Banche russe nel mirino dell’Europa Verso la «fase tre» delle sanzioni

Banche russe nel mirino dell’Europa Verso la «fase tre» delle sanzioni

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BRUXELLES — Corsa contro il tempo. A Bruxelles sono ore di lavoro intenso per accelerare la pressione diplomatica sul Cremlino e dare un contenuto concreto alla minaccia di nuovi provvedimenti in caso di mancata cooperazione nell’accertamento della verità sul volo MH17. Ieri gli ambasciatori dei 28 Stati dell’Unione Europea hanno concordato l’estensione delle misure mirate a individui e società e avviato la discussione sul testo proposto dalla Commissione per aprire la nuova fase di sanzioni nei settori strategici dell’economia russa già sull’orlo della recessione. Nel mirino del più duro pacchetto finora discusso dalla Ue anche le banche pubbliche, che con la loro attività di finanziamento svolgono un ruolo vitale per Mosca. Un primo passo per dimostrare che l’abbattimento del Boeing segna una svolta irreversibile e colpire l’Orso, senza strangolarlo. Capitali e istituzioni comunitarie devono calibrare retorica e tempistica anche per non far deragliare la partita parallela che in queste ore si gioca nelle stanze del potere russo e dalla quale dipende la scelta di Putin tra il dialogo e una definitiva chiusura che si ripercuoterebbe sulle economie del Continente.
Il dibattito europeo sulle sanzioni procede di pari passo con gli sviluppi a Mosca e Donetsk. Ieri l’amministrazione Obama ha accusato l’artiglieria russa di sparare oltreconfine contro siti militari ucraini: secondo «nuove prove» citate dal Dipartimento di Stato americano Mosca è pronta a inviare ai separatisti «lanciarazzi più potenti e sofisticati».
Gli ambasciatori Ue tornano oggi al tavolo per discutere di accesso al mercato dei capitali, difesa, beni a uso civile e militare e alte tecnologie. I lavori proseguiranno la prossima settimana. Per essere approvate, eventuali nuove sanzioni dovranno superare un ulteriore passaggio politico a livello di capi di Stato e di governo o di ministri degli Esteri. Secondo il documento preliminare della Commissione le misure principali comprendono taglio ai finanziamenti delle banche pubbliche russe, divieto di emettere prodotti finanziari sulle piazze europee, embargo sulle armi per i futuri contratti, limitazione dell’accesso alle infrastrutture energetiche (la mossa comprometterebbe il progetto del gasdotto South Stream che aggira l’Ucraina e al quale partecipano Eni, Edf, Wintershall). E tra le limitazioni per gli europei, l’impossibilità d’investire in azioni emesse da istituti con partecipazione statale russa superiore al 50% e di esportare tecnologie usate nella perforazione in acque profonde, nelle esplorazioni dell’Artico, nell’estrazione di gas di scisto. Manovre tese a creare incertezza sui mercati e favorire la fuga di capitali da Mosca.
Si aggiungono invece 15 persone fisiche e 18 tra compagnie e istituzioni alla lista per il congelamento degli asset e il blocco dei visti. Tra i 72 soggetti già inclusi comparivano il vice premier Dmitri Rogozin, il capo di stato maggiore Valery Gerassimov, il direttore dell’intelligence militare Igor Sergoun. I nuovi nomi, che saranno resti noti nelle prossime ore, sono stati indicati in seguito all’estensione della base giuridica per colpire figure «che sostengano o beneficino delle decisioni su Crimea e Ucraina orientale»: oligarchi e amici del presidente.
Maria Serena Natale



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