Irpef e Tasi, sui decreti che mancano arriva la «task force» di Palazzo Chigi

Irpef e Tasi, sui decreti che mancano arriva la «task force» di Palazzo Chigi

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ROMA — Il tema dell’attuazione delle riforme plana direttamente sul tavolo del Consiglio dei ministri di oggi, come annunciato martedì dal premier Matteo Renzi con un tweet . «Non va bene», secondo il premier, che i provvedimenti emanati dal suo governo, ma anche da quelli precedenti, rimangano privi di realizzazione a causa della mancanza di atti di secondo livello. Non va bene anche perché dalla loro effettiva implementazione, quando si tratta di riforme strutturali, può derivare maggiore flessibilità nell’interpretazione dei vincoli di bilancio a livello europeo, come si è capito questa settimana a Bruxelles dove si è discusso proprio di questo in occasione dell’Ecofin (Consiglio dei ministri economici dell’Ue).
E allora via libera a una «unità di missione» presso Palazzo Chigi incaricata di smaltire il lavoro arretrato, mentre dovrà essere discusso dal Consiglio dei ministri lo strumento normativo migliore che introduca un potere sostitutivo di Palazzo Chigi nei confronti dei ministeri che non producano i provvedimenti attuativi entro un determinato termine. Nella prima bozza del decreto sulla Pubblica amministrazione era stata inserita una norma di questo tipo, ma sarebbe stata accantonata perché il Quirinale avrebbe eccepito l’assenza dei requisiti di necessità e urgenza. Ma forse i motivi erano anche altri: la norma, conferendo al Dipartimento per gli affari giuridici e legislativi di Palazzo Chigi il potere sostitutivo, gli avrebbe assegnato un ruolo preminente su tutti i ministeri, rompendo l’attuale equilibrio. Certo è che quella norma è saltata.
Ora ci sarebbe l’intenzione di recuperarla in sede di conversione del decreto della Pubblica amministrazione, anche se l’inserimento tramite emendamenti parlamentari potrebbe sollevare dubbi di «estraneità» della materia. Ma c’è un’altra norma che Renzi considererebbe utile adottare, quella che velocizza, attraverso il silenzio-assenso, i decreti interministeriali: se un decreto deve essere firmato da due ministri e uno dei due non si esprime entro il termine previsto, si intende che approva il testo e quindi il provvedimento può essere emanato.
Intanto Renzi ha avuto modo di conoscere lo status quo avendo acquisito due settimane fa, attraverso l’Ufficio per il programma di governo, l’elenco dei provvedimenti attuativi che mancano ancora all’appello. Al 18 giugno, mettendo insieme i cantieri normativi dei tre ultimi governi dal novembre 2011, Monti, Letta e Renzi, mancavano 812 provvedimenti attuativi, senza dei quali le riforme che dovrebbero dinamizzare il Paese restano sulla carta. Di questi provvedimenti, 133, il 16%, sono già dell’esecutivo Renzi (334 sono di Monti su 846 prodotti e 345 di Letta su 457 emanati), che è in carica da quattro mesi e mezzo e ha prodotto 33 norme pubblicate in Gazzetta ufficiale, solo nove delle quali non rinviano ad atti di secondo livello, essendo autoapplicative.
Ma quali sono i principali atti del governo Renzi che devono essere corredati da provvedimenti di secondo livello? Si tratta di cinque leggi: l’«abolizione delle Province», che dal 7 aprile attende cinque atti secondari, la legge che ha disciplinato la Tasi, la tassa sulla casa (7 provvedimenti), il decreto Poletti sul lavoro che è stato convertito in legge a maggio (2), il provvedimento sulle tossicodipendenze (10) e quello sull’emergenza abitativa e l’Expo (9). Poi ci sono cinque decreti: quello sull’Irpef che ha prodotto il bonus da 80 euro (31), la proroga dei commissari delle opere pubbliche (1), il decreto sulle popolazioni dell’Emilia-Romagna (1), quello sulla Cultura presentato dal ministro Franceschini (19) e la proroga della prima rata della Tasi (1). A questi si aggiungono 15 decreti legislativi sui temi più svariati, dalla tratta degli esseri umani ai rifiuti, al trasporto ferroviario, sempre mancanti di atti di secondo livello. Totale: 133 provvedimenti attuativi ancora da adottare.
Recuperare il tempo perduto per Renzi è essenziale per risultare credibile quando in sede europea rivendica al proprio governo l’attuazione delle riforme annunciate. Intanto il cammino dei provvedimenti più attesi subisce un rallentamento: la discussione in Parlamento del disegno di legge delega sul lavoro e del decreto sulla Pubblica amministrazione è stata rinviata per fare spazio alla riforma istituzionale. In tema di lavoro ieri la commissione del Senato ha fatto in tempo ad approvare un emendamento che consente l’utilizzo delle risorse stanziate dalle imprese per la Cig anche a favore dei contratti di solidarietà. Sul decreto Competitività i tecnici del Senato hanno chiesto al governo chiarimenti sulle coperture. Ormai una consuetudine.

 



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