Coop. Digitale, povero e buongustaio. L’italiano in piena deflazione

by redazione | 4 Settembre 2014 12:47

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Per sapere se l’autobus è in arrivo con­sul­tiamo l’app, per andare ancora più lon­tano appro­fit­tiamo del car­sha­ring, per tro­vare un locale ci fac­ciamo aiu­tare dalla mappa col gps, per met­tersi d’accordo con gli amici guar­diamo l’email e Face­book, insomma lo smart­phone è sem­pre più cen­trale nella vita quo­ti­diana in quasi tutte le fasce d’età (e non solo tra i ragazzi in età 14–29 o gli sma­net­toni digitali).

In aggiunta il 46% degli ita­liani uti­lizza inter­net in mobi­lità per una media di 2 ore al giorno e sono col­le­gati in rete in totale per quasi 5 ore al giorno men­tre l’e-commerce è cre­sciuto del 20,4% solo nell’ultimo anno. Inter­net è la nuova piazza della spesa che sot­trae ter­reno ai negozi fisici, anche ai super­mer­cati e ai discount. Lo rac­conta il Rap­porto Coop 2014, redatto dall’Ufficio Studi di Ancc-Coop (Asso­cia­zione Nazio­nale Coo­pe­ra­tive di Con­su­ma­tori) con l’aiuto di Ricer­che e Niel­sen, pre­sen­tato ieri a Milano, che foto­grafa lo stato di salute dei con­sumi nel nostro Paese, oscil­lante tra reces­sione e defla­zione, con gran parte di ita­liani –il 77% ha un giu­di­zio pes­simo sulla qua­lità della vita attuale– obbli­gato a modi­fi­care il pro­prio stile di vita sia per la crisi eco­no­mica sia per le nuove oppor­tu­nità offerte dai media digi­tali.
Dal 2007 a oggi si sono vola­ti­liz­zati circa 15 punti di Pil ovvero 230 miliardi di euro, cia­scun ita­liano ha visto ridursi di 2700 euro a testa il red­dito dispo­ni­bile. Il sen­ti­mento gene­rale pre­do­mi­nante è la pre­ca­rietà, l’incertezza, la paura del domani, la cin­tura da stringere.

«Oggi regi­striamo una defla­zione gene­rale dei prezzi ali­men­tari del –0,7% ten­den­ziale a luglio, rispetto al 2013. Nei nostri prezzi è addi­rit­tura mag­giore di quella dichia­rata dall’Istat — ha dichia­rato Marco Pedroni, pre­si­dente Coop — la defla­zione è una brutta bestia e se non viene aggre­dita con forza e deter­mi­na­zione, può indurre le fami­glie a un’ulteriore ridu­zione degli acqui­sti. Gli 80 euro del governo Renzi rap­pre­sen­tano un fatto più che posi­tivo. Ora ci aspet­tiamo una poli­tica di soste­gno alle fasce più deboli, una ripresa delle libe­ra­liz­za­zioni e una poli­tica di soste­gno della nata­lità che non è solo un fatto sociale e civile ma economico».

Nel qua­dro gene­rale dise­gnato dall’indagine, i con­sumi restano gene­ral­mente al palo ma non si rinun­cia al cibo e alla tec­no­lo­gia, gli unici com­parti che ten­gono, testi­mo­niati anche dal dilu­vio di Master­chef, sho­w­coo­king, food­blog­ger e sem­plici ricette delle nonne –in tele­vi­sione o sulla rete– che mar­cano il ritorno a una cucina salu­ti­stica, etica, bio­lo­gica. All’acquisto di ali­menti e bevande gli ita­liani desti­nano oltre il 18% della spesa per con­sumi, quasi il 4% in più della media euro­pea. Fatta salva una con­tra­zione della spesa ali­men­tare che dura da 13 tri­me­stri con­se­cu­tivi, gli ita­liani amano il cibo, ne sono amba­scia­tori e magari sele­zio­nano i pro­dotti ma man­ten­gono alta l’attenzione sulla qua­lità. Occhio al por­ta­fo­glio e occhio alla pro­ve­nienza, per il 33% del cam­pione l’origine è più impor­tante del prezzo e della marca nella scelta dei pro­dotti da met­tere nel car­rello della spesa.

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