Rigore, crolla il governo Valls
Terremoto devastante sulla presidenza Hollande, causato dallo scontro frontale sulla politica economica e sulla scelta del rigore da parte del presidente. In risposta agli attacchi dell’ormai ex ministro dell’economia, Arnaud Montebourg, all’inizio della mattinata Hollande ha dimesso il governo e riaffidato a Manuel Valls il compito di formare un nuovo esecutivo, “un governo di coerenza con gli orientamenti politici” scelti all’Eliseo. Risposta dura e violenta qualche ora dopo, a metà pomeriggio, di Arnaud Montebourg, che ha ripreso “la sua libertà” imitando Cincinnato, e accusato presidente e primo ministro di “affondare l’economia francese” con la scelta del rigore, di fronte alla crisi “senza precedenti dopo quella del ’29, la più grave, distruttrice e lunga” a cui si sta rispondendo con misure “inefficaci e ingiuste”, che aggravano la situazione invece di risolverla, “aggravano i deficit invece di ridurli”, infliggendo “sofferenze inutili alla popolazione europea”. Per Montebourg esiste “un’altra strada” in Europa e in Francia, “il mondo intero” ce lo chiede. Montebourg ha affermato di aver insistito in tutti i modi con Hollande e Valls perché cambiassero politica. “Non sono riuscito a convincere”, ha concluso, ma i “fatti economici sono testardi” e segnalano crescita al palo e disoccupazione in crescita. Il terremoto francese è una brutta notizia anche per l’Italia, che perde la speranza di avere una sponda francese per far pressioni su Bruxelles per rendere meno rigida l’applicazione del Fiscal Compact. La Germania, bersaglio di Montebourg (con la Bce e la Commissione), con cui invece Hollande vuole evitare ad ogni costo lo scontro, ha commentato le dimissioni del governo Valls: “non cambia per nulla la priorità del governo tedesco, non c’è contraddizione tra consolidamento e crescita”.
Oggi Valls dovrebbe presentare il nuovo governo. C’è l’ipotesi di un’apertura al centro e anche dell’entrata, ma solo a titolo personale senza l’appoggio del partito, di ministri Verdi. Con Montebourg dovrebbe uscire dal governo anche Benoît Hamon, finora ministro dell’Educazione nazionale, anche se ufficialmente smentisce a una settimana dall’apertura dell’anno scolastico. Fuori sicuramente la responsabile della Cultura, Aurélie Filippetti, che ha inviato ieri una lettera a Hollande e Valls dove afferma di aver scelto “la lealtà” alle proprie convinzioni rispetto alla “solidarietà” governativa, finora rispettata. Potrebbe uscire anche la radicale Christiane Taubira, che ha dato il suo nome alla legge sul matrimonio gay, molto critica nei confronti della politica di austerità.
La crisi politica è precipitata nel fine settimana. Le divergenze covavano da tempo, ma un’intervista di Montebourg a Le Monde di domenica 24 agosto, contro “la riduzione dogmatica dei deficit”, con invito ad “alzare il tono” contro le scelte di Angela Merkel, ha fatto esplodere il governo Valls dopo soli 147 giorni di vita. Montebourg aveva risposto a un’intervista di Hollande, sempre su Le Monde (giovedi’ 21 agosto), dove il presidente aveva ribadito di voler “accelerare le riforme”. La divergenza riguarda la scelta di Hollande a favore della supply side economics, per dare all’economia francese maggiore competitività diminuendo il costo del lavoro (40 miliardi di sgravi concessi alle imprese) e per un’austerità di 50 miliardi di tagli alla spesa pubblica. “O io o lui” ha reagito Valls di fronte a Hollande. Per Valls, Montebourg aveva “oltrepassato la linea gialla”. La sinistra perde pezzi e il prossimo governo Valls potrebbe avere difficoltà ad avere una maggioranza stabile all’Assemblea (mentre perderà quasi sicuramente quella al Senato con il rinnovamento parziale di settembre). Ormai, più di 100 deputati socialisti si stanno organizzando per creare una forza propositiva e alternativa. Il nuovo governo sarà accolto da nuovi dati disastrosi sulla disoccupazione in aumento, che verranno pubblicati domani.
Hollande ieri nel giorno dei 70 anni della Liberazione di Parigi era nell’isola di Seins, medaglia d’oro alla Resistenza. Non ha reagito, a parte una frasetta sibillina: “io diro’ nulla, io agisco”. Un sindaco bretone, leader della rivolta dei Berretti rossi benché proveniente dalle fila socialiste, ha ricordato che esiste un proverbio bretone sull’isola di Seins più o meno simile al nostro “vedi Napoli e poi muori”: un avvertimento alla presidenza Hollande, che oscilla pericolosamente. La destra ha attaccato: “crisi di regime”, richiesta di elezioni anticipate anche da parte del Fronte nazionale, crisi che “illustra la confusione in cui si trova il presidente della Repubblica” per l’ex primo ministro François Fillon. Di “crisi di regime” ha parlato anche Eric Coquerel del Front de gauche, secondo il quale Hollande non ha più “legittimità popolare” dopo due sconfitte elettorali (europee e municipali), insistendo in una politica economica fallimentare.
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