Sì all’arresto, il voto segreto non salva Galan
ROMA — Nemmeno il voto segreto ha attutito la sconfitta. Montecitorio ieri ha deciso di mandare in carcere Giancarlo Galan con una maggioranza che non ha lasciato margini ai dubbi: 395 voti favorevoli,138 contrari, 2 astenuti (Roberto Capelli di Centro democratico e Angelo D’Agostino di Scelta civica). Alle due e mezzo di ieri pomeriggio l’ex ministro dei Beni culturali ed ex governatore del Veneto di Forza Italia aveva perso la speranza di libertà. L’ultimo residuo, poi, è stato spazzato via in serata quando, a casa, gli è stato notificato il provvedimento di custodia cautelare.
E dire che al mattino c’era stato un ultimo tentativo per cercare di rinviare a fine agosto questo voto per l’arresto di Galan chiesto dalla Procura di Venezia per l’inchiesta sulla costruzione del Mose. Era stato Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia, a tentare l’ultima carta in una riunione dei capigruppo. Ma lì non si era raggiunta l’unanimità e la posizione del Pd non faceva presagire nulla di buono per Galan per il voto dell’Aula. La Camera, infatti, ha votato per respingere la richiesta di rinvio con una determinazione che farà dire a Deborah Bergamini, Forza Italia: «Non esiste un tribunale in democrazia che condanna senza riconoscere il diritto della persona coinvolta a difendersi in prima persona».
Galan era ancora ricoverato in ospedale durante il voto in Aula. In più di una lettera aveva chiesto alla presidente della Camera Laura Boldrini il rinvio del voto così da essere presente in Aula a Montecitorio e potersi difendere. Senza successo.
La maggior parte dei deputati nel dibattito dell’Aula di ieri sono stati ancora più determinati nel respingere la richiesta di rinvio, Sofia Amodio del Pd per prima, sostenendo che «Galan ha già avuto la possibilità di sostenere la sua difesa davanti alla Giunta per le autorizzazioni a procedere».
A sostegno dell’ex ministro si sono spesi tutti i deputati del gruppo Forza Italia, che considerano il voto di oggi una «barbarie», ma anche quelli di Ncd, mentre la Lega è stata decisa nel voler dichiarare il suo favore all’arresto, concordando con il voto che la giunta di Montecitorio aveva già dato a maggioranza schiacciante.
Anche Fratelli d’Italia non ha sostenuto Galan. «Non abbiamo riscontrato il fumus persecutionis», ha dichiarato infatti il capogruppo Fabio Rampelli. E ha spiegato: «Abbiamo ritenuto che non vi dovesse essere differenza di trattamento fra lui e gli altri imputati dell’inchiesta».
Scontato il voto di Sel e del M5S. I deputati del Movimento 5 stelle, dopo, hanno anche voluto sollecitare le dimissioni di Galan dalla presidenza della commissione Cultura di Montecitorio, mentre Andrea Marcucci, l’omologo di Galan alla commissione del Senato, non ha esitato ad esprimere la sua solidarietà umana, dicendo: «Spero che riesca a dimostrare in tempi celeri la sua innocenza nel processo».
Tante le attestazioni arrivate da Forza Italia, a cominciare dal leader Silvio Berlusconi (che ha telefonato all’ex governatore veneto): «Sono profondamente addolorato per il voto parlamentare che ha dato il via libera all’arresto di Galan». Quindi Stefania Prestigiacomo: «Altro capitolo buio per la storia della nostra Repubblica, l’ennesima sentenza politica sollevata per lo più in assenza dell’interessato». E Gianfranco Rotondi: «Aboliamo del tutto questo moncherino di immunità che espone solo i deputati malcapitati a pubblicità ed umiliazioni».
Anche il leader di Ncd Angelino Alfano ha voluto esprimere pubblicamente il suo voto contrario all’arresto e con lui pure Fabrizio Cicchitto.
Alessandra Arachi
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