A Roma l’ agenzia “drogata”

by redazione | 2 Luglio 2014 8:31

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Nel pro­gramma della sua cam­pa­gna elet­to­rale, il sin­daco di Roma, Igna­zio Marino, l’aveva messo nero su bianco: «Tra­sfe­rire al Dipar­ti­mento poli­ti­che sociali le com­pe­tenze dell’ Agenzia per le tos­si­co­di­pen­denze». Obiet­tivo dell’operazione, «rispar­miare sui costi di gestione e riar­mo­niz­zare l’intervento sulla per­sona inte­gran­dolo con il resto dei servizi».

A poco più di un anno dalla sua ele­zione, l’ Agenzia capi­to­lina per le tos­si­co­di­pen­denze (Act) resta al suo posto, ver­tici nomi­nati dal pre­ce­dente sin­daco, Gianni Ale­manno, com­presi. Sulla vicenda in que­stione, Marino ha pre­fe­rito non intervenire.

«14MILA EMEN­DA­MENTI»

A Erica Bat­ta­glia (Pd), da otto anni pre­si­dente della Com­mis­sione poli­ti­che sociali di Roma Capi­tale, l’onere di spie­garci cosa è suc­cesso. «Non riu­sciamo a rag­giun­gere l’obiettivo a causa dell’opposizione fatta da Fra­telli d’Italia, che ha pre­sen­tato 14.000 emen­da­menti. Pro­prio per que­sto, l’esame del prov­ve­di­mento non è stato nem­meno calen­da­riz­zato, stiamo cer­cando di far capire all’opposizione che così facendo sta­remmo bloc­cati 6 mesi a par­lare dell’Agenzia». L’Act, creata addi­rit­tura nel lon­tano 1996, è del resto diven­tato il feudo di Fra­telli d’Italia.

Nel 2009, l’allora sin­daco nomina pre­si­dente dell’ Agenzia, Mas­simo Canu, psi­co­logo e psi­co­te­ra­peuta, cre­sciuto nelle file del Movi­mento delle asso­cia­zioni di volon­ta­riato ita­liano, pro­te­zione civile e ser­vizi sociali (Modavi), fon­data tra gli altri anche dallo stesso Ale­manno e che vede come spon­sor prin­ci­pali Fabio Ram­pelli e Gior­gia Meloni (rispet­ti­va­mente, capo­gruppo di Fra­telli d’Italia alla Camera e pre­si­dente del par­tito). Da quel momento in poi «ven­gono emessi una serie di bandi molto discu­ti­bili (…) che sem­brano fatti appo­sta per cam­biare gli equi­li­bri e abbas­sare gli stan­dard dei ser­vizi per le dipen­denze», denun­cia nel marzo 2012 un dos­sier Dos­sier sui finan­zia­menti della Capi­tale nel set­tore tos­si­co­di­pen­denze, rea­liz­zato dal Coor­di­na­mento Nazio­nale Comu­nità di Acco­glienza (Cnca) del Lazio e dal Roma Social Pride. Per­ché nono­stante il bilan­cio ele­vato dell’Agenzia, sol­tanto dal Comune tre milioni di euro nel 2012 e 3,5 milioni l’anno prima, cui si aggiunge almeno un altro mezzo milione dalla Regione, il taglio dei ser­vizi è sotto gli occhi di tutti. I cen­tri diurni sono pas­sati da 6 unità con capa­cità ricet­tiva fino a 10 per­sone ad appena 2, all’interno dei quali chie­dono ora di acco­gliere addi­rit­tura 30 pazienti. Quelli not­turni, sono pas­sati da 3 unità fino a 10 per­sone ad uno solo effet­ti­va­mente attivo (con presa in carico richie­sta di 15 per­sone). Can­cel­lato anche il ser­vi­zio tele­fo­nico Pronto Aiuto, gestito da Villa Maraini, come del resto i pro­grammi di orien­ta­mento, for­ma­zione e rein­se­ri­mento socio-lavorativo, atti­vati dalle pre­ce­denti Giunte in col­la­bo­ra­zione tra Ser.T., Cen­tri per l’impiego, imprese e no-profit, ser­vizi sociali dei Muni­cipi, dei Comuni e del terzo set­tore. «Vogliamo tor­nare pro­prio a quel modello di approc­cio inte­grato, effi­cace ed effi­ciente — con­ti­nua la Bat­ta­glia — senza un’Agenzia esterna ma ripor­tando il tutto all’interno del dipar­ti­mento. Avremo così anche un mag­giore con­trollo delle risorse, che già sono scarse e non vor­remmo venis­sero impie­gate male».

