by redazione | 19 Luglio 2014 10:16
Chi è stato ad abbattere con un missile l’aereo malese con a bordo 289 persone (80 bambini), tutte morte? Secondo russi, filorussi e ucraini, i quattro giorni di tregua dichiarati in Ucraina, dove da mesi è in corso un vero e proprio conflitto civile, dovrebbero servire esattamente a questo: inchiodare alle proprie responsabilità chi ha fatto partire il missile terra aria che ha abbattuto il Boeing Mh17 della Malaysia Airlines, schiantatosi giovedì al confine tra Russia e Ucraina.
I filorussi, in teoria il luogo dove è precipitato il velivolo è zona controllata da loro, hanno lasciato agli osservatori dell’Osce libero ingresso in quelle aree. Le due scatole nere del volo Mh17 sono adesso in mano a chi dovrebbe comunicare al mondo cosa è realmente successo. Ossia chi ha sparato il missile. Ad ora nessuno ha ammesso niente, anzi. La girandola di rumors, informazioni, comunicati, presunte telefonate intercettate, presunti video on line, non hanno chiarito niente. Un rimpallo costante tra Kiev e filorussi: gli uni accusano gli altri.
Intanto, per permettere l’avvio dell’indagine, si cerca di trovare almeno un accordo sulla tregua. Il presidente ucraino Petro Poroshenko ha detto di essere pronto ad accettarla. L’intento sarebbe stato confermato da una telefonata fra Angela Merkel, Poroshenko, l’olandese Rutte e il polacco Tusk sugli sviluppi del conflitto ucraino dopo l’abbattimento dell’aereo malese. Secondo una nota di Berlino, «c’è accordo sul fatto che la Russia dovrebbe usare la sua influenza sui separatisti in modo chiaro ed efficace perché la pace abbia una chance».
Nel frattempo c’è da capire cosa sia successo, davvero. Ma questo porta a una seconda domanda: chi lo farà? Secondo quanto emerso ieri, da fonti europee, dovrebbe essere l’Ucraina la responsabile della conduzione dell’inchiesta. Si tratterebbe di attuare uno schema internazionale, secondo il quale saranno ammessi a partecipare anche esperti malesi, in qualità di Paese della compagnia aerea, gli Usa, perché costruttori del Boeing, l’Olanda, come Paese che ha riportato il maggior numero di vittime e infine i britannici, per la manifattura dei motori.
E questo potrebbe essere un altro problema. Di Kiev, infatti, rapida a promettere anche poche ore dopo il disastro un’indagine, c’è da fidarsi ben poco, dato che il governo di Majdan si è già reso responsabile dell’annuncio di svariate inchieste che non hanno mai trovato la luce, figurarsi una verità, neppure di comodo. L’Osce potrebbe garantire un’analisi indipendente della situazione, ma non si tratta di persone che vivono su Marte.
Ieri, ad esempio, i servizi segreti americani, senza andare per il sottile avrebbero comunicato le loro rapide conclusioni, pur in assenza di prove: sono stati i filorussi. Ipotesi per altro probabile, a causa di varie concomitanze, prima fra tutte il fatto che i separatisti dell’Ucraina orientale erano considerati in pieno controllo della zona dove l’aereo è precipatato. Nei giorni scorsi avevano abbattuto due jet cargo dell’esercito ucraino, rivendicando tanto il gesto, quanto la strumentazione con cui sarebbero stati effettuati i lanci fatali dei missili.
Stando a quanto trapelato nelle settimane scorse, sem,bra verosimile che i filorussi siano in possesso del Buk, il sistema di lancio di missili capace di colpire anche un aereo commerciale (che vola su rotte alte, anche per motivi di risparmio). Gli indizi conducono tutti ad una responsabilità dei filorussi, ma prove al momento non ce ne sono. L’indagine è stata invocata ufficialmente anche dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, che riunito per una seduta d’emergenza, ha chiesto «un’indagine indipendente e approfondita sull’incidente al volo Mh17 della Malaysian Airlines, precipitato ieri nell’est dell’Ucraina con 298 persone a bordo».
Certo all’Onu non brillano per prontezza: mentre anche gli Usa, già nella serata di giovedì, avevano confermato l’abbattimento dovuto ad un missile, ieri il segretario generale dell’Onu, ancora dubitava. L’ipotesi di un missile, ha detto Ban Ki-moon, se fosse vera, sarebbe terribile, orribile, allarmante. Bisognerebbe specificare al segretario generale che l’ipotesi è confermata, è vera; pare che su questo dubbi non ce ne siano.
Accettare questo, significherebbe anche ammettere, sia da parte dell’Onu, sia dell’Unione europea, una responsabilità significativa e consistente, al di là di chi ha premuto il tasto per il lancio del missile: la guerra in Ucraina pesa e non poco sulle spalle di un’Europa confusionaria e irresponsabile e sull’Onu, che, in tutti questi mesi, non è andata al di là di qualche proclama scontato. Senza parlare della Nato e degli Usa. E non mancano le responsabilità di Putin, che se prima ha presumibilmente armato e sorretto i filorussi, ha poi lasciato che la situazione finisse per stagnare, creando così una confusione del tutto conveniente a Mosca, specie dopo aver ottenuto nel modo più soft possibile l’annessione alla Federazione russa della Crimea.
E ieri il ministro degli esteri russo Lavrov, ha tirato fuori il Cremlino anche dall’indagine internazionale: «La Russia non ha alcuna intenzione di tenere le scatole nere del Boeing della Malaysian airlines abbattuto ieri nell’est dell’Ucraina».
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