Draghi: riforme, non più flessibilità «La ripresa è ancora moderata»
STRASBURGO — Il presidente della Bce Mario Draghi interviene nel dibattito europeo sulla maggiore flessibilità nei vincoli di bilancio nazionali invitando a non «annacquare» le regole attuali. Nel suo primo intervento nella nuova legislatura dell’Europarlamento di Strasburgo, ha incentrato la sua analisi sulla necessità di rilanciare la «crescita», che per ora dovrebbe continuare «moderata». Ha considerato non sufficienti anche i progressi nel mercato del lavoro per la «alta» disoccupazione nella zona euro. Ma ha esortato ad affrontare la situazione attuando «le necessarie riforme strutturali». In questo contesto ha rilanciato la sua proposta di istituire «una qualche forma di governance comune» per questi interventi.
Draghi considera «limitato» puntare solo sulla flessibilità per avere maggiori margini di spesa. Ha detto che «le presenti regole già contengono abbastanza flessibilità». In questo è apparso più vicino alle posizioni della Germania e degli altri Paesi rigoristi del Nord, anche se Italia, Francia e altri Stati del Sud formalmente affermano di accettare questa limitazione. Il presidente della Bce considera positivo aver rafforzato il complesso di vincoli contenuti nel Patto di stabilità e di crescita, nel six-pack e nel two-pack . Ha esortato i governi a «fare grande attenzione a non tornare indietro rispetto a questa conquista o ad annacquare la sua applicazione fino al punto da non farlo più considerare un quadro credibile».
Draghi ha condiviso le preoccupazioni sull’euro forte, che penalizza soprattutto le imprese esportatrici. «Un apprezzamento del tasso di cambio è un rischio per la sostenibilità della ripresa», ha ammesso. Ha poi anticipato che la Bce continuerà la politica monetaria «accomodante» con l’elargizione di ingente liquidità al sistema bancario. Ha parlato dei Tltro (rispetto ai precedenti prestiti Ltro) perché la “t” sta per targeted , cioè mirati. I finanziamenti a bassissimo costo saranno rigidamente «condizionati ai prestiti al settore privato non finanziario». Vengono però esclusi i mutui alle famiglie per l’acquisto di case perché si vuole evitare il rischio di una «bolla», che secondo Draghi potrebbe essere già all’inizio «in alcuni Paesi» nel settore immobiliare.
Nello scenario macroeconomico vede per la moderata ripresa dei rischi al ribasso e di tipo «geopolitico» (soprattutto le tensioni in corso in varie aree, n.d.r.). Draghi, rispondendo a una specifica domanda, ha smentito un suo possibile rientro in Italia. «Resto alla Bce», ha detto in relazione alle «voci infondate», che ha attribuito a «parti interessate».
Anche il Fondo monetario internazionale di Washington condivide le previsioni di crescita debole nell’area euro, rivedendo il Pil leggermente al ribasso all’1% nel 2014 e all’1,5% nel 2015, non sufficiente a risolvere il grave problema della disoccupazione. La ricetta consigliata riporta sempre alle «riforme strutturali». Viene poi sollecitato il sostegno finanziario alle piccole imprese con difficoltà di accesso al credito. In questa chiave il Fmi apprezza l’intervento finanziario determinato della Bce di Draghi. Solleva però dubbi sull’azione contro la bassa inflazione e i rischi di deflazione.
Ivo Caizzi
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