L’Onu: strage di migranti, aiutate Roma Oggi il vertice Ue, ma Berlino frena

L’Onu: strage di migranti, aiutate Roma Oggi il vertice Ue, ma Berlino frena

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ROMA — Poco meno di 1.900 morti dall’inizio dell’anno, 1.600 negli ultimi 3 mesi. Cresce il macabro ritmo delle stragi del mare: da inizio anno 8 al giorno, da fine maggio più di 17.
Lo ha reso noto ieri l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), mentre a Roma si discuteva di chi debba farsi carico dei sopravvissuti recuperati in mare. Una riunione tecnica di preparazione della resa dei conti che si terrà oggi a Bruxelles tra l’Italia e il resto d’Europa.
Alla vigilia del faccia a faccia con il commissario per gli affari interni dell’Unione Europea, Cecilia Malmström, ieri, il ministro dell’Interno Angelino Alfano è stato ricevuto al Quirinale per illustrare le «proposte sul crescente flusso migratorio verso l’Europa». E ne ha ricevuto il «vivo apprezzamento» del capo dello Stato, Giorgio Napolitano.
Sul vertice di oggi peseranno, altri due segnali importanti arrivati ieri. L’appello dell’Onu a non lasciare sola l’Italia: «Non si può lasciare a un solo Paese il compito di far fronte al massiccio flusso di migranti» ha detto il portavoce, Stephane Dujarric. E il «no» del governo tedesco alla richiesta italiana di rendere gli sbarchi una questione europea e non solo nostra: «In base al Trattato di Dublino su chi deve occuparsi di chi fa richiesta di asilo politico, la responsabilità è in questo momento e in questo caso solo dell’Italia in termini di verifica, controllo e protezione dei migranti», ha sottolineato ieri Harald Neymanns, portavoce del ministero dell’Interno di Berlino.
La giornata più lunga del ministro Alfano si apre così. Dopo l’escalation di proteste e di richieste vibrate all’Europa, inclusa la minaccia della la sospensione della missione di soccorso Mare Nostrum, il ministro dell’Ncd, nella trattativa di oggi gioca una partita delicata con le spalle coperte dal placet del Colle.
Per questo nella riunione Frontex, a porte chiuse, ieri si sono esplorate tutte le vie possibili per un’intesa. Incluso l’arretramento delle frontiere di intervento e i pattugliamenti misti, da realizzare almeno con i Paesi più collaborativi, come la Francia. Prove tecniche di un accordo che sarà politico, ma che ora potrà essere raggiunto alla luce di tutte le «criticità» delle varie soluzioni.
Quella politica, contenuta nell’ipotesi di dare il via a pattugliamenti misti. Invisa non solo alla Germania, ma anche all’Olanda e ai paesi del Nord Europa, oltre alla Gran Bretagna, giacché la gran parte dei rifugiati, attratti dal welfare funzionante e dai ricongiungimenti familiari, è diretta proprio lì. Ma la task force multinazionale, magari a guida italiana, composta da varie navi europee, auspicata dal capo di Stato maggiore della Marina, Giuseppe De Giorgi, potrebbe esser condivisa con i Paesi europei che sono meno ostili all’idea. Prima fra tutte la Francia. Non a caso oggi il ministro Alfano incontrerà anche il ministro dell’Interno francese, strategico per costruire il consenso attorno alle nostre proposte.
L’alternativa sulla quale i Paesi Ue discutono è quella di un arretramento della linea di intervento, attualmente di fronte alle coste di Tripoli. Troppo vicina, secondo alcuni partner europei, che ci accusano di aver aumentato, involontariamente, il flusso dei clandestini convinti di essere subito ripescati dalle nostre navi. Allontanarsi dalle coste sarebbe, a loro giudizio, dissuasivo. A sconsigliarlo sarebbe però l’aumento delle vittime. Solo da venerdì a domenica si sono contati tre naufragi. E ieri mentre si discuteva di «Frontex plus» sono finiti in cella frigorifera le ultime 24 salme. Inclusa quella di un neonato.
Virginia Piccolillo


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