by redazione | 24 Settembre 2014 11:08
La settima edizione del Festival del diritto a Piacenza (da domani fino al 28) è fondato su due concetti ricorrenti nella riflessione politica e giuridica del suo direttore scientifico, Stefano Rodotà: la partecipazione e l’esclusione. Promosso dal Comune di Piacenza, l’Università Cattolica del Sacro Cuore, il Politecnico di Milano e la Fondazione di Piacenza e Vigevano, quest’anno il festival propone anche una riflessione sull’autogoverno.
«Partecipazione e autogoverno sono le promesse fondamentali della democrazia moderna», sostiene Rodotà. Pratiche lontane da quella teoria della sovranità dove è l’Uno a decidere e a impartire il comando dall’alto. Uno dei tanti esempi è la governance tecnocratica europea che oggi progetta di attribuire maggiori poteri alle istituzioni Ue sulle finanze pubbliche o il mercato del lavoro. Non molto diverso è l’assetto dei poteri all’interno degli Stati. In Italia sta maturando una riforma autoritaria del modello parlamentare vigente, in direzione di una presidenzializzazione del sistema. Un modello di governo che nega alla base l’autogoverno dei cittadini. Su questo punto la denuncia di Rodotà è ferma: «Esistono dinamiche neoautoritarie, o comunque una notevole diffidenza, rispetto al dissenso e alle istanze critiche dei cittadini». Quest’anno, assicura Rodotà, la riflessione verterà su un’altra tradizione della modernità politica: una sovranità orizzontale costruita dal basso con la partecipazione. E prospetta un ordinamento giuridico dove la decisione è il risultato della volontà dei consociati ed è in grado di rispondere ai loro bisogni. Da questa tradizione dell’autogoverno è nata la democrazia dei consigli operai, quella dei Soviet, e i tentativi di rivoluzione sociale più o meno riusciti nel corso del Novecento. Ancora oggi questa tradizione nutre l’immaginario, e le pratiche politiche, dei movimenti sociali.
Rodotà preferisce rileggere questa vicenda all’interno dello Stato costituzionale di diritto: «Oggi la democrazia è diventata una forma di legittimazione complessiva dell’ordine ma non può ridursi a un momento elettorale – sostiene – Essa si rinnova attraverso la garanzia dei diritti sociali, il libero associazionismo, la riorganizzazione degli apparati statali secondo principi antiautoritari, la fioritura di nuovi diritti civili hanno allargato e arricchito la nozione di cittadinanza». È ciò che il giurista definisce «cittadinanza attiva».
Questa impostazione caratterizza anche i temi del festival. Nell’incontro Europa, lasciami entrare! previsto sabato alle 15 all’Auditorium Sant’Ilario si parlerà del diritto alla cittadinanza dei migranti e la loro inclusione reale nel continente della «Fortezza Europa». C’è anche il discorso sui diritti sociali a garanzia del lavoro, tema rovente nei giorni delle polemiche sul Jobs Act voluto da Renzi. Ne parleranno il 28 Maurizio Landini, Umberto Romagnoli e Tito Boeri nel salone Gotico dalle 12. La partecipazione, e l’esclusione, cioè il «diritto alla città», rappresenta un problema per gli architetti, i territorialisti e gli urbanisti. Se ne parlerà venerdì 26 all’associazione Amici dell’Arte.
Al sesto anno della crisi, on il rafforzamento dei poteri verticali della finanza, sul tavolo c’è il problema del divorzio tra «democrazia e capitalismo». Per Rodotà è ormai accertata «una drammatica crisi di legittimità della democrazia». Una crisi che non può essere risolta ricorrendo «a una forma di semplificazione autoritaria della complessità». «È pericoloso, ma anche perdente» ribadisce. Un punto di vista esposto più volte commentando le riforme costituzionali volute dal governo Renzi.
Per riassicurare un equilibrio tra gubernaculum e iurisdictio, aggiunge, «bisogna recuperare una forte cultura costituzionale che dovrebbe nutrire una capacità di iniziativa politica capace di confrontarsi con le trasformazioni sociali in atto». Rodotà rivolge un coraggioso invito al pubblico del festival piacentino. Considerare il «rifiuto della delega», «il volersi esprimere in prima persona» come l’occasione per rilanciare una democrazia radicale (o «diretta»). «Ma senza contrapporre la democrazia diretta a quella rappresentativa» precisa. In sintesi, ecco spiegato il laboratorio teorico di Rodotà.
Oltre alle tavole rotonde, alle lezioni e ai dibattiti, l’edizione di quest’anno del Festival del diritto prevede il coinvolgimento di scuole e associazioni di volontariato. Annunciata la partecipazione del presidente del Senato Piero Grasso, del ministro dei Beni culturali Dario Franceschini e Giovanni Canzio, presidente della Corte d’Appello di Milano. Per le informazioni: www?.festi?val?di?ritto?.it.
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