Festival del diritto. L’autogoverno è possibile

Festival del diritto. L’autogoverno è possibile

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La set­tima edi­zione del Festi­val del diritto a Pia­cenza (da domani fino al 28) è fon­dato su due con­cetti ricor­renti nella rifles­sione poli­tica e giu­ri­dica del suo diret­tore scien­ti­fico, Ste­fano Rodotà: la par­te­ci­pa­zione e l’esclusione. Pro­mosso dal Comune di Pia­cenza, l’Università Cat­to­lica del Sacro Cuore, il Poli­tec­nico di Milano e la Fon­da­zione di Pia­cenza e Vige­vano, quest’anno il festi­val pro­pone anche una rifles­sione sull’autogoverno.
«Par­te­ci­pa­zione e auto­go­verno sono le pro­messe fon­da­men­tali della demo­cra­zia moderna», sostiene Rodotà. Pra­ti­che lon­tane da quella teo­ria della sovra­nità dove è l’Uno a deci­dere e a impar­tire il comando dall’alto. Uno dei tanti esempi è la gover­nance tec­no­cra­tica euro­pea che oggi pro­getta di attri­buire mag­giori poteri alle isti­tu­zioni Ue sulle finanze pub­bli­che o il mer­cato del lavoro. Non molto diverso è l’assetto dei poteri all’interno degli Stati. In Ita­lia sta matu­rando una riforma auto­ri­ta­ria del modello par­la­men­tare vigente, in dire­zione di una pre­si­den­zia­liz­za­zione del sistema. Un modello di governo che nega alla base l’autogoverno dei cit­ta­dini. Su que­sto punto la denun­cia di Rodotà è ferma: «Esi­stono dina­mi­che neoau­to­ri­ta­rie, o comun­que una note­vole dif­fi­denza, rispetto al dis­senso e alle istanze cri­ti­che dei cit­ta­dini». Quest’anno, assi­cura Rodotà, la rifles­sione ver­terà su un’altra tra­di­zione della moder­nità poli­tica: una sovra­nità oriz­zon­tale costruita dal basso con la par­te­ci­pa­zione. E pro­spetta un ordi­na­mento giu­ri­dico dove la deci­sione è il risul­tato della volontà dei con­so­ciati ed è in grado di rispon­dere ai loro biso­gni. Da que­sta tra­di­zione dell’autogoverno è nata la demo­cra­zia dei con­si­gli ope­rai, quella dei Soviet, e i ten­ta­tivi di rivo­lu­zione sociale più o meno riu­sciti nel corso del Nove­cento. Ancora oggi que­sta tra­di­zione nutre l’immaginario, e le pra­ti­che poli­ti­che, dei movi­menti sociali.
Rodotà pre­fe­ri­sce rileg­gere que­sta vicenda all’interno dello Stato costi­tu­zio­nale di diritto: «Oggi la demo­cra­zia è diven­tata una forma di legit­ti­ma­zione com­ples­siva dell’ordine ma non può ridursi a un momento elet­to­rale – sostiene – Essa si rin­nova attra­verso la garan­zia dei diritti sociali, il libero asso­cia­zio­ni­smo, la rior­ga­niz­za­zione degli appa­rati sta­tali secondo prin­cipi anti­au­to­ri­tari, la fio­ri­tura di nuovi diritti civili hanno allar­gato e arric­chito la nozione di cit­ta­di­nanza». È ciò che il giu­ri­sta defi­ni­sce «cit­ta­di­nanza attiva».
Que­sta impo­sta­zione carat­te­rizza anche i temi del festi­val. Nell’incontro Europa, lasciami entrare! pre­vi­sto sabato alle 15 all’Auditorium Sant’Ilario si par­lerà del diritto alla cit­ta­di­nanza dei migranti e la loro inclu­sione reale nel con­ti­nente della «For­tezza Europa». C’è anche il discorso sui diritti sociali a garan­zia del lavoro, tema rovente nei giorni delle pole­mi­che sul Jobs Act voluto da Renzi. Ne par­le­ranno il 28 Mau­ri­zio Lan­dini, Umberto Roma­gnoli e Tito Boeri nel salone Gotico dalle 12. La par­te­ci­pa­zione, e l’esclusione, cioè il «diritto alla città», rap­pre­senta un pro­blema per gli archi­tetti, i ter­ri­to­ria­li­sti e gli urba­ni­sti. Se ne par­lerà venerdì 26 all’associazione Amici dell’Arte.
Al sesto anno della crisi, on il raf­for­za­mento dei poteri ver­ti­cali della finanza, sul tavolo c’è il pro­blema del divor­zio tra «demo­cra­zia e capi­ta­li­smo». Per Rodotà è ormai accer­tata «una dram­ma­tica crisi di legit­ti­mità della demo­cra­zia». Una crisi che non può essere risolta ricor­rendo «a una forma di sem­pli­fi­ca­zione auto­ri­ta­ria della com­ples­sità». «È peri­co­loso, ma anche per­dente» riba­di­sce. Un punto di vista espo­sto più volte com­men­tando le riforme costi­tu­zio­nali volute dal governo Renzi.
Per rias­si­cu­rare un equi­li­brio tra guber­na­cu­lum e iuri­sdic­tio, aggiunge, «biso­gna recu­pe­rare una forte cul­tura costi­tu­zio­nale che dovrebbe nutrire una capa­cità di ini­zia­tiva poli­tica capace di con­fron­tarsi con le tra­sfor­ma­zioni sociali in atto». Rodotà rivolge un corag­gioso invito al pub­blico del festi­val pia­cen­tino. Con­si­de­rare il «rifiuto della delega», «il volersi espri­mere in prima per­sona» come l’occasione per rilan­ciare una demo­cra­zia radi­cale (o «diretta»). «Ma senza con­trap­porre la demo­cra­zia diretta a quella rap­pre­sen­ta­tiva» pre­cisa. In sin­tesi, ecco spie­gato il labo­ra­to­rio teo­rico di Rodotà.
Oltre alle tavole rotonde, alle lezioni e ai dibat­titi, l’edizione di quest’anno del Festi­val del diritto pre­vede il coin­vol­gi­mento di scuole e asso­cia­zioni di volon­ta­riato. Annun­ciata la par­te­ci­pa­zione del pre­si­dente del Senato Piero Grasso, del mini­stro dei Beni cul­tu­rali Dario Fran­ce­schini e Gio­vanni Can­zio, pre­si­dente della Corte d’Appello di Milano. Per le infor­ma­zioni: www?.festi?val?di?ritto?.it.



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