Trovati i corpi dei tre ragazzi ebrei rapiti

by redazione | 1 Luglio 2014 8:54

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I corpi dei tre ragazzi ebrei Eyal Yifrah, Gilad Shaar e Naf­tali Fraen­kel, scom­parsi in Cisgior­da­nia il 12 giu­gno, sono stati ritro­vati ieri nei pressi del vil­lag­gio di Halhul (Hebron), in cam­pa­gna, con le mani legate, non sepolti e semi­na­sco­sti da cespu­gli. Sono stati uccisi subito dopo il rapi­mento avve­nuto men­tre face­vano l’autostop. Nelle pas­sate due set­ti­mane non sono mai giunte riven­di­ca­zioni atten­di­bili del seque­stro ma Israele ripete che la respon­sa­bi­lità è tutta di Hamas e al momento sono ricer­cati due mili­tanti del movi­mento isla­mico, Amer Abu Aysha and Mar­wan Kawa­sme. I due non hanno più fatto ritorno a casa, ad Hebron, dal giorno della scom­parsa dei tre ragazzi israe­liani, due stu­denti della yeshiva Makor Chaim, nel kib­butz reli­gioso di Kfar Etzion, e un altro di un isti­tuto reli­gioso nelle colo­nie nel cen­tro di Hebron. «Quello che più teme­vamo è tra­gi­ca­mente suc­cesso», ha com­men­tato il pre­si­dente eletto di Israele Reu­ven Rivlin. In quello stesso momento rin­forzi mili­tari arri­va­vano nella zona del ritro­va­mento dei corpi per aggiun­gersi alle cen­ti­naia di sol­dati che hanno preso il con­trollo di Halhul com­piendo raid e per­qui­si­zioni. Ad un certo punto sono divam­pate le pro­te­ste degli abi­tanti e per molti minuti sono andati avanti scon­tri vio­lenti tra mili­tari e palestinesi.

Una notte carica di ten­sione è scesa su tutta l’area. Nei discorsi della gente c’era un solo argo­mento: la rea­zione di Israele all’uccisione dei tre ragazzi. Si pre­vede duris­sima. Il gabi­netto di sicu­rezza pre­sie­duto da Benya­min Neta­nyahu si è riu­nito ieri sera alle 8.30 ita­liane con l’intenzione di deci­dere subito nuove e più deva­stanti ope­ra­zioni mili­tari. Eppure la rea­zione è già avve­nuta nelle pas­sate set­ti­mane: una decina di morti pale­sti­nesi (tra i quali due ragazzi), nume­rosi feriti, oltre 500 arre­stati — inclusi diri­genti, par­la­men­tari e mili­tanti di Hamas — raid inces­santi in campi pro­fu­ghi, vil­laggi e città. Hebron è stata setac­ciata inin­ter­rot­ta­mente. A que­sto punto è logico atten­dersi che gli attac­chi mili­tari si con­cen­trino sulla Stri­scia di Gaza già presa di mira in que­sti giorni e dove vive il resto della lea­der­ship di Hamas nei Ter­ri­tori occu­pati. Gli ultimi raid dell’aviazione israe­liana, che hanno fatto tre morti tra i pale­sti­nesi e feriti anche tra i civili, tra i quali un bam­bino, si sono alter­nati con nutriti lanci di razzi pale­sti­nesi. E’ uno sce­na­rio desti­nato ad ampli­fi­carsi con il rischio che possa sfo­ciare in una nuova mas­sic­cia offen­siva, aerea e forse anche di terra, con­tro la Stri­scia. E’ anche pos­si­bile che Israele per ritor­sione tenti di eli­mi­nare fisi­ca­mente i diri­genti di Hamas a Gaza. Le parole ascol­tate in que­sti ultimi giorni non lasciano dubbi sulla inten­zione del governo Neta­nyahu di usare il pugno di ferro. Il mini­stro degli esteri Lie­ber­man ha esor­tato ese­cu­tivo e comandi mili­tari a rioc­cu­pare Gaza. Le reti tele­vi­sive israe­liane ieri sera ipo­tiz­za­vano l’adozione imme­diata di 2–3 prov­ve­di­menti. Israele potrebbe depor­tare a Gaza decine di diri­genti e mili­tanti di Hamas e demo­lire le loro case, ha indi­cato il capo della Com­mis­sione par­la­men­tare per gli esteri e la difesa Zeev Elkin (Likud).

Da parte sua Neta­nyahu ha ammo­nito che «Israele è pronto ad esten­dere le ope­ra­zioni, a seconda delle neces­sità». L’avvertimento è stato indi­riz­zato non solo ai gruppi armati pale­sti­nesi a Gaza ma anche all’Anp di Abu Mazen alla quale il pre­mier israe­liano ha chie­sto peren­to­rio di «annul­lare» il governo di con­senso nazio­nale con Hamas pre­sie­duto da Rami Ham­dal­lah. «Da quando è stato for­mato il governo di unità pale­sti­nese con l’organizzazione ter­ro­ri­stica Hamas», ha affer­mato Neta­nyahu, l’Anp si è «addos­sata di fatto la respon­sa­bi­lità di impe­dire spari verso il nostro ter­ri­to­rio». Parole che indi­cano che la rea­zione di Israele per l’uccisione dei tre ragazzi potrebbe col­pire anche l’Anp a Ramal­lah, non con le armi ma con pesanti san­zioni eco­no­mi­che e poli­ti­che per costrin­gerla a rinun­ciare alla ricon­ci­lia­zione con Hamas che già vacilla da giorni sotto l’onda d’urto delle ope­ra­zioni mili­tari ordi­nate da Tel Aviv.

La lea­der­ship poli­tica di Hamas sente che nelle pros­sime ore, nei pros­simi giorni, dovrà affron­tare una situa­zione ecce­zio­nale, con con­se­guenze al momento incal­co­la­bili. «A Gaza si è creata una situa­zione di vuoto poli­tico. Non è più sotto la respon­sa­bi­lità del pas­sato ese­cu­tivo ne’ è ancora sotto quella del nuovo governo di unità pale­sti­nese», ha pro­vato a spie­gare il lan­cio di razzi il vice lea­der poli­tico di Hamas, Mussa Abu Mar­zuk. Hamas, ha aggiunto, potrebbe dun­que vedersi obbli­gato a rias­su­mere il con­trollo della Stri­scia, per garan­tirvi la sicu­rezza e la sta­bi­lità. Parole che a non pochi sono apparse un acco­gli­mento indi­retto dell’aut aut lan­ciato da Neta­nyahu che ha inti­mato ad Hamas di fer­mare i lanci di razzi o a pre­pa­rarsi a pagarne le conseguenze.

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