Scuola, sciopero unitario a ottobre contro il blitz Giannini-Reggi
Bloccati da una camionetta dei carabienieri e cinque della polizia tra piazza Montecitorio, via della Colonna Antonina e via della Guglia, ieri a Roma duecento docenti e precari della scuola aderenti ai sindacati hanno dovuto rinunciare ad un corteo verso piazza delle 5 Lune al Senato.
Il presidio, convocato dai coordinamenti delle scuole romane, dai sindacati di base e dalla Flc-Cgil, ha protestato contro l’annunciato aumento dell’orario di lavoro per i docenti, il taglio di un anno di scuola alle superiori, la proposta di tenere aperte le scuole fino alle 22, la cancellazione delle supplenze brevi e il superamento del contratto di lavoro fermo al 2007. Dovrebbero essere queste le linee guida della legge delega alla quale starebbe lavorando il governo in questi giorni e che potrebbe vedere la luce tra questa settimana e il 20 luglio. Il governo avrebbe intenzione di lanciare una consultazione da svolgere nelle scuole e nei provveditorati; poi dovrebbe incontrare i sindacati sul possibile rinnovo del contratto; infine procedere ad una consultazione online con i cittadini. Il tutto in due settimane, a scuole chiuse.
Contro il blitz legislativo estivo, annunciato, smentito , in fondo ribadito dal sottosegretario all’istruzione Reggi (Pd) i lavoratori autoconvocati delle scuole di Roma hanno convocato un’assemblea il 15 settembre e pensano ad mobilitazione già all’inizio del prossimo anno scolastico. Di «sciopero unitario» entro ottobre parla anche la Flc-Cgil: «L’unico vero obiettivo – ha detto il segretario Domenico Pantaleo — è tagliare ulteriormente le risorse peggiorando occupazione, condizioni di lavoro e diritti. In questa fase difficile è necessaria la massima unità tra le organizzazioni sindacali e il forte protagonismo delle Rsu».
«Il Ministro Giannini e il sottosegretario Reggi non possono usare le interviste per parlare con il mondo della scuola» ha detto il coordinatore nazionale di Sinistra Ecologia e Libertà Nicola Fratoianni. Critico anche il Movimento 5 Stelle: «Dietro questa proposta si celano i soliti tagli ad una scuola già vessata e saccheggiata».
La legge delega dovrebbe aumentare l’orario di lavoro a parità di salario, prevedendo una non ancora meglio specificata serie di premi per i docenti «meritevoli». La proposta è stata già avanzata dall’ex ministro Profumo e non interviene su uno dei guai provocati dal blocco degli scatti del personale voluti da Tremonti nel 2010. Da allora, i lavoratori della scuola vengono pagati dallo stato con i loro stessi soldi. Le attività funzionali come la correzione dei compiti, o il lavoro nelle commissioni, sono pagate con il salario accessorio.
Si ritiene anche che si vogliano cancellare 250 mila precari nelle varie graduatorie abolendo le supplenze brevi, da affidare ai docenti di ruolo. Chi ha retto le scuole per 10 anni verrà mandato in strada per legge. Tra le righe riemerge anche il vecchio disegno di legge Aprea sugli ordini collegiali, ritirato dal governo Monti dopo una mobilitazione degli studenti. Sembra infatti che il governo voglia esautorare i meccanismi di decisione elaborati dai decreti delegati in poi a beneficio dei poteri di indirizzo dei dirigenti scolastici.
Quanto alla proposta «pop» di aprire le scuole fino alle 22, 11 mesi su 12, chi ieri si è mobilitato ha tenuto a rivelare il tranello. Per i sindacati la proposta sarebbe realizzabile istituendo l’organico funzionale, stabilizzando 130 mila precari e allungando il tempo scuola. Un progetto lontano dalle intenzioni del governo che sembra invece essere orientato ad aprire le porte della scuola ai privati.
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