«STRUT­TURA COSTOSISSIMA»

La situa­zione sul campo appare infatti in con­tra­sto con quanto scrive la stessa Act nella sua ultima rela­zione annuale, quella 2013, quando parla di «suc­cessi», ma anche di «vali­dità dell’approccio pro­po­sto e rispon­denza dei ser­vizi ero­gati con i biso­gni della città, espressi e rap­pre­sen­tati». Rosa D’Aniello, da anni al lavoro su que­sti temi e della Fede­ra­zione Inter­na­zio­nale Città Sociale/Consorzio Medi­ter­ra­neo Sociale che conta una tren­tina tra comu­nità e coo­pe­ra­tive, non è affatto d’accordo: «È una strut­tura costo­sis­sima rispetto alla fun­zione che eser­cita, con scarsi risul­tati. Era nata con l’obiettivo di creare un rac­cordo tra la poli­tica, sia nazio­nale che locale, e gli ope­ra­tori. Ma di fatto ha per­sino ral­len­tato l’erogazione dei finan­zia­menti, poi­ché coo­pe­ra­tive e comu­nità devono comun­que pas­sare dall’Act che si occupa dei bandi, degli affi­da­menti e dell’erogazione dei fondi».

La D’Aniello ricorda poi «l’approccio, dal punto di vista poli­tico di tipo restrit­tivo col man­cato acco­gli­mento di poli­ti­che quali la ridu­zione del danno». Dello stesso avviso anche Mario Ger­man De Luca, della già citata Cnca Lazio. «L’Agenzia di per sé nac­que 15 anni fa per far dotare il Comune di una pro­pria poli­tica in mate­ria. Il pro­blema sono gli inter­venti messi in campo, a mio parere di pura pro­pa­ganda, per­ché in Ita­lia è stato tutto iper­po­li­ti­ciz­zato». Sem­pre la rela­zione 2013 dell’Act parla ancora di «ecce­zio­nali risul­tati otte­nuti all’interno dei ser­vizi di pre­ven­zione e pro­mo­zione di stili di vita sani».

LA CAM­PA­GNA : «MA DE CHE!»

Lo scorso Natale, la città è stata ad esem­pio tap­pez­zata da mani­fe­sti sulle varie sostanze, con frasi come «Mari­juana? Ma de che! Mol­to ­me­glio il muschio sotto l’albero», oppure «Cocaina? Ma de che! Mol­to­ me­glio lo zuc­chero a velo» e così via. Una cam­pa­gna pagata con denaro pub­blico, che aveva susci­tato l’ilarità gene­rale, soprat­tutto sui social net­work. «Una cosa ver­go­gnosa, con­tro la quale abbiamo fatto anche dei comu­ni­cati stampa», taglia corto la pre­si­dente della Com­mis­sione poli­ti­che sociali del Comune di Roma. Che poi aggiunge: «L’uso del denaro pub­blico deve essere ocu­lato e basato sulle reali esi­genze degli utenti, ai quali il ser­vi­zio si rivolge.

Dopo­di­ché, anche l’impoverimento gene­rale dei ser­vizi, lascia imma­gi­nare una man­canza di capa­cità orga­niz­za­tiva e di pia­ni­fi­ca­zione dell’ Agenzia ». Ma se la volontà di cam­biare approc­cio sem­bra chiara, come attuarla? «Abbiamo davanti due strade: aspet­tare la sca­denza dei con­tratti dell’Act di otto­bre, per aprire una nuova sta­gione con una nuova classe diri­gente, oppure, la solu­zione auspi­cata da Marino per supe­rare quel modello», spiega ancora la Bat­ta­glia. La quale assi­cura: «Lo staff del sin­daco sta stu­diando una solu­zione B per inter­na­liz­zare il servizio».

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