Siamo tutti palestinesi. O siamo tutti responsabili?

by redazione | 3 Agosto 2014 17:21

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L’articolo di Luciana Castel­lina (il mani­fe­sto, 30/7/2014) ci ha inter­pel­lati tutti, soprat­tutto noi che abbiamo fatto della soli­da­rietà con il popolo pale­sti­nese, soprat­tutto con Time for peace (1990), il tas­sello più impor­tante della nostra mili­tanza paci­fi­sta. La nostra impo­tenza di fronte a quello che suc­cede a Gaza è lace­rante. Anch’io non voglio par­lare di cosa suc­cede, e come potrei? Io sono a Roma men­tre loro – bam­bini, donne e uomini – muo­iono sotto le bombe israeliane.

Noi diciamo che «siamo tutti pale­sti­nesi», ma la realtà è ben diversa. Sono stati mai con­tati i morti pale­sti­nesi dal ’48 in poi? Sap­piamo esat­ta­mente il numero dei pro­fu­ghi? Abbiamo i dati sulle distru­zioni pro­vo­cate da Israele? Sap­piamo che a Gaza non c’è più acqua, elet­tri­cità, medi­cine… Non c’è più la pos­si­bi­lità di vivere. La puni­zione col­let­tiva con­tro un popolo è una vio­la­zione delle con­ven­zioni inter­na­zio­nali, ma quante riso­lu­zioni ha vio­lato Israele eppure, a dif­fe­renza di quanto avviene rispetto all’Ucraina, nes­suno ha mai pen­sato di imporre san­zioni a Israele. Non solo non si è mai pen­sato a san­zioni ma si con­ti­nua a espor­tare armi, tec­no­lo­gia e ad aiu­tare un governo che sta “ster­mi­nando” un popolo. So di usare un ter­mine pesante, ma che cos’è l’attacco alla popo­la­zione di Gaza rin­chiusa in una stri­scia di terra sovrap­po­po­lata senza via d’uscita? C’è forse un altro ter­mine per indi­care que­sta eli­mi­na­zione fisica di un popolo?

L’Europa tace, l’Italia anche, ma can­dida Fede­rica Moghe­rini a gui­dare la poli­tica estera euro­pea. Sap­piamo che l’Europa non ha bril­lato per la poli­tica estera, anzi, ma è lecito chie­dere alla can­di­data a tale inca­rico che cosa intende fare.

C’è un altro pas­sag­gio dell’articolo di Luciana Castel­lina che mi ha fatto riflet­tere, per la verità è da tempo che su que­sto punto mi inter­rogo. Non ho tra­vi­sato le sue parole, non avevo dubbi, Luciana non può con­di­vi­dere le scelte di Hamas. Quello che mi sono chie­sta è se, come lei dice, essendo vis­suta nei campi pro­fu­ghi si diventa o si può diven­tare ter­ro­ri­sti. Fino a qual­che tempo fa avrei con­di­viso la sua con­clu­sione, è pos­si­bile. Oggi non lo credo più. Per­ché il ter­ro­ri­smo isla­mico ha fatto del mar­ti­rio la pro­pria fede, è la carta che con­vince molti gio­vani ad immo­larsi non in nome della Pale­stina libera ma di dio, di allah. Il fana­ti­smo reli­gioso induce molti gio­vani a sacri­fi­carsi in azioni senza spe­ranza: a pre­va­lere è la cul­tura della morte non quella della vita che ha ispi­rato decenni di lotta dei mili­tanti pale­sti­nesi. Tanto è vero che la mag­gior parte dei kami­kaze non arriva dai campi pro­fu­ghi, non sono indotti al sacri­fi­cio dalla dispe­ra­zione ma dalla loro ideologia.

Non credo che nell’epoca in cui viviamo i con­flitti si pos­sano risol­vere mili­tar­mente, eppure il ter­ro­ri­smo è l’unica arma che può sfi­dare anche l’esercito più potente, quello israe­liano o quello ame­ri­cano. Para­dos­sal­mente Israele che ha soste­nuto la nascita di Hamas e gli Usa che hanno finan­ziato e adde­strato bin Laden sono diven­tati ostag­gio dei mostri che hanno creato.

La par­tita che si sta gio­cando in Medio­riente ormai coin­volge tutti i paesi arabi, non pro o con­tro i pale­sti­nesi che sono sem­pre stati solo una carta da gio­care in campo inter­na­zio­nale, ma per difen­dere i pro­pri inte­ressi e le pro­prie stra­te­gie. Altri­menti come si potrebbe spie­gare la chiu­sura del pas­sag­gio di Rafah da parte del pre­si­dente al Sisi? A che cosa por­terà que­sta logica che ignora i diritti dei palestinesi?

La comu­nità inter­na­zio­nale, i governi cosid­detti demo­cra­tici, i par­titi di sini­stra, i paci­fi­sti tutti sono respon­sa­bili di quanto sta avve­nendo. Se ora chiu­diamo gli occhi di fronte ai mas­sa­cri di Israele, ancora per i sensi di colpa rispetto all’Olocausto, la spi­rale della vio­lenza non si fer­merà mai. Sarà un vor­tice che con­ti­nuerà a travolgerci.

Che fare? Si deve man­dare una forza di inter­po­si­zione, se Israele non vuole si può schie­rare in ter­ri­to­rio – quel poco che è rima­sto – pale­sti­nese. Come è stato fatto in Libano. Se la comu­nità inter­na­zio­nale si assume le sue respon­sa­bi­lità è pos­si­bile. La cosa migliore sarebbe una inter­po­si­zione da parte dei corpi civili di pace, ma sic­come non sono ancora stati for­mati – spe­riamo lo siano pre­sto – va bene anche un corpo di poli­zia inter­na­zio­nale, pur­ché si metta fine a que­sto massacro.

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