«È uno spreco spiare gli amici» L’ira di Merkel
BERLINO — Angela Merkel ha battuto i pugni sul tavolo. Serviva una reazione forte allo scandalo delle spie reclutate dagli americani e questa reazione è arrivata. Al capo della Cia a Berlino è stato chiesto di lasciare la Germania. Una decisione senza precedenti tra Paesi alleati, uno strappo che non sarà facile ricucire rapidamente. «Dal mio punto di vista — ha detto la cancelliera poco prima che venisse annunciata la ritorsione — spiare gli alleati è uno spreco di energia. Abbiamo tanti problemi, se guardiamo alla lotta al terrorismo, e ci dovremmo concentrare su cose importanti». Il messaggio a Barack Obama non poteva essere più chiaro: la sicurezza si costruisce con la fiducia. I giornali parlano di «terremoto diplomatico» e scrivono che i servizi indagano su possibili nuove infiltrazioni. La Casa Bianca fa sapere di essere in contatto con il governo tedesco, «ma ogni commento — dice il portavoce John Earnest — metterebbe a rischio la sicurezza nazionale degli Stati Uniti».
È stata una giornata tesa, iniziata con le dichiarazioni di un uomo abituato a parlare chiaro, il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble, indignato per la «stupidita che fa piangere» dimostrata nel reclutare funzionari tedeschi in cambio di materiale confidenziale. Due casi in pochi giorni hanno aggravato una situazione già da tempo difficile, provocata dalle rivelazioni della «talpa» Edward Snowden sulle attività di spionaggio della Nsa sul territorio tedesco, nel quadro delle quali è finito sotto controllo anche il telefono portatile della donna più potente del mondo. Prima il funzionario dei servizi arrestato per aver venduto dossier riservati, poi l’ufficiale del ministero della Difesa sospettato di essere in stretto collegamento «informativo» con l’intelligence statunitense. Fare finta di niente era impossibile. «Non siamo una repubblica delle banane», è stata la reazione della segretaria generale della Spd, Yasmin Fahimi. Ma da tutto il mondo politico sono arrivate richieste di provvedimenti immediati.
La decisione, come ha ricostruito Der Spiegel , è maturata in mattinata nel corso di una serie di colloqui tra il ministro dell’Interno Thomas de Maizière, il titolare degli Esteri Frank-Walter Steinmeier e il capo dello staff della cancelleria, Peter Altmeier. I tre si sono trovati d’accordo sul fatto che da parte americana non erano giunte spiegazioni concrete. Molto improbabile è stata giudicata la possibilità che da Washington arrivassero scuse ufficiali. Quindi, quasi nello stesso momento in cui la cancelliera osservava che «solo nell’epoca della guerra fredda c’era un clima di sfiducia generale mentre oggi siamo nel ventunesimo secolo e dobbiamo affrontare nuova sfide», il cristiano-democratico Clemens Binninger, capo della commissione di sorveglianza sui servizi segreti, annunciava la decisione. «C’è stata mancanza di cooperazione», ha detto. Se il numero uno della Cia non partirà di sua volontà, precisano fonti tedesche, verrà formalizzato un provvedimento di espulsione.
A spiegare tutto è stato poi il portavoce della cancelliera, Steffen Seibert. «La richiesta è stata presentata — ha detto — alla luce delle inchieste in corso del procuratore capo federale e delle questioni che si sono poste da mesi in relazione alle attività dei servizi segreti americani in Germania». Non è un caso che abbia parlato di «mesi». Lo scandalo del telefono cellulare di Angela Merkel risale infatti ad ottobre e i successivi colloqui per l’accordo di «non spionaggio» proposto da Berlino non hanno prodotto niente di concreto. L’ambasciata americana ha risposto con una nota in cui si definisce «essenziale» il rapporto con la Germania e ha rivendicato l’importanza della partnership con i tedeschi nel campo della sicurezza. Concetti prevedibili, destinati a non cambiare lo scenario. Nel governo di grande coalizione tutti sono invece convinti che fosse necessario un gesto di rottura per far ripartire il dialogo su basi nuove. Sono in gioco anche i negoziati per l’accordo di libero scambio Ue-Usa. Toccherà ad Obama decidere la prossima mossa.
Paolo Lepri
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