Cottarelli, missione finita sui tagli A ottobre il rientro al Fondo Monetario

by redazione | 9 Settembre 2014 10:00

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ROMA — Carlo Cottarelli riprenderà servizio al Fondo monetario internazionale a Washington, a ottobre. Su indicazione del governo italiano. Un incarico che lo riporterà peraltro molto probabilmente in Italia, sia pure non in pianta stabile. L’ultimo tassello che serviva per rendere concreto l’addio del commissario alla spending review (l’incarico assunto il 23 ottobre scorso dalle mani del premier Enrico Letta era triennale) è andato a posto. Chi si aspetta un addio col botto, di quelli teatrali che lasciano il segno, può dormire tranquillo. Carlo Cottarelli andrà via senza polemiche che possano gettare una luce negativa sul governo italiano, invocando, tra gli altri, motivi di natura familiare.
Così anche le sue ultime mosse come commissario sono, in maniera evidente, all’insegna di un’attiva collaborazione. Come la sua presenza ieri a Palazzo Chigi nella riunione preparatoria degli incontri sulla spending review, che saranno tenuti dal premier e dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan: una delle ultime presenze ufficiali di Cottarelli.
Del resto, chi volesse leggere tra le righe di tanta discrezione i segnali di quello che sta accadendo, potrebbe farlo, notando, ad esempio che ieri nella riunione cruciale sui tagli da 20 miliardi compariva per la prima volta Yoram Gutgeld, il consigliere economico del premier, che dovrebbe prendere il posto di Cottarelli nella nuova fase di attuazione dei tagli alla spesa.
Al ministero dell’Economia, dove ieri non confermavano ma non smentivano nemmeno l’addio dell’economista del Fondo monetario, si spiega che il suo operato sarà la base di partenza per tagli che poi però saranno frutto di «scelte politiche», come a rimarcare che il lavoro del commissario può considerarsi concluso e che da ora in poi la «logica sarà un’altra».
Si avvia così al termine, fissando concordemente con il governo il giorno più adatto per l’ufficializzazione, il lavoro del terzo commissario alla spesa, dopo Pietro Giarda e Enrico Bondi. Il 60enne cremonese, dal 1988 al Fmi, dopo una carriera in Bankitalia e all’Eni, con la passione per l’Inter, dopo una partenza all’insegna della comunicazione, una raffica d’interviste tra novembre e dicembre 2013, scelse, con l’avvento di Renzi premier, a febbraio, una linea più defilata. Dopo mesi di lavoro febbrile, si avvicinava il momento di affondare il bisturi nella «carne viva» della spesa pubblica. Il programma triennale, pubblicato sul sito personale, prevedeva per maggio «l’implementazione delle misure a livello legislativo, con effetti distributivi nel 2014 e nel corso del triennio successivo». Per centrare l’obiettivo, a marzo Cottarelli tentò l’allungo, presentando quel lavoro di ricognizione sulla spesa pubblica, suddivisa in 33 voci «tagliabili», che rappresenta oggi una pietra di paragone non aggirabile per chiunque voglia continuare la sua avventura. Tabelle ricche di dati da cui però il premier Renzi prese subito le distanze, respingendo, ad esempio, l’idea di tagli alle pensioni che Cottarelli aveva quantificato in 2,5 miliardi per il 2015, e relegando il lavoro del commissario a quello di «un tecnico che propone» rispetto al «politico che dispone».
Che l’aria con Renzi fosse cambiata, a Cottarelli è apparso dunque chiaro da subito. L’innegabile scontro, agli inizi di agosto, sullo sblocco dei pensionamenti degli insegnanti «quota 96», bollati dal commissario come «nuove spese» la cui «copertura sarà trovata attraverso future operazioni di revisione della spesa o, in assenza di queste, attraverso tagli lineari nelle spese ministeriali», ne è stato il culmine. Tuttavia Cottarelli ha continuato a lavorare, incontrando i numerosi gruppi che hanno prodotto un materiale che sarebbe a questo punto interessante conoscere. Di tutto questo invece il commissario ha scelto di comunicare ben poco. Lo ha fatto, ad esempio , convocando una conferenza stampa sui tagli alle partecipate locali il giorno dopo che l’articolato che avrebbe cominciato a darne attuazione era stato espunto dal decreto Sblocca-Italia, perché non omogeneo. Un modo per rivendicare il lavoro svolto, in qualsiasi modo venga utilizzato.
Antonella Baccaro

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