Il Fondo taglia la crescita dell’Italia, allarme conti
NEW YORK — Il Fondo Monetario Internazionale dimezza le previsioni di crescita dell’economia italiana nel 2014 – dallo 0,6% allo 0,3% – ad appena tre mesi dall’«Outlook», il rapporto pubblicato ad aprile. La revisione trimestrale presentata ieri a Città del Messico dal capo degli economisti del Fmi, Olivier Blanchard, segnala un rallentamento planetario con la crescita mondiale del 2014 ora stimata al 3,4% rispetto al 3,7 di aprile. Effetto soprattutto della battuta d’arresto dell’economia statunitense nel primo trimestre di quest’anno con un’improvvisa e imprevista recessione (-3%) causata soprattutto da un inverno straordinariamente gelido in America e del rallentamento di quella cinese (crescita al 7,4% invece del previsto 7,6) a causa di un indebolimento della domanda interna.
Ma non tutto va male, in giro per il mondo: se anche gli altri Paesi emergenti stentano, dopo un lungo periodo di forte crescita, e se la Russia paga duramente per l’aggressione all’Ucraina e le conseguenti sanzioni internazionali (Mosca crescerà appena dello 0,2% invece del previsto 1,3), le cose vanno meglio in Giappone e nella Ue che si conferma in recupero con diversi Paesi che cresceranno più del previsto, nonostante il rallentamento globale delle economie: è il caso della solita Germania, ma anche della Gran Bretagna e della Spagna che raccoglie i frutti delle terapie economiche adottate per contrastare la crisi: crescerà dell’1,2, lo 0,3 in più.
Revisione al ribasso, invece, come detto, per l’Italia. Non siamo gli unici sul banco dei cattivi: il Fondo ha ridotto sensibilmente le previsioni di crescita anche per Brasile e Messico che, però, fin qui avevano galoppato, mentre noi siamo in stagnazione-recessione da dieci anni. In Europa anche la Francia si vede ridurre le previsioni di crescita dello 0,3%, ma il Pil transalpino salirà comunque dello 0,7%, più del doppio del nostro. L’organismo internazionale conferma, invece, le previsioni per il 2015: +1,1% per l’Italia, +1,4 per la Francia. La Spagna l’anno prossimo accelererà (1,6%, lo 0,6 in più rispetto alle previsioni di aprile) mentre la Germania dovrebbe registrare un rallentamento (1,7% anziché il previsto 1,9).
Severo il giudizio del Fondo sull’Italia e la Francia: col loro elevato debito pubblico sono diventate un freno per l’Europa. E i governi di Roma e Parigi non sono riusciti a mettere in campo riforme tali da convincere gli investitori che questi Paesi stanno davvero creando le condizioni per un nuovo ciclo di crescita economica. Meno allarmata l’analisi di Blanchard sulla Cina il cui governo ha già messo in campo uno stimolo per compensare il rallentamento della domanda, con investimenti nell’edilizia e nei trasporti. Analisi «soft» anche sugli Stati Uniti che, dopo la «gelata» invernale, sono tornati a crescere a un ritmo che dovrebbe essere prossimo o addirittura superiore al 3%.
Il Fmi conferma, quindi, di approvare la scelta della Federal Reserve di chiudere la stagione della gestione straordinaria della politica monetaria arrivando al graduale azzeramento dell’acquisto di titoli del Tesoro e di obbligazioni sul mercato entro la fine di quest’anno, mentre i tassi d’interesse (pressoché azzerati fin dall’inizio della crisi, sei anni fa) ricominceranno lentamente a crescere a partire dalla seconda metà del 2015. Un graduale ritorno alla normalità che è necessario ma, avverte il Fondo, nel corso di questo processo potranno generarsi nuovi fenomeni di instabilità dei quali potrebbero fare le spese soprattutto i Paesi emergenti: con l’aumento dei tassi i capitali Usa investiti negli ultimi anni fuori dall’Occidente sono destinati a tornare in buona parte negli Stati Uniti.
Massimo Gaggi
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