Scuola, svolta sui precari subito l’assunzione per 100 mila professori
LA SORPRESA di Renzi sulla scuola è grande: centomila precari assunti subito. Vuol dire in cattedra il prossimo anno, primo settembre 2015. Centomila nuovi insegnanti a tempo indeterminato, alle elementari, medie, e superiori. Il ministro Giannini, anticipando le linee guida al Meeting di Cl, aveva raccontato solo la prima parte della verità.
LA VERITÀ più dolorosa: «Dobbiamo eliminare le supplenze, agente patogeno del sistema scolastico, batterio da estirpare». Ma non aveva aggiunto, spiegando meglio una frase ansiogena per seicentomila precari in attesa, come li avrebbe sostituiti: «Non voglio rovinare la sorpresa al premier», si era giustificata. La sorpresa, l’altra mezza verità che sarà annunciata venerdì in Consiglio dei ministri, è questa: con il miliardo e mezzo di euro fin qui trovato per la scuola (aggiornamento alle ore 22 di ieri) il ministero dell’Istruzione prenderà centomila tra precari delle Gae (le Graduatorie a esaurimento che oggi ospitano 155 mila aspiranti insegnanti) e vincitori dell’ultimo concorsone rimasti ancora fuori dall’insegnamento (altri novemila) e li porterà in cattedra, a ruolo, definitivamente. Centomila, fonti sindacali, sono stati i tagli di posti da docenti tra il 2009 e il 2011. Centomila (e forse qualcuno in più) saranno quelli che — superata l’emergenza spending review — il governo Renzi restituirà.
Il premier, che ieri sera ha diretto una lunga riunione a Palazzo Chigi con la delegazione scuola del Pd (il sottosegretario all’Istruzione Roberto Reggi, il responsabile welfare Davide Faraone, i parlamentari delle commissioni Cultura di Camera e Senato, i due capigruppo), ha spiegato ai suoi che vorrebbe andare oltre, arrivare a centoventimila assunti iniziando così a prosciugare davvero quel bacino di precarietà e frustrazione (622 mila neolaureati, abilitati dalle Siss e dai Tfa, tutti aspiranti maestri e prof) che oggi mina alla base lo spirito della scuola e la sua continuità didattica.
L’ufficio di gabinetto del Miur e il Dipartimento per l’istruzione lavorano a questo piano dall’inizio di marzo, con il governo appena insediato. I contabili di viale Trastevere hanno segnalato al ministro Giannini, al sottosegretario Reggi — e i dossier sono stati passati rapidamente al premier — che oggi pagare centomila supplenze l’anno da settembre a giugno costa quasi quanto pagare centomila “stabilizzati”, ovvero assunti. La differenza sta nei due stipendi di luglio e agosto che i primi, licenziati ogni fine stagione (giugno), non prendono. Soltanto per le supplenze brevi, quelle che non preventivate si aprono nel corso di una stagione scolastica (riguardano trentamila docenti l’anno), il Miur nella scorsa stagione ha speso 680 milioni. Poi ci sono 46 mila supplenze fisse e 6 mila insegnanti di sostegno (si occupano degli studenti disabili) a loro volta supplenti. Imprevisti compresi, fanno centomila supplenti, «gli agenti patogeni», ogni anno su 690 mila insegnanti in organico. Ex agenti patogeni, dal primo settembre 2015. Il nocciolo della riforma che sarà annunciata venerdì prossimo, prima in Consiglio dei ministri, poi al paese, è questo.
In queste ultime 48 ore si cercano le risorse per annunciare un piano organico di assunzioni che nei prossimi tre-quattro anni porti la scuola a una continuità perduta. Nel 2012 e nel 2013 la legge Fornero ha ridotto gli insegnanti pensionati a 12 mila l’anno, già quest’anno si tornerà a quota 15 mila per poi salire fortemente dal 2015 in avanti. Tra il 2017 e il 2022 il 40 per cento della classe docente andrà in pensione e dovrà essere sostituita: le nuove immissioni in ruolo torneranno a essere (dice il piano del governo, sperando di essere assistito dalla fuoriuscita definitiva dalla crisi economica) 40-50 mila l’anno. Già il prossimo concorsone 2015 prevederà questi posti a ruolo, il doppio di quello indetto con il ministro Profumo nel 2012. Con questi ritmi le graduatorie a esaurimento saranno svuotate in due anni, per quelle d’istituto (470 mila persone, divise in tre fasce) servirà almeno un quinquennio.
Già nella prossima stagione scolastica gli insegnanti di sostegno saliranno da 67 mila a 90 mila per gestire le supplenze necessarie (ma decisamente più limitate) e partirà l’organico di rete funzionale: oggi si parla, invece, di un organico di fatto e uno di diritto che non coincidono mai. L’organico di rete farà gestire i docenti a una rete di scuole, dai tre agli otto istituti, che garantirà gli insegnanti in cattedra e le sostituzioni necessarie.
A novembre, dopo un dibattito di un paio di mesi sulle linee guida del governo Renzi sulla scuola, potrà partire una nuova fase di rinnovo contrattuale e in quella sede il ministro Giannini dovrà indicare le risorse con cui intende coprire i premi ai docenti che accetteranno volontariamente un percorso di carriera (esperti, senior, coordinatori, specializzati in lingue e informatica).
Sulle prime anticipazioni del ministro Giannini, quelle di lunedì a Rimini (contrazione degli scatti, premi a chi dà disponibilità oraria, finanziamenti dai privati, detassazione delle scuole paritarie, inglese e informatica dalle elementari, più storia dell’arte e musica) la maggioranza della scuola italiana si è schierata contro. La Cgil scuola ha parlato di «un vecchio progetto Aprea», alludendo al piano di Forza Italia, l’Unicobas ha già annunciato proteste per venerdì prossimo e sciopero il primo giorno di scuola (il 17 settembre). Anche gli studenti hanno promesso mobilitazione il 10 ottobre contro «queste idee vicine agli ultimi governi Berlusconi». Su tutto il dibattito e gli annunci pesa, comunque, lo spettro di una condanna (a ottobre) del governo italiano da parte della Corte di giustizia europea rispetto all’utilizzo dei docenti precari.
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