La Cisl di Bonanni. Una leadership al capolinea tra malumori, lettere anonime e la fine della concertazione

La Cisl di Bonanni. Una leadership al capolinea tra malumori, lettere anonime e la fine della concertazione

Loading

ROMA . La Cisl ha mollato Bonanni. Può essere paradossale in un’organizzazione governata per anni con pugno di ferro dal sindacalista abruzzese di Bomba, ma è successo. «Il mio tempo è finito», ha detto ieri il segretario uscente ai microfoni del Tg1. Ma che il suo tempo fosse finito glielo avevano detto, dopo anni di totale unanimismo, proprio i suoi. Nell’ultima riunione dell’Esecutivo nazionale, nelle riunioni territoriali, qua e là con tante contorsioni in sindacalese anche in qualche documento serpeggiava il dissenso. Bonanni, classe 1949, ne ha preso atto. E ha deciso di accelerare il ricambio, di passare il testimone nelle prossime settimane alla genovese, cinquantaseienne, Annamaria Furlan, prima donna candidata a guidare il sindacato d’ispirazione cattolica, il secondo per numero di iscritti dopo la Cgil. Tutto così, se non ci saranno incidenti di percorso. Perché ora nella Cisl non c’è più niente di scontato. Anche Bonanni sarebbe dovuto andarsene tra sei mesi, e invece ha lasciato prima.
È dall’inizio dell’anno che il malumore ha cominciato ad emergere nel sindacato di Via Po. E non v’è dubbio che pure l’arrivo di Matteo Renzi a Palazzo Chigi abbia contribuito alla perdita di leadership del segretario generale. Bonanni si è ritrovato più debole senza più l’arma della concertazione. Ha cercato in tutti i modi di “conquistare” un tavolo di confronto con il nuovo governo, ma è stato respinto con perdite. È stato costretto a giocare di rimessa: da una parte con l’esecutivo di Renzi, dall’altra con la Cgil di Susanna Camusso, se non addirittura la Fiom di Maurizio Landini impegnati in una partita politico- sindacale dalle diverse sfaccettature, comunque in grado ancora di mobilitarsi. L’immobilismo della Cisl bonanniana ha invece rimesso in discussione la sua linea. L’irrilevanza sulla scena politica è diventata incompatibile con una leadership che sempre ha scommesso su rapporti privilegiati con i governi, in particolare con quelli del centro-destra. E non è un caso che le prime voci del dissenso siano nate nelle aree più esposte nella crisi: le regioni del Nord, le categorie dell’industria, i pensionati. E la Sicilia. Il nocciolo duro dei bonanniani è rimasto quello costituito dalle categoria del pubblico impiego, area un tempo di tradizionale forte insediamento cislino ma nella quale oggi prevale la Cgil, sia negli iscritti sia nei voti per le Rsu.
Da oggi, dopo la formalizzazione da parte di Bonanni della sua decisione, bisognerà seguire le mosse di Gigi Bonfanti, segretario dei pensionati, medico, sindacalista di lungo corso. Da lui sono arrivare anche le poche critiche alla linea Bonanni. Si muove con il pacchetto pesante di voti dei pensionati. E si dovrà seguire pure Gigi Petteni, segretario della Lombardia (780 mila iscritti) capace di coalizzare il malessere delle categorie dell’industria che con il processo di riorganizzazione voluto proprio da Bonanni sono destinate inevitabilmente a contare di più rispetto al centro burocratico di Roma. Da questi movimenti potrebbe emergere l’alternativa alla Furlan, soprattutto tra i quarantenni che scalpitano e ora vedono un’opportunità da poter sfruttare.
Che la stagione di Bonanni volgesse al termine si è capito nelle ultime settimane quando hanno ricominciato a girare nei corridoi vecchi veleni, dossier e lettere anonime. Al leader si sono fatti i conti in tasca. Sono sembrati troppi i 4.800 euro netti di pensione (circa 7 mila lordi) maturati nel retributivo poco prima che entrasse in vigore la riforma Fornero. Le accuse di essersi aumentato lo stipendio per aumentare l’importo dell’assegno sono state respinte facendo notare che gli anni di contributi sono 47. Ma quando i corvi volano lasciano il segno.



Related Articles

“È una manovra da psichiatri” il governo si spacca su Tremonti

Loading

Crosetto attacca: vuole farci cadere. Il Pd: sono implosi. Il sottosegretario: l’unico ministero che non ha subito tagli alla spesa corrente è il suo. Il premier: politica di prudenza e rigore, subito la delega sul Fisco e riforma in 18 mesi 

Legge di Bilancio. Aumenti a statali e insegnanti: rischio «beffa» sugli 80 euro

Loading

Legge di Bilancio. Non ci sono ancora le risorse per garantirli a chi avrà il rinnovo contrattuale. La Fiom Cgil chiede lo sciopero generale

“Abbiamo 110 anni e tanti giovani con noi, i vecchi sono gli altri”

Loading

Intervista a Maurizio Landini, segretario generale Fiom-Cgil «Su Pomigliano abbiamo visto giusto, colpisce che il governo e la politica non vedano la realtà . E non è vero che seguiamo solo le vie dei tribunali». Storia e cronaca, cronaca   e storia. L’anniversario   dei 110 anni di vita   per la Fiom cade in contemporanea   con le notizie   sulla cassa integrazione a   Noia e Pomigliano e alla vigilia   del processo di Torino intentato   proprio dal sindacato di Landini   contro la’Fiat per il trasferimento   di impresa «mascherato» nella   stessa Pomigliano. Una specie   di circolo che si chiude fra la nascita   del sindacato dei metalmeccanici   e l’attualità  targata Marchionne.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment