Sì all’arresto di Galan: non è persecuzione A Forza Italia resta la carta voto segreto
ROMA — «Io sono innocente, un politico innocente, non smetterò di ripeterlo semplicemente perchè è la verità…». È il grido finale, ieri sera, di Giancarlo Galan, l’ex governatore del Veneto ed ex ministro della Cultura di Forza Italia. L’ultima parola sul suo destino spetterà all’Aula di Montecitorio, martedì prossimo 15 luglio alle ore 17, probabilmente con voto segreto se — come sembra — lo richiederà il suo partito. Ma se alla Camera andrà come già ieri pomeriggio, in sede di Giunta per le autorizzazioni a procedere, 16 sì all’arresto e 3 contrari, Giancarlo Galan, accusato di corruzione nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti del Mose di Venezia, sarebbe il settimo deputato dal 1955 ad oggi a vedersi spalancare le porte di un carcere.
«Tenendo presente che il compito della Giunta è quello di accertare se il Gip manifesti un intento persecutorio verso un parlamentare, posso affermare che nel caso Galan non si ravvisa fumus persecutionis», così ha detto la deputata pd Sofia Amoddio, spiegando la decisione della Giunta. Insomma, nessun pregiudizio dei magistrati contro Galan. Parole accolte con favore, naturalmente, dal procuratore aggiunto di Venezia, Carlo Nordio: «Questa decisione conferma la solidità e serietà di un’indagine condotta senza pregiudizi e senza accanimenti. Da parte nostra nessuna esultanza davanti alla prospettazione di una carcerazione, ma soltanto la serena consapevolezza che la legge è uguale per tutti».
È amarissima, invece, la nota diffusa da Galan dopo la Giunta: «Ho voluto credere fino in fondo che valutare in merito alla libertà di una persona, che valutare l’applicazione della massima misura cautelare, prescindesse da orientamenti politici. Così non è stato e non posso che prenderne atto con amarezza e sconcerto. Resto fiducioso che i colleghi d’Aula abbiano letto la documentazione che ho prodotto e votino secondo coscienza personale. Purtroppo l’esito del voto della Giunta era stato ampiamente annunciato da numerose (incaute e poco istituzionali) dichiarazioni…». Voto nettissimo: 16 sì al suo arresto e solo 3 voti contrari (Chiarelli di Forza Italia, Leone del Nuovo Centrodestra e il socialista Marco Di Lello). Favorevoli, invece, i 10 del Pd, i 3 Cinquestelle, Daniele Farina di Sel, Gea Schirò dei Popolari per l’Italia e Mariano Rabino di Scelta Civica, che era il relatore e lo sarà anche martedì prossimo. Matteo Bragantini della Lega Nord non ha votato per impegni dell’ultimo minuto, ma al momento delle dichiarazioni anche lui aveva indicato pollice verso. Il presidente della Giunta, Ignazio La Russa (Fratelli d’Italia), secondo protocollo invece si è astenuto.
A parte il voto segreto di martedì, l’unica chance per Galan sembra adesso legata alle parole conclusive della relazione di Mariano Rabino: «Sia la magistratura a valutare — in tempi brevi — la conformità del provvedimento restrittivo più afflittivo con le recenti modifiche legislative dell’istituto della carcerazione preventiva…». Che tradotto significa: i giudici potrebbero anche decidere in extremis di chiedere alla Camera per Galan l’autorizzazione agli arresti domiciliari. Con conseguente rinvio del voto finale. Solo un’ipotesi, per ora .
Fabrizio Caccia
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