La gauche è in frantumi, “Viva la sinistra”

by redazione | 26 Agosto 2014 11:54

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Due anni e mezzo dopo l’elezione di Fra­nçois Hol­lande all’Eliseo — secondo pre­si­dente socia­li­sta della V Repub­blica dopo Mit­ter­rand — la sini­stra fran­cese è fram­men­tata e con­fusa, abbat­tuta dalle due scon­fitte elet­to­rali della scorsa pri­ma­vera (euro­pee e muni­ci­pali). Al cen­tro della crisi poli­tica c’è la con­te­sta­zione della poli­tica di auste­rità. Non solo il Par­tito socia­li­sta, ma anche i Verdi sono in preda a una spac­ca­tura, che potrebbe mani­fe­starsi con l’entrata nel secondo governo Valls di mini­stri eco­lo­gi­sti, ma “solo in nome pro­prio” e non del par­tito, ha pre­ci­sato ieri la dire­zione di Europa Ecologia-I Verdi. La prima fronda è stata quella del Front de Gau­che: Hol­lande è stato eletto anche gra­zie ai voti di parte dell’elettorato che al primo turno delle pre­si­den­ziali aveva votato per Jean-Luc Mélen­chon, ma la delu­sione e la sfida sono arri­vate pre­stis­simo. Il Fdg non è mai entrato nei governi della pre­si­denza Hol­lande, ma parte della coa­li­zione — il Pcf — ha ancora stretto alleanze elet­to­rali con il Ps alle muni­ci­pali della pri­ma­vera scorsa, cau­sando una pro­fonda spac­ca­tura con il par­tito di Mélen­chon, lea­der poli­tico che la set­ti­mana scorsa si è dimesso dalle cari­che diret­tive. La prima fronda interna ha ger­mo­gliato nel Ps ed è venuta alla luce con le dimis­sioni for­zate di Del­phine Batho, effi­mera mini­stra dell’ecologia, che ha dovuto rinun­ciare alla carica nel luglio 2013 (governo Ayrault) per aver osato con­te­stare ad alta voce i tagli al bilan­cio pub­blico. Nel marzo del 2014, con la fine del governo Ayrault e la nomina di Valls, sono usciti i due mini­stri Verdi, Cécile Duflot e Pascal Can­fin, anche in que­sto caso per dis­sensi sulla poli­tica eco­no­mica. Duflot ha appena pub­bli­cato un libro al vetriolo sulla sua espe­rienza gover­na­tiva, accu­sando Hol­lande di essersi tra­sfor­mato nel “pre­si­dente di nes­suno” tra­dendo le pro­messe fatte in cam­pa­gna elet­to­rale. Ad aprile, l’austerità è con­te­stata nelle piazze fran­cesi, con una grande mani­fe­sta­zione a Parigi, a cui par­te­ci­pano, a titolo per­so­nale, anche dei depu­tati socia­li­sti. Que­sta “fronda” — cosi’ la chiama il governo — poco per volta si con­so­lida all’interno del Ps. L’8 aprile scorso, undici socia­li­sti non votano la fidu­cia al governo Valls: sono la fran­gia più deter­mi­nata dell’”Appello dei 100”, che aveva con­te­stato il rigore e chie­sto una nuova rotta in Europa. Saranno in 41 ad aste­nersi tra i depu­tati socia­li­sti al voto per il Patto di sta­bi­lità, la pie­tra miliare della poli­tica eco­no­mica a favore dell’offerta di Hollande/Valls, che pre­vede 40 miliardi di sgravi per le imprese in cam­bio di una vaga pro­messa alla crea­zione di posti di lavoro, che si aggiun­gono ai 50 miliardi di tagli alla spesa in tre anni decisa da Hol­lande per ten­tare di rispet­tare il Fiscal Com­pact. Ora, l’”Appello dei 100” intende strut­tu­rarsi in una più deter­mi­nata oppo­si­zione interna e ha già pre­vi­sto di cam­biare nome — si chia­me­ranno “Viva la sini­stra” — all’imminente Uni­ver­sità d’estate del Ps, che si apre il 29 ago­sto a La Rochelle e che si annun­cia sanguinosa.

La “fronda” pro­verà la pro­pria forza all’Assemblea in occa­sione della discus­sione e del voto per la finan­zia­ria 2015, a set­tem­bre. La sini­stra tra­di­zio­nale del Ps chiede un con­gresso straor­di­na­rio del par­tito, per “deter­mi­nare se i mili­tanti socia­li­sti sono d’accordo con la linea e la stra­te­gia dell’esecutivo”. Hol­lande, sce­gliendo di ricon­fer­mare Valls a Mati­gnon, ha riba­dito la svolta “auste­ri­ta­ria”: “dob­biamo andare più in fretta e più lon­tano” nelle riforme intra­prese, ha affer­mato la scorsa set­ti­mana il pre­si­dente, che ha affi­dato a Valls la for­ma­zione di un governo “in coe­renza con l’orientamento poli­tico” deciso all’Eliseo. Ma Hol­lande ha ormai un pro­blema di mag­gio­ranza, con la “fronda” che fa per­dere pezzi al Ps, la spac­ca­tura all’interno dei Verdi, il pro­ba­bile abban­dono del governo da parte dei radi­cali di sini­stra e la minac­cia di per­dere la mag­gio­ranza al rin­novo par­ziale del Senato a settembre.

La crisi attuale della sini­stra — che fa seguito al campo di rovine lasciato a destra dopo la pre­si­denza Sar­kozy — mette in luce le dif­fi­coltà del sistema poli­tico della V Repub­blica, la “monar­chia repub­bli­cana” che con­cen­tra troppo il potere e sof­foca il dibat­tito demo­cra­tico, i cui difetti si sono aggra­vati con il pas­sag­gio della durata del man­dato da sette a cin­que anni.

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