by redazione | 12 Settembre 2014 12:49
Uccisa ai piedi delle Dolomiti da un fucile lanciasiringhe. Era il bersaglio della telenarcosi con cui concludere un mese di caccia fra boschi e monti del Trentino. È morta così, l’altra notte, a meno di 20 anni, l’orsa Danica (Daniza): nome slavo sinonimo di Venere, stella del mattino.
Era arrivata nel 2000 dalla Slovenia con il progetto europeo «Life Ursus». Ma a Ferragosto, insieme ai suoi due cuccioli, aveva aggredito un cercatore di funghi nella foresta vicino a Pinzolo. Così è diventata pericolosa tanto da mobilitare la Provincia autonoma. Destino intrappolato dalla paura umana. E fuga senza speranza. Come per M13, la sigla che identificava un altro orso trentino. Nel febbraio 2013 è stato abbattuto nel cantone svizzero dei Grigioni. Risale, invece, al 12 giugno 2008 un’analoga «mancata cattura»: un’orsa di due anni e 90 chili annegata nel lago di Molveno, dopo esser stata colpita dalla freccia narcotizzante.
Anche per Daniza il cerchio si è chiuso implacabile. Una settimana fa, aveva ucciso pecore a Caderzone Terme: sulle scale anche le impronte dei due cuccioli. La replica a Bocenago con una capra e l’avvistamento il giorno successivo. E nella notte fra lunedì e martedì si è ripresentata a pochi chilometri da Spiazzo, nella stalla di Luciano Pellizzari che si è specchiato negli occhi di Daniza. È stato facile circoscrivere la «battuta di caccia» intorno alla Val di Borzago. Fino all’epilogo protocollato dai veterinari con 10 milligrammi di Zoletil per ogni chilo dell’animale, da abbinare all’agonista adrenergico (medetomidina – xilazina). Un colpo di siringa a distanza, fucilata anestetica, proiettile farmacologico.
In teoria, Daniza avrebbe dovuto addormentarsi ed essere catturata dalla squadra d’emergenza. Ma, forse, questa sedazione non è così sicura ed efficace. Potrebbe anche innescare effetti collaterali come la «depressione» degli organi vitali. Nel rispetto delle procedure, Daniza non si è più risvegliata. Uno dei cuccioli, invece, è stato catturato e poi liberato con il «marchiatore» all’orecchio.
Alle 9.43 il tweet di Luca Petermaier, giovane capocronista del quotidiano Trentino, conferma la notizia e innesca la reazione a catena nel web, mentre in serata il Pantheon dà voce alla manifestazione promossa a Roma. Pessima pubblicità per l’oasi turistica trentina che aveva già dovuto scontare il parapiglia del 23 agosto, a Pinzolo, fra animalisti e residenti.
Ed è finito spalle al muro anche Ugo Rossi, presidente della Provincia già provato dal tragico incidente stradale a bordo dell’auto blu. Il «caso Daniza» resterà a lungo sotto i riflettori al di là del comunicato ufficiale che recita: «Dopo quasi un mese di monitoraggio intensivo, la scorsa notte si sono create le condizioni per intervenire. L’intervento della squadra di cattura ha consentito di addormentare l’orsa che, tuttavia, non è sopravvissuta.
Dell’episodio sono stati informati il Ministero dell’Ambiente, l’Ispra e l’autorità giudiziaria. Già in giornata l’animale sarà sottoposto ad analisi autoptica». E l’Ispettorato generale del Corpo Forestale dello Stato ha subito supportato l’attività investigativa del reparto locale.
Ma la morte di Daniza non commuove solo bambini, amanti degli animali e naturalisti. È un brutto campanello d’allarme nella gestione del progetto europeo e dei circa 50 orsi che oggi popolano il Trentino. Chiama in causa i veterinari, gli esperti dell’Associazione Teriologica Italiana e le altre autorità scientifiche: le linee-guida della telenarcosi hanno bisogno di essere riviste, aggiustate, rimodulate? Infine, al di là della propaganda, riaffiora la questione tutta politica dell’autonomia che in Trentino si traduce troppo spesso in un bolo di lobby fuori controllo e conflitti d’interesse…
Le reazioni fioccano a raffica. Il ministro dell’Ambiente Galletti si aspetta una relazione dettagliata dalla procura di Trento: «La morte di un esemplare di orso è sempre una sconfitta, a prescindere dalla responsabilità. Fermi restando i chiarimenti da acquisire, mi preme la sorte dei due cuccioli, uno dei quali non è ancora munito di radiocollare. Vanno seguiti e protetti per garantirne il costante benessere e consentirgli di diventare adulti». E si preoccupa già dell’intera colonia di plantigradi sparsa anche in Veneto, Lombardia e Friuli.
Donatella Bianchi, presidente di Wwf Italia, scandisce: «È inaccettabile quanto accaduto. Dimostra l’incapacità di gestire una sana e legittima relazione tra la presenza dei grandi carnivori e le attività umane. Vanno accertate con puntualità le responsabilità individuali e amministrative». E Angelo Bonelli, co-portavoce dei Verdi, attacca il ministero dell’Ambiente e aggiunge: «La Procura deve aprire un’inchiesta penale».
L’Ente nazionale protezione animali, invece, parla di «clima di terrore» contro mamma orsa e punta l’indice sulla Provincia, gli amministratori locali e la politica trentina. Chiede le dimissioni del ministro Galletti e garantisce: «Chi a vario titolo è coinvolto nell’animalicidio di Daniza stia sicuro di non dormire sonni tranquilli: questo è il punto di partenza».
La stella dell’orsa Daniza non smetterà di brillare, non solo in Trentino.
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