“Il bullismo di Londra non spaventa la Scozia vincerà l’indipendenza e saremo più ricchi”

“Il bullismo di Londra non spaventa la Scozia vincerà l’indipendenza e saremo più ricchi”

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LONDRA. HA TUTTI contro: i tre partiti di Westminster, la City, le banche, l’industria del petrolio, il big business, il Financial Times e l’Economist, ora anche la regina. Ma Alex Salmond, 59enne primo ministro del governo autonomo scozzese e leader del partito indipendentista, come un novello Braveheart non sembra affatto intimorito. Al contrario appare fiducioso di vincere lui la grande sfida di giovedì: «Le intimidazioni e il bullismo di Londra non serviranno a niente», assicura in un incontro con la stampa straniera. «La Scozia ha davanti a sé un’opportunità storica e non se la farà sfuggire».
Non condivide i rischi per l’economia della Scozia in caso di indipendenza?
«La campagna per il no è in un declino terminale, perciò ricorre alla carota e al bastone, da un lato a promesse dell’ultima ora di grande autonomia e dall’altro a minacce di ritorsioni e disastri economici. Ma gli scozzesi capiscono bene che il referendum è un’opportunità storica di costruire un paese più prospero. Abbiamo un pil pro capite più alto di Francia, Giappone e Gran Bretagna. E nessuno può governare la Scozia meglio degli scozzesi».
Non ha paura di ritrovarsi senza la sterlina e di dover stampare una nuova moneta?
«Gli scozzesi vogliono un’unione monetaria con l’Inghilterra. Sentono che Londra bleffa quando dice che ciò non è possibile. Dopo il referendum ogni contenzioso verrà risolto attraverso un civile negoziato fra le due parti. Per spaventarci Downing street ha perfino fornito informazioni riservate alla Bbc su piani della Royal Bank of Scotland di lasciare la Scozia. Sono tutti d’accordo nel cercare di metterci paura. Ma otterranno il risultato opposto ».
Tuttavia lei come reagirebbe se le banche scozzesi si trasferissero davvero a Londra?
«Le tasse sulle corporation non dipendono da dove ha la sede il quartier generale. Non ci sarebbero conseguenze per il nostro erario e neppure per i posti di lavoro».
C’è il rischio che la Scozia venga esclusa dall’Unione Europea?
«Non credo proprio, perché la Scozia, pur avendo appena l’1 per cento della popolazione europea, ha il 60 per cento delle riserve di petrolio e di gas d’Europa. Dubito che la Ue vorrebbe fare a meno di noi».
Ma la Spagna potrebbe mettere il veto al vostro ingresso nella Ue per scoraggiare la Catalogna dal seguire l’esempio scozzese.
«C’è differenza tra un referendum riconosciuto dal governo centrale, come è il nostro, e uno che non lo è (come quello in programma in Catalogna, ndr) ».
Le piacerebbe avere ricevuto maggiore sostegno all’indipendenza dai leader e governi stranieri?
«Sappiamo che Downing street ha chiesto a praticamente tutti i governi della terra di schierarsi per il no all’indipendenza. Ma ben pochi lo hanno fatto. Per me questo è già un segnale positivo verso le legittime aspirazioni di noi scozzesi».
I giornali parlano di una fuga di capitali e investimenti dalla Scozia: non significa che l’indipendenza è un pericolo?
«Vorrei ricordare che da tre anni Londra afferma che ci sarà un calo di investimenti in Scozia a causa delle ansie sulla nostra possibile indipendenza. E invece abbiamo avuto tre anni di investimenti a livello record».
Una Scozia indipendente appoggerebbe la campagna di Obama contro lo Stato Islamico?
«Gli scozzesi non sono più pacifici degli inglesi. La differenza è che noi rispettiamo le leggi internazionali, diversamente da quanto è avvenuto quando il parlamento di Westminster ha sostenuto la guerra illegale in Iraq».
Ci sarebbero frontiere, controlli e restrizioni fra una Scozia indipendente e il resto del Regno Unito?
«Penso che formeremo una zona di libero traffico fra i due paesi».
Perderà la faccia se alla fine vincono i no all’indipendenza?
«Sarà Downing street a perdere la faccia. A Londra si dice già che questo referendum ricorda quando re Giorgio III perse l’America. Ma la Scozia non è una lontana colonia. E’ un’orgogliosa nazione che crede al proprio destino».
Ma ci sono davvero così tante differenze tra scozzesi e inglesi?
«Questo referendum non è una questione di identità etnica, bensì di democrazia. Come diceva Adam Smith, nessuna nazione può essere contenta se una parte considerevole della sua gente vive in stato di penuria e questa è la condizione in cui vivono molti scozzesi a causa di una politica britannica che privilegia i ricchi e tassa i poveri. Sono 300 anni che la Scozia aspetta di ridiventare uno stato sovrano. E ci riuscirà».



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