I contratti di un giorno? Sono più di 330 mila
Potremmo ri-battezzarla «l’economia del quotidiano». La tendenza è assolutamente preponderante nei servizi (logistica e commercio), ma investe anche l’edilizia. Laddove la subfornitura la fa da padrona e le imprese appaltano esternamente lavori di piccolo cabotaggio per gestire con la massima flessibilità temporanei spostamenti della domanda. Così l’esito – contabilizzato ieri dalla Cgil e sbandierato dal suo segretario Susanna Camusso in un tweet polemico nei confronti del governo – è che nel primo trimestre 2014 sono stati avviati 331.666 contratti di un giorno. Sì, di 24 ore. Più correttamente di otto, visti gli ovvi limiti temporali previsti nella contrattazione collettiva.
Il numero è contenuto nelle comunicazioni obbligatorie trimestrali del ministero del Lavoro e secondo Serena Sorrentino – segretario confederale Cgil e autrice del dossier – sarebbero la cartina di tornasole di una progressiva “temporalizzazione” dei contratti di lavoro. La rilevazione, secondo il sindacato di Corso d’Italia, sarebbe ancor più interessante perché precede l’entrata in vigore del decreto Poletti accusato dalla Cgil di provocare un’ulteriore precarizzazione dei nuovi avviamenti data l’estensione ai 36 mesi del contratto a termine a-casuale con un numero massimo di cinque rinnovi. Nell’ipotesi accusatoria manca la controprova: cioè il dato relativo al secondo trimestre dell’anno visto che il decreto (poi convertito) è in vigore da metà marzo. Eppure – dice Sorrentino – la mole di contratti di un giorno non potrà che salire data l’impossibilità di trasformare in tempo indeterminato quelli a termine eccedenti il 20%. Colpisce ancora il dato sull’apprendistato: solo il 2% delle nuove assunzioni nonostante la fiscalità di vantaggio.
Fabio Savelli
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