Catturata e uccisa l’orsa Daniza

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Uccisa ai piedi delle Dolo­miti da un fucile lan­cia­si­rin­ghe. Era il ber­sa­glio della tele­nar­cosi con cui con­clu­dere un mese di cac­cia fra boschi e monti del Tren­tino. È morta così, l’altra notte, a meno di 20 anni, l’orsa Danica (Daniza): nome slavo sino­nimo di Venere, stella del mattino.

Era arri­vata nel 2000 dalla Slo­ve­nia con il pro­getto euro­peo «Life Ursus». Ma a Fer­ra­go­sto, insieme ai suoi due cuc­cioli, aveva aggre­dito un cer­ca­tore di fun­ghi nella fore­sta vicino a Pin­zolo. Così è diven­tata peri­co­losa tanto da mobi­li­tare la Pro­vin­cia auto­noma. Destino intrap­po­lato dalla paura umana. E fuga senza spe­ranza. Come per M13, la sigla che iden­ti­fi­cava un altro orso tren­tino. Nel feb­braio 2013 è stato abbat­tuto nel can­tone sviz­zero dei Gri­gioni. Risale, invece, al 12 giu­gno 2008 un’analoga «man­cata cat­tura»: un’orsa di due anni e 90 chili anne­gata nel lago di Mol­veno, dopo esser stata col­pita dalla frec­cia narcotizzante.

Anche per Daniza il cer­chio si è chiuso impla­ca­bile. Una set­ti­mana fa, aveva ucciso pecore a Cader­zone Terme: sulle scale anche le impronte dei due cuc­cioli. La replica a Boce­nago con una capra e l’avvistamento il giorno suc­ces­sivo. E nella notte fra lunedì e mar­tedì si è ripre­sen­tata a pochi chi­lo­me­tri da Spiazzo, nella stalla di Luciano Pel­liz­zari che si è spec­chiato negli occhi di Daniza. È stato facile cir­co­scri­vere la «bat­tuta di cac­cia» intorno alla Val di Bor­zago. Fino all’epilogo pro­to­col­lato dai vete­ri­nari con 10 mil­li­grammi di Zole­til per ogni chilo dell’animale, da abbi­nare all’agonista adre­ner­gico (mede­to­mi­dina – xila­zina). Un colpo di siringa a distanza, fuci­lata ane­ste­tica, pro­iet­tile farmacologico.

In teo­ria, Daniza avrebbe dovuto addor­men­tarsi ed essere cat­tu­rata dalla squa­dra d’emergenza. Ma, forse, que­sta seda­zione non è così sicura ed effi­cace. Potrebbe anche inne­scare effetti col­la­te­rali come la «depres­sione» degli organi vitali. Nel rispetto delle pro­ce­dure, Daniza non si è più risve­gliata. Uno dei cuc­cioli, invece, è stato cat­tu­rato e poi libe­rato con il «mar­chia­tore» all’orecchio.

Alle 9.43 il tweet di Luca Peter­ma­ier, gio­vane capo­cro­ni­sta del quo­ti­diano Tren­tino, con­ferma la noti­zia e inne­sca la rea­zione a catena nel web, men­tre in serata il Pan­theon dà voce alla mani­fe­sta­zione pro­mossa a Roma. Pes­sima pub­bli­cità per l’oasi turi­stica tren­tina che aveva già dovuto scon­tare il para­pi­glia del 23 ago­sto, a Pin­zolo, fra ani­ma­li­sti e residenti.

Ed è finito spalle al muro anche Ugo Rossi, pre­si­dente della Pro­vin­cia già pro­vato dal tra­gico inci­dente stra­dale a bordo dell’auto blu. Il «caso Daniza» resterà a lungo sotto i riflet­tori al di là del comu­ni­cato uffi­ciale che recita: «Dopo quasi un mese di moni­to­rag­gio inten­sivo, la scorsa notte si sono create le con­di­zioni per inter­ve­nire. L’intervento della squa­dra di cat­tura ha con­sen­tito di addor­men­tare l’orsa che, tut­ta­via, non è sopravvissuta.

Dell’episodio sono stati infor­mati il Mini­stero dell’Ambiente, l’Ispra e l’autorità giu­di­zia­ria. Già in gior­nata l’animale sarà sot­to­po­sto ad ana­lisi autop­tica». E l’Ispettorato gene­rale del Corpo Fore­stale dello Stato ha subito sup­por­tato l’attività inve­sti­ga­tiva del reparto locale.

Ma la morte di Daniza non com­muove solo bam­bini, amanti degli ani­mali e natu­ra­li­sti. È un brutto cam­pa­nello d’allarme nella gestione del pro­getto euro­peo e dei circa 50 orsi che oggi popo­lano il Tren­tino. Chiama in causa i vete­ri­nari, gli esperti dell’Associazione Terio­lo­gica Ita­liana e le altre auto­rità scien­ti­fi­che: le linee-guida della tele­nar­cosi hanno biso­gno di essere rivi­ste, aggiu­state, rimo­du­late? Infine, al di là della pro­pa­ganda, riaf­fiora la que­stione tutta poli­tica dell’autonomia che in Tren­tino si tra­duce troppo spesso in un bolo di lobby fuori con­trollo e con­flitti d’interesse…

Le rea­zioni fioc­cano a raf­fica. Il mini­stro dell’Ambiente Gal­letti si aspetta una rela­zione det­ta­gliata dalla pro­cura di Trento: «La morte di un esem­plare di orso è sem­pre una scon­fitta, a pre­scin­dere dalla respon­sa­bi­lità. Fermi restando i chia­ri­menti da acqui­sire, mi preme la sorte dei due cuc­cioli, uno dei quali non è ancora munito di radio­col­lare. Vanno seguiti e pro­tetti per garan­tirne il costante benes­sere e con­sen­tir­gli di diven­tare adulti». E si pre­oc­cupa già dell’intera colo­nia di plan­ti­gradi sparsa anche in Veneto, Lom­bar­dia e Friuli.

Dona­tella Bian­chi, pre­si­dente di Wwf Ita­lia, scan­di­sce: «È inac­cet­ta­bile quanto acca­duto. Dimo­stra l’incapacità di gestire una sana e legit­tima rela­zione tra la pre­senza dei grandi car­ni­vori e le atti­vità umane. Vanno accer­tate con pun­tua­lità le respon­sa­bi­lità indi­vi­duali e ammi­ni­stra­tive». E Angelo Bonelli, co-portavoce dei Verdi, attacca il mini­stero dell’Ambiente e aggiunge: «La Pro­cura deve aprire un’inchiesta penale».

L’Ente nazio­nale pro­te­zione ani­mali, invece, parla di «clima di ter­rore» con­tro mamma orsa e punta l’indice sulla Pro­vin­cia, gli ammi­ni­stra­tori locali e la poli­tica tren­tina. Chiede le dimis­sioni del mini­stro Gal­letti e garan­ti­sce: «Chi a vario titolo è coin­volto nell’animalicidio di Daniza stia sicuro di non dor­mire sonni tran­quilli: que­sto è il punto di partenza».

La stella dell’orsa Daniza non smet­terà di bril­lare, non solo in Trentino.



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