Londra, identificato «Jihadi John» il boia che ha decapitato Foley

by redazione | 24 Agosto 2014 16:29

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LONDRA — Sanno chi è. Il killer che ha decapitato il giornalista americano James Foley adesso ha un nome. L’uomo è stato identificato dai servizi britannici. Lo scrive il Sunday Times. La notizia anticipata, ieri sera, con un twitter del giornale: «MI5 E MI6 (l’intelligence di Londra ndr)hanno identificato il combattente britannico sospettato di aver ucciso James Foley. Lo hanno confermato fonti di alto livello del governo». Secondo il domenicale, inoltre, i jihadisti sarebbero anche pronti a colpire il Regno Unito. Che le indagini avessero preso la piega giusta si era capito da qualche giorno. Il cerchio intorno al sospetto si era «significativamente» ristretto, come riportava ieri il Times . La polizia era già pronta a far scattare retate e a perquisire le abitazioni di persone sospette per riuscire ad arrestare il boia dell’Isis.
Un’azione su larga scala che vede impegnati oltre agli uomini dei servizi anche quelli dei Sas, il corpo speciale dell’esercito. Si era ristretta a tre nomi dei possibili killer di Foley. Un trafficante di droga, un rapper e un medico. Tutti e tre londinesi. Il primo, Aine Davis, si era arruolato nell’Isis ed era andato a combattere in Siria. Anche il medico, Shajul Islam, 28 anni, ha fatto parte dei miliziani jihadisti. Ci sono molti dettagli del terzo sospetto, il rapper. Quello che, secondo indiscrezioni, potrebbe proprio essere «Jihadi John». La Bbc lo conosceva coi suoi nomi d’arte preferiti, che erano o «L.Jinny» o per esteso «Lyricist Jinny». Il primo canale radiofonico lo considerava un rapper di talento e fino al 2013 rilanciava di tanto in tanto le note di quel ventitreenne aspirante musicista di successo, venuto dall’Egitto che era un bambino.
Poi, però, «Lyricist Jinny» è diventato «Il soldato di Allah», «Abu Kalashnikov» e, dopo ancora, «Terrorist». Abdel Mayed Abdel Bary ha una capacità di camuffamento straordinaria: si sceglieva pseudonimi prima, quando si esibiva nell’ovest londinese, e si sceglie pseudonimi tuttora, da jihadista della «brigata migranti» dell’Isis. Lo stesso Abdel via Twitter, ha rivelato che gli agenti del controspionaggio inglese si sono presentati per perquisire e ribaltare la casa di sua mamma e della sua famiglia nella zona di Maida Vale, nel centro della capitale. Lo ha saputo e ha scritto: «Questi infedeli del MI5 hanno portato via mia mamma e la mia famiglia e hanno messo a soqquadro la mia casa. Ma loro non hanno nulla a che fare con tutto ciò, non sanno dove sono. Io non vivo a casa da anni».
Intanto il Foreign Office, smentendo la politica degli ultimi due anni, ha ripreso i contatti con il regime siriano. In base al principio «il nemico del mio nemico non è mio amico», il ministro degli Esteri Philip Hammond ha parlato al telefono con il presidente Assad per cercare una strategia comune contro l’Isis. I segnali di allarme potevano essere valutati meglio prima. Ora si tenta di correre ai ripari, con il premier Cameron che è tornato in Cornovaglia a rilassarsi con la tavola del surf.
Di certo il rapper Bary non era uno sconosciuto. Se non altro per via del padre. Non che le colpe dei padri debbano ricadere sui figli ma se un padre, nel caso Adel Abdel (53 anni) viene arrestato a Londra per terrorismo ed estradato negli Usa dove rischia l’ergastolo, e se uno dei suoi sei figli, il «Lyricist Jinny», si distingue agli occhi sempre presenti dell’intelligence per la frequentazione di uno dei predicatori più radicali, Anjem Choudary, che si muove nelle moschee londinesi, forse il polso della situazione lo avevano già.
«L.Jinny» suonava, cantava e caricava in rete video con messaggi assai chiari. Il primo luglio del 2013 annunciava di voltare le spalle alla musica «per amore di Allah». E poco dopo, su Twitter, ricompariva senza il berrettino e le camicie da rapper ma con il mitra e l’omaggio al «Leone Osama Bin Laden». Era partito per la Siria e per l’Iraq.
Fabio Cavalera

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