Status di rifugiato comunitario per arginare i rientri
ROMA — Gli ultimi, 22 siriani, volevano andare in Germania. Sono stati fermati lunedì scorso, a bordo del treno che stava passando la frontiera con l’Austria, e rispediti al Brennero. La solidarietà europea nei confronti dei migranti che chiedono asilo si ferma alla dogana. Farli soccorrere dall’Italia viene percepito come obbligo etico, accoglierli in altri Paesi no. Forti del regolamento di Dublino del 2003, che obbliga l’immigrato a rimanere nel Paese di primo ingresso in area Schengen, i nostri vicini oltreconfine rispediscono in Italia, sempre più numerosi, i clandestini sfuggiti all’identificazione.
Dati precisi di questa «ondata di ritorno» al Viminale non ne hanno ancora. Le richieste formali attualmente in esame, che si richiamano al regolamento di Dublino vengono dall’Austria e riguardano 45 immigrati. Ma sono molte altre quelle che, in via informale annunciano, o minacciano, azioni per rinviare in Italia immigrati, in maggioranza eritrei, ma anche afghani, sudanesi, e, appunto, siriani, sfuggiti ai nostri controlli e finiti in altri Paesi Ue.
«Sono diverse centinaia», quantificano al Viminale, dove si respinge l’accusa fatta alle nostre forze di polizia di allargare appositamente le maglie dei controlli per far fuggire altrove i richiedenti asilo. Semmai, si spiega, sono loro che per potersi recare in altri Paesi, dove magari già vive la loro famiglia, si sottraggono, a volte anche fisicamente, all’identificazione che non può essere imposta con la forza.
Che fare? Una soluzione c’è. E il Viminale la porrà con forza a novembre al vertice sull’immigrazione, durante il semestre della nostra presidenza Ue. Ad anticiparla al Corriere è il capo del dipartimento per l’immigrazione, Mario Morcone: il mutuo riconoscimento. «Il documento che concede lo status di rifugiato deve poter valere in tutta l’area Schengen. È questo il nostro obiettivo», spiega il prefetto. Ed evidenzia: «Se si lavora tanto per costruire un’Europa dell’Asilo, al punto che è stato istituito un ufficio ad hoc a Malta, e se si discute di standard comuni delle procedure da far adottare a tutti gli Stati membri, allora anche l’obiettivo non può che essere unico per tutti: il documento di asilo deve essere riconosciuto da tutti i 28 Paesi dell’Unione». Come i cittadini europei e come le merci, i rifugiati potrebbero così cambiare la destinazione finale del loro sbarco. Senza doversi nascondere in un camion, come i 20 immigrati sorpresi ieri a Ilminster, nel Sud dell’Inghilterra. O peggio appiattirsi in un’intercapedine di un traghetto, aggrapparsi sotto il vano di un tir, intrufolarsi in un container o appendersi al semiasse di un pullman turistico. Modi con i quali sono più frequentemente morti gli immigrati diretti nei Paesi del Nord.
L’ipotesi del mutuo riconoscimento, in piena polemica su Frontex e sui fondi europei, apre un capitolo del tutto nuovo, destinato a mettere in luce tutte le contraddizioni dei nostri partner, soprattutto di Olanda, Norvegia, Inghilterra e paesi baltici, che stanno subendo solo ora l’impatto della più grande ondata di immigrati degli ultimi tempi giunta in Italia. Dopo aver speso parole generose affinché salvassimo i disperati dei barconi (da luglio dello scorso anno ne abbiamo recuperati in mare oltre 70.300), ora che i rifugiati bussano alle loro porte, gli altri Paesi europei si scoprono misuratissimi nel concedere loro l’asilo. Conducono investigazioni per capire dove sono sbarcati e li rispediscono nel nostro Paese.
Ma secondo il Dipartimento immigrazione sono oltre 103 mila quelli arrivati sul nostro territorio (tra mare e terra) solo dal primo gennaio ad oggi. Almeno cinque volte di più di quelli giunti lo scorso anno nell’analogo periodo. E il doppio di quelli accolti nel corso della primavera araba che incendiò il Mediterraneo.
Secondo i dati forniti dal ministro dell’Interno Angelino Alfano a Ferragosto, sono oltre 53 mila gli immigrati presenti nelle nostre strutture di accoglienza. Nell’ultimo anno abbiamo dato asilo a 24.435 richiedenti, a fronte delle 35.424 domande presentate. Un numero che sale a ritmo vertiginoso. Nei weekend degli ultimi due mesi al ritmo di 3-4 mila. Nella sola giornata di ieri a Salerno ne sono giunti 703, ripescati nel canale di Sicilia e altri 50 in Calabria. «Sull’accoglienza agli immigrati stiamo dando una lezione a tutta l’Europa — rimarca il capo del Dipartimento immigrazione — con l’instabilità politica dei Paesi che ci circondano, dalla Libia alla Siria, ai Paesi del corno d’Africa, al Mediterraneo, stiamo accogliendo un numero altissimo di persone. Ma non si può gettare tutto sulle nostre spalle. L’Italia chiede condivisione. E più che maggiori risorse dall’Europa vogliamo una distribuzione più equa dei rifugiati. Ciascuno faccia la sua parte».
Virginia Piccolillo
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