
A questo riguardo il segretario generale dell’Organizzazione che riunisce i paesi industrializzati, Angel Gurria ieri ha illustrato le 7 nuove iniziative da portare all’approvazione del G20 per evitare che le grandi multinazionali, come Google, Apple e Amazon, paghino le tasse non dove producono i profitti ma nei paesi con aliquote più favorevoli in cui hanno stabilimenti. Le iniziative messe in campo per combattere più in generale l’elusione globale, compreso lo scambio automatico delle informazioni, hanno finora messo in luce 37 miliardi di euro sottratti al fisco, ma Gurria assicura che entro il 2017 si riuscirà a contrastare efficacemente «le pratiche aggressive che erodono la base imponibile e spostano gli utili a giurisdizioni a basso carico fiscale».
Nel corso del G20 finanziario — che ha discusso anche di come rilanciare gli investimenti e promuovere l’occupazione, e nel corso del quale si è aperta una finestra per una breve riunione del G7 — sono spuntati anche i temi più strettamente politici, quando il ministro australiano, Joe Hockey si è detto propenso ad invitare al prossimo vertice dei capi di Stato di Brisbane il leader russo Vladimir Putin nonostante le tensioni per la crisi ucraina.
L’Italia al dibattito di apertura del vertice di Cairns si è presentata in tripla formazione, il ministro Padoan che è intervenuto in rappresentanza dell’Italia, il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco che ha parlato dei problemi della crescita globale, e Vincenzo La Via, direttore generale del ministro dell’Economia che invece ha preso la parola in rappresentanza dell’Europa.
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