Greta e Vanessa in mano all’Isis Il governo: impegno e riserbo

by redazione | 22 Agosto 2014 16:26

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ROMA — Dopo l’orrore per la morte di James Foley, decapitato dai miliziani del Califfato, l’Italia adesso teme per la sorte di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo. È stato il quotidiano inglese Guardian , nell’edizione online della notte tra mercoledì e giovedì, ad annunciare, pur senza citarne i nomi, che «due donne italiane, una danese e una giapponese catturate alla periferia di Aleppo di recente», con certezza, sono nelle mani degli uomini dell’Isis. E che, dopo essere state portate via, sarebbero state trasferite a Raqqa, roccaforte degli uomini vestiti di nero, nel Nord della Siria. Alla Farnesina si lavora «con grande impegno e riservatezza» sul caso — rassicurazioni in questo senso sono state date dal sottosegretario Benedetto Della Vedova ai parlamentari lombardi Lara Comi (FI) e Gianfranco Librandi (Sc) — vista anche la complicata situazione sul terreno.

Sulla crisi umanitaria, causata dall’avanzata jihadista che sta devastando l’Iraq, è anche intervenuto nuovamente papa Francesco, che ieri in una telefonata ha espresso le proprie condoglianze a John e Diane Foley, i genitori di James. Il giornalista ucciso, cattolico, aveva frequentato la Marquette University gestita dai gesuiti a Milwaukee, in Wisconsin.
L’Iraq deve trovare una soluzione, bisogna porre fine alle «brutali sofferenze» che stanno sopportando i cristiani e le altre minoranze, ha inoltre scritto il Pontefice al presidente Fuad Masum, in una lettera in arabo consegnata personalmente dal cardinale Fernando Filoni, suo inviato speciale nel Paese, che appena rientrato da Bagdad, è stato ricevuto dallo stesso Bergoglio.
La notizia che le due rapite italiane possano essere nelle mani dell’Isis ha creato un clima di attesa, altalenante, tra ansia e speranza, in casa dei genitori delle ragazze, poiché, almeno, è stato rotto il silenzio totale sulla loro sorte che durava da ventidue giorni. Da una parte infatti ci sono l’orrore e la paura suscitati dalle immagini della decapitazione del reporter americano, dall’altra c’è quanto ha scritto — qualche giorno fa, ma è stato reso noto solo ieri — il quotidiano panarabo al Quds al Arabi , pubblicato a Londra, secondo cui le due ragazze stanno bene e forse potrebbero essere liberate presto. La fonte citata dal giornale è identificata come «un membro della sicurezza di Ahrar ash Sham». Stando sempre alla stessa fonte, uno dei rapitori «è stato arrestato vicino alla cittadina di Sarmada, al confine con la Turchia» e il gruppo Ahrar ash Sham «ha scoperto che negoziava con le autorità italiane con contatti telefonici per ottenere un riscatto».
Parole che hanno alimentato la fiducia della famiglia della volontaria di Brembate (Bergamo). «Sono contento della notizia», ha spiegato il papà di Vanessa, Salvatore Marzullo, anche se ha chiesto: «Come possiamo sapere se è davvero la verità? In base a cosa hanno scritto questa informazione?». La tragica morte di Foley, ha detto, «è una cosa che lascia senza parole. È molto triste. Noi comunque — ha insistito — siamo ottimisti perché mia figlia è una persona buona e sarà ricambiata. Speriamo di riabbracciarla al più presto». Ha poi ricordato di averla sentita per l’ultima volta lo scorso 31 luglio. «Il giorno dopo l’hanno rapita. Quella sera al telefono aveva la voce felice. Era contenta del suo progetto e decisa a portarlo avanti». Per lei «aiutare il prossimo è la cosa più bella e prima di partire era entusiasta di poterlo fare».
M.Antonietta Calabrò

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