Russi in battaglia in Ucraina L’Occidente evoca sanzioni

Russi in battaglia in Ucraina L’Occidente evoca sanzioni

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MOSCA — Oramai ci sono ben pochi dubbi, dopo le tante testimonianze e le foto satellitari diffuse dalla Nato. Quelle che hanno assalito e conquistato la città di Novoazovsk dopo un violento lancio di razzi, sono due colonne militari russe entrate in Ucraina. Una forza di invasione («incursione», ha detto la Nato) di almeno mille uomini organizzata e diretta dal Cremlino, secondo il governo di Kiev e l’Alleanza Atlantica. Semplici volontari che non hanno nulla a che fare con l’esercito russo, secondo Mosca. O addirittura «soldati regolari, tre o quattromila, che però sono venuti ad aiutarci durante le loro ferie», stando alla fantasiosa spiegazione fornita da uno dei comandanti degli indipendentisti.

Nel momento in cui erano in maggiore difficoltà, questi hanno ricevuto sostanziali aiuti e ora sono al contrattacco, con la concreta possibilità di strappare al nemico una striscia di costa sul Mar d’Azov che unirebbe la Crimea al territorio della Federazione Russa. E la cosa, naturalmente, suscita grande preoccupazione in tutto il mondo. Il presidente ucraino Petro Poroshenko ha rinunciato a un viaggio in Turchia e ha invitato i suoi connazionali a non farsi prendere dal panico. A nome dell’Unione Europea, Matteo Renzi ha chiamato Vladimir Putin: «Con riferimento alle gravissime notizie odierne di ingresso di truppe russe in Ucraina, il presidente Renzi ha ribadito come si tratti di una escalation intollerabile e le cui conseguenze sarebbero gravissime», si legge in un comunicato. Il premier britannico Cameron già parla di nuove sanzioni, così come la cancelliera Merkel: «Il prossimo Consiglio europeo si dovrà di nuovo occupare dell’Ucraina, avevamo detto che ulteriori escalation avrebbero naturalmente provocato ulteriori sanzioni». Molto duro Obama: «L’incursione russa in Ucraina — ha detto il presidente Usa — porterà solo nuovi costi e conseguenze negative per la Russia». La portavoce del Dipartimento di Stato Jennifer Psaki ha spiegato che Washington ha «strumenti e sanzioni che possiamo certamente decidere di attuare», mentre il governo ucraino si è rivolto alla Ue con la richiesta di aiuti immediati per far fronte a quella che potrebbe rivelarsi una invasione in pieno stile, visto che alla frontiera ci sono almeno altri 20 mila uomini appoggiati da armamenti pesanti, secondo quanto afferma la Nato. Ieri la Borsa di Mosca ha accusato il colpo, così come il rublo.
Da giorni la città di Novoazovsk è sotto attacco. Secondo un portavoce ucraino, due colonne provviste di tank, blindati per trasporto truppa e con copertura di mezzi antiaerei, sono entrate dai punti di frontiera di Veselo-Voznesenka e di Maksimovo, nella regione di Rostov sul Don dove da settimane varie divisioni russe si trovano per «esercitazioni». Dopo aver sopraffatto la debole resistenza delle guardie di frontiera ucraine, le colonne sono avanzate verso la città, impadronendosene. L’esercito regolare si sta fortificando a Mariupol, il porto che si trova più a ovest, sulla strada che porta alla Crimea. Non è ancora del tutto chiaro se l’attacco in questa regione serva solo ad alleggerire la pressione sulle due città di Donetsk e di Luhansk che erano state quasi circondate dalle truppe regolari. L’altra ipotesi, assai più inquietante per l’Ucraina, è quella del tentativo di unire le regioni controllate dai separatisti con la Crimea. A quel punto si potrebbe ipotizzare la volontà di annettere alla Russia l’intera Ucraina sudorientale. Si tratta di quella regione chiamata dai separatisti Novarossiya e che non molto tempo fa il presidente russo ha detto non avere nulla a che fare con l’Ucraina: «Gli fu data negli anni Venti dal governo bolscevico e Dio solo sa perché».
Al di là delle smentite del Cremlino, la conferma del fatto che truppe russe si trovino in Ucraina e stiano combattendo da tempo viene anche da centinaia di parenti di soldati russi e da membri del consiglio presidenziale russo per i diritti umani. L’ipotesi poi che i militari possano essere andati a combattere prendendo le ferie è veramente risibile se si pensa a come funzionano le cose in Russia. Peraltro questi vacanzieri, che «hanno preferito ritrovarsi a fianco dei loro fratelli, anziché andare in spiaggia» (come ha sostenuto il leader indipendentista Alexander Zakharchenko), non sono arrivati a mani vuote. Partendo per le ferie avrebbero ottenuto di potersi portare dietro carri armati, missili Grad, radar, blindati, armi leggere e munizioni di tutti i tipi. Cosa assai difficile da credere.
Fabrizio Dragosei


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