La fusione Fiat-Chrysler è salva per un soffio recessi a quota 463 milioni

La fusione Fiat-Chrysler è salva per un soffio recessi a quota 463 milioni

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TORINO . Sono 60 milioni le azioni consegnate al Lingotto per esercitare il recesso dall’operazione che trasferisce in Olanda la sede legale della società. Un livello leggermente inferiore ai 65 milioni che avrebbero fatto fallire il trasloco. Infatti il regolamento della fusione di Fiat nella società olandese che darà vita a Fca, prevede che l’intera manovra si blocchi se l’esborso per i recessi costerà al Lingotto più di 500 milioni di euro. Le azioni consegnate verranno pagate 7,7 euro ciascuna, lo stesso livello della quotazione finale della giornata di ieri. In base a queste condizioni, il recesso dei 60 milioni di titoli restituiti entro la data limite del 20 agosto è di 463 milioni di euro, 36 in meno della soglia. Dunque l’ammontare dei recessi ha solo sfiorato senza superarlo il tetto del mezzo miliardo di ieri. Certamente avrà avuto un ruolo importante la moral suasion del Lingotto ma potrebbe avere qualche credito anche l’ipotesi di un tacito accordo tra i principali fondi per evitare che il superamento della soglia facesse sì fallire l’operazione, ma contemporaneamente
bloccasse il pagamento dei recessi con la conseguenza di avere un’azione di valore molto inferiore all’attuale senza poterla incassare fino al prossimo febbraio. In ogni caso il mancato raggiungimento del tetto rende molto probabile il successo finale della fusione. L’ultimo ostacolo è nella possibilità, molto teorica, che i creditori chiedano il pagamento dei loro crediti entro il 5 ottobre e che l’esborso per il Lingotto superi i 36 milioni che mancano a superare la soglia complessiva di 500 milioni. Ipotesi che a Torino considerano remota perché chi ha sottoscritto bond Fiat negli ultimi anni si attende alla scadenza pagamenti di interessi intorno all’8-9 per cento, mentre la restituzione porterebbe nelle loro tasche solo il capitale investito. E, in ogni caso, aggiunge il Lingotto, il creditore che intendesse recedere dovrebbe vedersi riconoscere il diritto da un tribunale civile. Entro un mese si deciderà con certezza se tutti gli ostacoli sono superati e se dunque Fca potrà avere sede legale in Olanda, sede fiscale a Londra e quotazione a Wall Street. Entro questo mese Fiat potrà collocare ai soci le azioni provenienti dal recesso senza così pagare i 463 milioni. Una strada che sarebbe più agevole se il titolo salisse sopra il livello del recesso creando così un margine di guadagno agli azionisti che ottengono le azioni. Il recupero di questi giorni e il raggiungimento ieri sera dei 7,7 euro, fa ritenere probabile lo scenario del superamento. Il momento fissato per stabilire i diritti di opzione per gli azionisti che volessero rilevare le azioni del recesso è alla chiusura della giornata borsistica del 9 settembre prossimo. A quella data, sulla base delle quote in mano ad ogni singolo azionista, verranno offerte in opzione una azione di recesso ogni 19,35 possedute. Ieri l’agenzia Bloomberg ha calcolato che se le azioni recedute non venissero acquistate dai soci che ne hanno diritto, si creerebbe un pacchetto di titoli che sommato alle azioni proprie di Fiat raggiungerebbe il valore di 700 milioni di euro e potrebbe essere offerto agli azionisti di Wall Street in occasione dell’ormai imminente quotazione americana di Fca. Ipotesi che si verificherebbe solo se nei prossimi giorni il titolo non salisse oltre i 7,7 euro del recesso. L’andamento della Borsa di ieri fa ritenere che invece le azioni possano superare la soglia. Mentre si prepara a sbarcare alla Borsa americana, Fiat approfitta del basso costo del denaro in Europa e riapre i termini del bond da 850 milioni lanciato nel luglio scorso con scadenza luglio 2022. La riapertura è di 500 milioni e il rendimento finale è stato del 4,25 per cento.


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