Usa, l’appello del New York Times “ Marijuana libera basta proibizionismo ”

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NEW YORK . “Abroghiamo di nuovo il Proibizionismo”: con questo appello rivolto ieri al governo federale e al mondo della politica, il New York Times si è schierato ufficialmente a favore della legalizzazione della marijuana a livello nazionale, aprendo così una grande campagna per cancellare le norme che, approvate ai tempi di Richard Nixon, hanno provocato negli ultimi quarant’anni — secondo il più celebre quotidiano americano — “gravi danni alla società nel vietare una sostanza molto meno pericolosa dell’alcol”.
La svolta del New York Times è riassunta in un lungo editoriale firmato dal board, cioè dal comitato che decide sulla linea del giornale e ne ispira le scelte politiche. Illustrato da una vignetta in cui si le stelle della bandiera americana si trasformano in foglie di cannabis , il documento paragona la situazione attuale al periodo buio del Proibizionismo dal 1920 al 1933: “Ci vollero 13 anni prima che gli Stati Uniti tornassero a essere lucidi e abolissero le norme anti-alcol. E durante quei tredici anni la gente continuò a bere, gli onesti cittadini divennero fuorilegge e le organizzazioni criminali fecero fortuna”.
Le attuali leggi anti-droga sono così vecchie che la dizione è quella di “ marihuana”.
Furono votate all’unanimità nel 1970 in un clima di passioni ideologiche e irrazionali. Durante il dibattito parlamentare un senatore tirò fuori un pacchetto dicendo che conteneva tremila dollari di marijuana e che avrebbe provocato “terribili allucinazioni”, le stesse che avevano spinto un sergente a puntare un mortaio contro i suoi stessi soldati in Vietnam. Ma quelle norme hanno oggi costi immensi: 658mila americani sono stati arrestati nel 2012 per possesso di spinelli, quasi il triplo rispetto ai 256mila arresti per cocaina, eroina o altre droghe pesanti. E a farne le spese sono soprattutto i giovani afroamericani, che finiscono in carcere con più frequenza creando una generazione di “criminali di carriera”.
“Il divieto va eliminato”, sostiene dunque il New York Times , che suggerisce al ministro della Giustizia di togliere subito la cannabis dall’elenco ufficiale degli stupefacenti, dove è considerata persino più pericolosa della cocaina, e al Congresso di varare una legge ad hoc che responsabilizzi i vari Stati, regolamenti la produzione e distribuzione
della marijuana, e la vieti ai minori di 21 anni. “Siamo arrivati a questa conclusione dopo una lunga discussione all’interno”, osserva il board del quotidiano, che pubblicherà nei prossimi giorni vari servizi sull’argomento, in particolare sugli effetti per la salute e sulle implicazioni giudiziarie, mentre oggi alle 4 e 20 pomeridiane — numero simbolico perché in America identifica tradizionalmente i consumatori di droghe leggere — Andrew Rosenthal,
responsabile della pagina editoriale, avvierà su Facebook un dialogo con i lettori.
“Non ci sono risposte perfette alle preoccupazioni legittime sull’uso della marijuana ”, nota l’editoriale. “Ma tali certezze non esistono neanche nel caso del tabacco e dell’alcol, e comunque, soppesando le varie argomentazioni sulla salute, l’impatto sulla società e i rischi sulla criminalità, l’ago della bilancia finisce sicuramente dalla parte della legalizzazione”.
La campagna anti-proibizionista del New York Times si inserisce in un quadro di rapido mutamento di leggi e atteggiamenti in tutti gli Stati Uniti. Più di venti Stati americani hanno già approvato l’uso terapeutico della marijuana : uno degli ultimi è stato proprio quello di New York. A seguito di referendum, nel Colorado e nello stato di Washington è permesso lo spinello ricreativo e sono stati aperti vari negozi specializzati, aprendo così un business promettente. Altre consultazioni in favore della liberalizzazione sono previsti in autunno nell’Oregon e in Alaska. Nel distretto federale di Washington il possesso di piccole quantità di droga è punito con una multa di appena 15 euro. E la maggioranza degli americani è ormai in favore della legalizzazione della cannabis : 54 per cento, secondo un sondaggio di Pew, che sale al 69 per cento nelle fasce giovanili.
Ma a dispetto di questi trend, avverte l’appello del Times, è poco probabile, per ragioni di calendario dei lavori e di orientamento politico, che l’attuale Congresso cambi la legislazione: tutto sarà deciso dal prossimo parlamento, mentre la legalizzazione diventerà uno dei temi centrali delle elezioni di midterm di novembre.



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