Autunno caldo in fabbrica, oltre mille le vertenze aperte

by redazione | 25 Agosto 2014 14:59

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ROMA . Autunno caldo? Sì, per la crisi delle aziende. «Chi si immagina una stagione fatta di guerre ideologiche su questo o quel punto di una delle riforme annunciate dal governo, si sbaglia di grosso», dicono in Cgil. La vera emergenza infatti si chiama lavoro che non c’è. Il calendario delle prossime settimane sarà scandito da appuntamenti ai ministeri per provare a trovare una soluzione alle oltre 1.000 crisi aperte. Ad aprile i lavoratori coinvolti dai tavoli di crisi aperti al solo ministero dell’industria erano 285 mila. Ma i senza lavoro o i dipendenti di aziende in cassa integrazione da lunghi mesi sono molti di più. L’elenco delle aziende in difficoltà abbraccia praticamente tutti i settori strategici: l’Ilva a Taranto, Piombino, e la Thyssen di Terni, l’Alcoa in Sardegna, l’Indesit, la Coca-Cola, i siti Eni di Gela, Ravenna e Ferrara, l’auto con i casi di Termini Imerese e la De Tomaso a Torino. La cassa integrazione sta riducendo il Pil per 2 miliardi all’anno: soldi che non solo vengono sottratti ai dipendenti ma che non entrano in circolo nel sistema economico.
Sul piano delle riforme lo scontro potrà essere duro. I capitoli sono tre: le pensioni, la pubblica amministrazione e la riforma del lavoro. Le proposte di intervento sulle pensioni medio alte per far quadrare il bilancio dello Stato hanno provocato la rivolta. Non solo perché i pensionati sono la metà degli iscritti ai sindacati ma anche perché c’è il rischio che quella misura finisca per penalizzare pesantemente i redditi familiari, sempre più spesso aggrappati alla pensione dei nonni piuttosto che al precario salario dei nipoti.
La riforma della pubblica amministrazione ha già provocato come reazione un documento unitario dei sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil in cui si accusa il ministro Madia di non aver scritto una norma a favore dei cittadini ma solo una serie di articoli che tendono ad accentrare nelle mani di Palazzo Chigi l’organizzazione del sistema pubblico. Infine il nodo della riforma del mercato del lavoro. La leader della Cgil, Susanna Camusso, ha detto chiaramente che la sua organizzazione è favorevole al contratto a tutele progressive ma che al termine ci deve comunque essere la tutela dell’articolo 18, punto che divide il governo.

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