by redazione | 28 Luglio 2014 10:47
A tempo quasi scaduto, i soci principali di Alitalia cercano di trovare in extremis una soluzione condivisa e non discriminatoria tra i vari azionisti, che permetta di celebrare l’agognato matrimonio con Etihad. Oggi dovrebbe tenersi un incontro, o più probabilmente una conference call, tra i vertici di Intesa Sanpaolo, Unicredit, Poste e Atlantia. L’orario è ancora da stabilire, perché ancora manca un accordo di base, anche se ci sono stati piccoli passi avanti nel negoziato, in seguito al pressing del governo sul socio «ribelle» Poste, che non vuole farsi carico delle pendenze e delle passività pregresse della compagnia aerea.
Francesco Caio, amministratore delegato di Poste, avrebbe dato disponibilità ad aumentare il proprio impegno finanziario da 40 a 50 milioni, una base di partenza nella trattativa con le banche, per garantire alla sua azienda alcune condizioni privilegiate. Che poi ci si arrivi attraverso la creazione di una «mid company», una sorta di società intermedia tra la old company (la vecchia Alitalia-Cai) e la newco, dove entrerà Etihad con il 49%, mentre gli altri soci italiani avranno il 51%, è ancora da vedere. I tecnici continuano a lavorare per studiarne la fattibilità e far sì che, oltre a non complicare eccessivamente la struttura, non la renda troppo onerosa.
La posizione di Poste è critica soprattutto per Unicredit, creditore ed azionista (entrato nel capitale con il 12,99% di Alitalia a novembre insieme al gruppo guidato da Caio) che ha il 19,48%, mentre primo azionista, con il 20,59%, è Intesa, la banca più esposta. Caio però insiste e va dritto per la sua strada, ribadendo la sua posizione Poste non è un socio fianziario o privato, ma un’azienda pubblica che deve essere quotata. È interessata alla partita, ma alle condizioni espresse, che sono soprattutto quelle di un partner industriale. Tant’è che l’ad di Poste e il ceo di Etihad, James Hogan, si sarebbero sentiti ben 3 volte al telefono negli ultimi 10 giorni (l’ultima sabato), per discutere una serie di servizi da sviluppare insieme, dall’e-commerce alla logistica: dalla vendita dei biglietti aerei negli uffici postali alla creazione di carte di credito a consumo (un’Alitalia card fidelizzata con PostPay), fino al lancio di pacchetti assicurativi con Poste Vita.
Hogan ascolta e aspetta, ma il tempo è agli sgoccioli. Venerdì primo agosto Poste ha convocato il consiglio di amministrazione. Il board di Alitalia è atteso entro la fine della settimana, giovedì o venerdì, in teoria per far leggere il contratto ai consiglieri prima della firma con Etihad. Venerdì si riunisce il consiglio di Atlantia: deve esaminare i conti semestrali, ma inevitabilmente si parlerà anche degli ultimi sviluppi.
E se Poste rappresenta il vero scoglio, anche il fronte sindacale resta aperto. «È una prova decisiva — ha ribadito ieri il premier Matteo Renzi all’«Avvenire —. Ai sindacati dico: chi si assume la responsabilità di far fallire l’operazione dovrà gestire una crisi occupazionale da brividi». E un’apertura è arrivata. La UilTrasporti è disponibile a riaprire il negoziato sul contratto nazionale del trasporto aereo e sull’integrativo aziendale che implica una riduzione del costo del lavoro di 31 milioni per il 2014, ha dichiarato il segretario generale Claudio Tarlazzi.
Giuliana Ferraino
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