Padoan: «Ripresa più forte nel 2015 tagli alla spesa o meno detrazioni»

by redazione | 8 Agosto 2014 16:44

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ROMA — La ripresa è rinviata al 2015, ma il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, secondo il quale «è prematuro giudicare la validità» dell’azione di governo, ritiene che ci siano spazi sufficienti nel bilancio pubblico per evitare una manovra di correzione dei conti. «Oltre alle misure di revisione della spesa già introdotte nel 2014, ulteriori margini di miglioramento, di efficienza e di risparmio sono possibili ed il Governo sta già attuando provvedimenti in questa direzione», ha detto ieri Padoan ascoltato dalla Camera sulla spending review, proprio mentre il Commissario Carlo Cottarelli consegnava al governo il rapporto sulla razionalizzazione delle municipalizzate, dalla quale, a regime, potranno arrivare tre miliardi di euro.
Cottarelli ieri ha smentito le voci sulle sue imminenti dimissioni («Adesso io lavoro, ci sono cose importanti da fare» ha detto), ma se come ricorda Padoan «le decisioni sui tagli e la riallocazione delle risorse sono compito del governo», il lavoro che attende il Commissario «che dovrà fornire opzioni e indicazioni» è cruciale: sul piano dei tagli è fondata tutta la strategia del governo per garantire l’equilibrio dei conti e il pareggio di bilancio a medio termine, messo a rischio dalla mancata crescita dell’economia. Per il 2014, dalle misure già decise nei mesi scorsi sono attesi 3,5 miliardi (che potrebbero salire anche con la riduzione dell’illuminazione pubblica, con un possibile risparmio di 2 miliardi l’anno), nel 2015 ne servono 11 aggiuntivi, e poi ancora altri 17 nel 2016. Risorse che in gran parte vanno individuate subito.
Se i tagli non salteranno fuori entro la fine dell’anno, dal prossimo gennaio scatterebbe infatti la clausola di salvaguardia che prevede una riduzione di agevolazioni e detrazioni fiscali per 3 miliardi nel 2015, 7 nel 2016 e 10 miliardi nel 2017. E, come gli altri affidati a Cottarelli, dovranno essere tagli “intelligenti” perché le sforbiciate lineari (cui il governo è ricorso nella legge di Stabilità di quest’anno, nel decreto di gennaio e anche per quello appena approvato sulla P.A.) «offrono copertura ma non sono coerenti, anzi complicano – ha detto Padoan – la revisione della spesa».
Il prossimo passaggio della spending review riguarderà gli enti locali, con la messa a punto dei costi standard, i parametri di efficienza, l’accorpamento delle centrali d’acquisto. Per Comuni, Province e Regioni, intanto, scatta la stretta sulle partecipate, che da oltre 8 mila saranno ridotte a un migliaio. Per sfoltire la giungla Cottarelli ha proposto la definizione di alcune attività «tipiche» delle municipalizzate e delle società che svolgono servizi locali, con forti disincentivi al mantenimento delle attività non ordinarie e il mantenimento di partecipazioni indirette. Per ridurre il loro numero, da 7.726 ad un migliaio, tuttavia, non si seguirà solo il criterio della profittabilità. «Se nei servizi a rete la partecipazione pubblica è fisiologica» ha detto ieri Cottarelli, sollecitando aggregazioni nel settore idrico e della gestione dei rifiuti, ma anche un aumento dei biglietti per il trasporto pubblico locale, «ci sono cose che il pubblico non dovrebbe fare, come produrre formaggi» (tra le partecipate degli enti locali ci sono 18 aziende lattiero casearie e pure un prosciuttificio). Saranno tagliate le cosiddette «scatole vuote», ridotti i consiglieri d’amministrazione (37 mila cariche che costano 460 milioni l’anno), imposti tetti agli stipendi dei dirigenti apicali, e si ragionerà anche sulle micro-partecipazioni, dove l’insieme dei soggetti pubblici sono presenti con il 5-10% del capitale delle società di servizio.
Mario Sensini

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