La trappola: “Apra, è la Finanza” Ucciso il cassiere di Mokbel ferito un killer, ex di CasaPound

La trappola: “Apra, è la Finanza” Ucciso il cassiere di Mokbel ferito un killer, ex di CasaPound

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ROMA . «Signor Fanella? Apra, siamo della Finanza ». Hanno suonato al citofono di casa presentandosi come finanzieri i killer di Silvio Fanella, il cassiere dell’imprenditore nero Gennaro Mokbel finito in diversi scandali. Poi sono saliti al quarto piano, con una calibro 7 e 65 nascosta sotto la maglietta. Hanno mostrato dei finti tesserini delle fiamme gialle — poi ritrovati dagli investigatori della squadra mobile romana — e sono entrati nell’appartamento dove Fanella sconta gli arresti domiciliari, dopo la condanna in primo grado a nove anni (a Mokbel diedero 15 anni), per il riciclaggio di un fiume di soldi nell’ambito dell’inchiesta Telecom Italia Sparkle e Fastweb. Siamo al numero 19 di via della Camilluccia, quartiere della Roma bene e sono le nove del mattino.
Nella casa dove il tesoriere di Gennaro Mokbel vive insieme alla cugina e ai suoi figli, due bambini di 7 e 10 anni, sono entrati in tre. Hanno cominciato a frugare in alcuni cassetti. Ma Silvio Fanella ha capito che non si trattava di finanzieri e che quella non era una vera perquisizione. Ha gridato alla cugina di nascondersi con i figli in una stanza della casa e da quel momento è cominciata una violenta colluttazione. Uno dei tre — Giovanni Battista Ceniti, 29 anni originario di Genova, ex militante di Casapound — ha tirato fuori la pistola e, considerata la corporatura di Fanella, ha avuto la peggio. Il suo dito era sul grilletto ma l’uomo, robusto, gli ha afferrato il polso e il proiettile è entrato nel gluteo dell’estremista nero Ceniti (fino al dicembre del 2012 militante di Casapound anche se il suo leader Iannone, sostiene di averlo espulso tre anni fa dalle fila del suo movimento). Gli altri due del commando nel frattempo sono riusciti a immobilizzarlo e sono partiti due colpi: uno di questi ha colpito in pieno petto il cassiere del clan Mokbel che si è accasciato in terra ed è morto all’istante.
I killer sono scappati subito dall’appartamento, portandosi via la pistola che infatti non è stata ritrovata dalla polizia: in due hanno sorretto fino all’entrata del palazzo Ceniti, che perdeva tanto sangue, e lo hanno lasciato lì, credendolo morto, prima di fuggire su una Croma grigio metallizzata, poi ritrovata a centro metri dalla Procura di Roma. Un’ambulanza lo ha soccorso e portato in ospedale, dove i medici gli hanno estratto il proiettile che era arrivato fino all’intestino. Ora è ricoverato in prognosi riservata e indagato per omicidio volontario premeditato. Non appena comincerà a respirare da solo, colui che gli inquirenti ritengono essere il legame tra le organizzazione dell’estrema destra italiana e la Siria, verrà interrogato.
Mentre gli investigatori stanno dando la caccia agli altri due del commando, immortalati da una telecamera lungo via della Camilluccia, il pool della Dda, guidato dal procuratore aggiunto Michele Prestipino, ragiona sul movente dell’esecuzione. Escluso quello politico, sicura la pista economica.
Il piano dei sicari infatti non doveva avere questo epilogo. Perché, con molta probabilità, ritengono gli agenti guidati dal dirigente Renato Cortese, l’agguato doveva finire con il sequestro di Fanella. Proprio come era stato pianificato nel 2012 da alcuni giovani lucani, reclutati da un componente della banda Mokbel. Fanella infatti era il solo ad aver maneggiato i soldi del faccendiere di origini egiziane, il solo a conoscere dove sono nascosti i 60 milioni di euro (su un totale di due miliardi rubati a Telecom) mai ritrovati dagli inquirenti. Era lui, secondo la procura, ad aver diretto e controllato «il materiale trasferimento delle somme indebitamente sottratte all’erario e il relativo reinvestimento in attività lecite e illecite, la movimentazione di somme e preziosi in Italia e all’estero e il rientro nel nostro paese dei capitali illecitamente acquisiti».
Ieri Silvio Fanella avrebbe dovuto partecipare al funerale, dopo aver ottenuto il permesso,
di uno dei suoi avvocati, Antonio Pellegrino, suicidatosi domenica scorsa nel bagno di casa sua. Lo hanno trovato con la gola tagliata nella vasca da bagno e sul caso era stato aperto un fascicolo per istigazione al suicidio: si tratta solo di un atto dovuto per compiere l’autopsia, dicevano una settimana fa. Non ieri, dopo l’omicidio del cassiere di Mokbel.



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