Putin: «Gli ucraini come i nazisti Mi sembra l’assedio di Leningrado»
Dichiarazioni giunte durante una giornata che ha visto salire notevolmente la tensione su tutti i fronti; da quello effettivo nell’Ucraina Orientale, a quello diplomatico. I ribelli filorussi, equipaggiati e con forze fresche, sono all’offensiva e le truppe governative si preparano a fronteggiare un’ulteriore avanzata verso la città di Mariupol, sul Mar d’Azov. Un distaccamento dell’esercito circondato da diversi giorni è in gravi difficoltà e, dopo un appello di Putin, gli insorti hanno accettato di aprire un corridoio umanitario per evitare un inutile spargimento di sangue, ma solo a condizione che i soldati abbandonino le armi.
Il governo ucraino aveva sperato di risolvere la questione sul terreno, puntando addirittura a liberare le due roccaforti dei miliziani, Donetsk e Luhansk per il giorno dell’indipendenza, festeggiato una settimana fa. L’esercito aveva ricevuto l’ordine di avanzare e, nonostante i continui dinieghi, di bombardare le posizioni ribelli, anche all’interno dei centri abitati. Così Putin ieri è arrivato a paragonare la strategia degli ucraini a quella dei nazisti che invasero l’Urss nel 1941. «Piccoli villaggi e grandi città circondate dall’esercito ucraino che colpisce direttamente aree residenziali. Tutto questo mi ricorda tristemente gli eventi della Seconda Guerra mondiale». Addirittura il lungo assedio di Leningrado, bombardata e affamata per novecento giorni.
Kiev, di fronte alla difficilissima situazione in cui si trova ora, chiede un appoggio militare alla Nato; non uomini ma armamenti e tecnologia. E a più lunga scadenza si rivolge all’Alleanza per diventarne un membro effettivo. Ma qui torniamo al monito iniziale di Putin, visto che uno dei fondamenti della Nato è proprio la difesa di tutti i suoi membri. Morire per Kiev? A Bruxelles nessuno ne vuole sentire parlare veramente, anche se alcuni paesi, come la Polonia, dicono che le sanzioni verso Mosca sono troppo poco e che occorrerebbe fare di più. Già, ma cosa?
Ieri a Milano ne hanno parlato i ministri degli esteri dell’UE che, assieme a Washington che lo ha detto apertamente, potrebbero a breve varare nuove misure nei confronti della Russia, naturalmente misure economiche. La Polonia, per la verità, ieri ha anche giocato la carta dello sgarbo (o della provocazione, se vogliamo) nei confronti della Russia. All’aereo del ministro della difesa Shojgu è stato negato il sorvolo dello spazio aereo nazionale perché il velivolo si era identificato come militare e non civile. Fatto stigmatizzato duramente da Mosca: «Una volgare violazione delle norme e dell’etica della condotta fra gli Stati».
La Russia ha anche sostenuto che le immagini Nato che mostrano colonne che entrano in Ucraina non provano nulla. Le ha paragonate a quelle prese da videogiochi e diffuse in precedenza su media ucraini. Ma le testimonianze su quello che accade sono oramai tantissime. Ci sono i parenti dei soldati russi feriti o uccisi; c’è il racconto di giornalisti che hanno visto colonne russe tornare a casa con segni evidenti di combattimenti e senza insegne.
La questione di cosa fare con la Russia è assai delicata perché come si è visto fino ad oggi, la guerra delle sanzioni rischia di fare assai male anche all’Europa. L’estate, tra l’altro, sta terminando e tra breve si porrà il problema del gas russo. Una guerra economica a tutto campo potrebbe anche portare a una sospensione delle forniture che nessuno dice di volere ma che potrebbe essere attuata «per fatalità». Le trattative tra Mosca e Kiev sul prezzo del metano sono arenate, dopo che l’Ucraina ha rifiutato l’offerta di una riduzione di cento dollari per mille metri cubi. Anche con la nuova tranche di finanziamenti dal Fondo Monetario (1,4 miliardi di dollari) Kiev non può farcela. E allora, quando farà freddo, se Gazprom taglierà il suo gas, si attaccherà a quello europeo. Come altre volte in passato, il Generale Inverno sarà il naturale alleato della Russia.
Fabrizio Dragosei
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