Primi sì al piano Alitalia, Cgil prende tempo
ROMA — Il governo trova un primo accordo con tutti i sindacati di Alitalia, tranne la Cgil, su 954 esuberi, da mettere in mobilità, come altri 681 che saranno ricollocati entro dicembre in attività esternalizzate, mentre 616 lavoratori resteranno nel perimetro aziendale. Niente cassa integrazione, come aveva richiesto dalla Cgil, che si prende tre giorni per riflettere e consultare i lavoratori.
Ieri sera alle 19,30, dopo la nottata di venerdì passata a trattare tra tecnici e una giornata di confronto tra il governo, rappresentato dai ministri Maurizio Lupi (Trasporti) e Giuliano Poletti (Lavoro) e i sindacati ai massimi livelli (Susanna Camusso, Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti, Giovanni Centrella), il governo ha fatto l’ultima offerta: gli esuberi sono scesi dai 980 di venerdì a 954. Per questi verrà attivato il nuovo meccanismo del contratto di ricollocazione, contenuto nella scorsa legge di Stabilità. Secondo quanto riferito da Lupi, garantirebbe un trattamento pari all’80% dello stipendio per quattro anni, salvo trovare un altro lavoro prima della fine del periodo.
La sorte di 616 lavoratori è invece restare dentro quello che si chiama perimetro aziendale della nuova Alitalia, si tratta, tra l’altro, di circa 250 assistenti di volo che verranno messi in solidarietà e dal cui bacino si attingerà all’occorrenza, e circa 200 lavoratori di terra, da assumere con contratti a tempo indeterminato part time al posto degli attuali stagionali. Infine sarebbero pensionabili in 86 e mentre 50 rimarrebbero all’estero.
L’ultimo gruppo conta 681 lavoratori che troverebbero posto in attività esternalizzate, si è parlato di 56 dipendenti della securit y, 85 dell’Information Technology, 200 della manutenzione pesante che potrebbero andare in Atitech, altri 200 che andrebbero a aziende fornitrici di Aeroporti di Roma. Inoltre ci sarebbe l’offerta da parte di Etihad di ricollocare 100 piloti e 100 tecnici, previa selezione, a Abu Dhabi. I numeri in questo caso sono meno precisi.
Su questo schema si è registrata l’adesione di massima di Fit-Cisl, Uilt, Uglt e delle associazioni professionali Anpac, Anpav e Avia che si sono concentrate sull’ultimo problema, quello del nuovo contratto. La Cgil, come si è detto, si è presa tre giorni di riflessione per consultare la base: «Ci siamo riservati di dare una risposta sull’accordo quadro solo mercoledì prossimo», ha detto il segretario generale Cgil Susanna Camusso, uscendo dal ministero dei Trasporti al termine della trattativa.
Del resto era stata la Cgil in mattinata, rappresentata al tavolo proprio da Susanna Camusso, a frenare sull’accordo: «Non troviamo traccia, nelle dichiarazioni fatte ieri (venerdì per chi legge, ndr ) dai ministri, di una significativa riduzione nel numero degli esuberi» aveva detto il segretario generale. Secondo il quale l’operazione si presenterebbe come «una cessione di ramo d’azienda con licenziamenti collettivi, che non è mai stata fatta in altre aziende». Quanto ai tempi stretti imposti dal governo, se non risolvono i problemi, «non si può chiudere».
La Cgil ha posto due obiezioni fondamentali allo schema proposto venerdì dal governo: 1) non va bene che i lavoratori individuati come esuberi o come ricollocabili vengano licenziati, perché in questo modo si taglia il cordone ombelicale che li lega all’azienda, impedendo loro il rientro in caso di sviluppo; 2) non rassicurano le promesse di ricollocazione di buona parte dei lavoratori formulate dal governo. Secondo la Cgil solo 310 lavoratori hanno al momento un destino certo, l’assunzione prospettata per gli altri presso aziende di manutenzione e di handling, o altre ancora, sarebbe del tutto aleatoria.
Diverso l’atteggiamento di Cisl e Uil, più propense a chiudere sin dalla mattinata, magari con uno «sforzo» del premier Matteo Renzi, sollecitato dal leader della Cisl, Raffaele Bonanni. E in effetti il ministro Poletti, di fronte al muro della Cgil, nel pomeriggio ha cercato di togliere dal tavolo la prima obiezione, offrendo agli esuberi, al posto della mobilità per quattro anni, un anno di cassa integrazione e due di mobilità, durante i quali adoperare il contratto di ricollocazione. Ma la sua fuga in avanti è stata seguita da una sospensione dei lavori per verificare la posizione degli arabi di Etihad, i potenziali acquirenti di Alitalia, circa questa ipotesi. La seconda obiezione della Cgil restava però difficilmente rimovibile.
I tre giorni di sospensione terminano mercoledì, giorno in cui era previsto l’annuncio dell’accordo, presente l’ad di Etihad, James Hogan. E’ possibile che la Cgil cerchi di strappargli un’ultima concessione. Intanto domani l’intesa sarà al vaglio delle banche creditrici.
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