Statali pensionabili già all’età di 62 anni magistrati via a 70

by redazione | 27 Luglio 2014 9:43

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ROMA . Prepensionamenti d’ufficio e obbligatori per gli statali che dovranno lasciare i lavoro al raggiungimento di 62 anni di età (e di 42 anni e sei mesi di contributi) invece dei 66 anni e 3 mesi previsti. Abbandono forzoso, quando naturalmente ci saranno motivi organizzativi rilevanti, anche per medici e professori universitari che dovranno lasciare il lavoro a 65 anni invece di rimanere fino ai 70. Vanno in pensione anche 4.000 insegnanti, dalle elementari alle scuole medie, che erano rimasti bloccati dalla riforma Fornero nel 2012: sono rimasti al lavoro due anni in più ma da settembre potranno abbandonare con il vecchio requisito di «quota 96» (60-61 anni più 36-35 anni di contributi raggiunti nel 2012). «Largo all’assunzione di 4.000 giovani insegnati », ha commentato il presidente della Commissione Bilancio, Boccia (Pd).
Sono queste le novità apportate al decreto-Madia sulla pubblica amministrazione l’altra notte presso la commissione Affari costituzionali della Camera: il decreto è atteso domani in aula, per poi passare al Senato. Sventato nella notte il blitz della forzista Centemero che, sulla responsabilità dei medici, aveva proposto un emendamento con l’inversione dell’onere della prova: avrebbe dovuto essere il paziente-vittima a dimostrare l’errore del medico e non il medico stesso come accade oggi.
Un’altra norma, improntata allo «svecchiamento» della pubblica amministrazione riguarda l’istituto del trattenimento in servizio che nello Stato può comportare una proroga al lavoro per due anni: la possibilità viene cancellata. Deroghe restano in vita per i militari che hanno una propria normativa che prevede il cosiddetto “richiamo” in servizio. Per quanto riguarda i magistrati viene confermata la decisione di Palazzo Chigi di portare a 70 anni l’età pensionabile rispetto ai 75 attuali con la deroga al dicembre 2015 per chi compie 70 anni al ridosso dell’entrata in vigore della legge. Quindi non viene accolta la richiesta da parte delle toghe di un ulteriore slittamento al 2016. Ai magistrati non sarà applicata invece la norma che prevede il prepensionamento d’ufficio, nel caso del raggiungimento dei 42 anni e sei mesi di anzianità contributiva. I magistrati, ordinari, contabili o amministrativi, non potranno inoltre più collocarsi in aspettativa per assumere incarichi nei gabinetti dei ministri o semplici consulenze. La misura, anche retroattiva, riguarda un paio di magistrati impegnati nei ministeri.
Novità anche sul calcolo degli anni contributivi validi al fine di raggiungere i 42 anni per andare — in questo caso volontariamente — in pensione di anzianità. Un emendamento di Luisa Gnecchi (Pd) ha abolito la norma della Fornero che calcolava gli anni al netto degli anni di riscatto della laurea, di congedi o giorni di sciopero: non si parlerà più di anni «effettivi» di lavoro ma semplicemente di anni di lavoro.
Sul piano dei conti pubblici ci sono naturalmente dei costi tant’è che ieri l’ex ministro del Lavoro Damiano si è augurato che il Tesoro «non ostacoli la misura ».

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