Antidroga, colpo di coda dei soliti noti

by redazione | 2 Luglio 2014 8:19

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La demo­cra­zia e la poli­tica via web sono temi d’attualità. Pos­sono sosti­tuire com­ple­ta­mente le occa­sioni “tra­di­zio­nali” di con­fronto e di discus­sione? Per quanto riguarda il tema delle poli­ti­che sulle dro­ghe, pare di si, a sen­tire il Dipar­ti­mento Poli­ti­che Anti­droga. Infatti ha finan­ziato per € 435.000 il pro­getto D – Audit che verrà pre­sen­tato a Roma il pros­simo 11 Luglio.

Le con­sul­ta­zioni e la rac­colta di prese di posi­zione, gli orien­ta­menti, le opi­nioni dovreb­bero avve­nire solo per via infor­ma­tica, una volta accre­di­ta­tisi sulla piat­ta­forma. Non solo, ma il pro­getto ha l’ambizione di “valu­tare quan­ti­ta­ti­va­mente” i pareri e le pro­po­ste in que­sto modo rac­colti. Rag­giun­gendo due obiet­tivi: quello di auto­riz­zare i sog­getti ad inter­ve­nire (attra­verso l’accreditamento) e quello di “dare i voti” ad ogni indi­ca­zione o pro­po­sta. La let­tura del primo docu­mento pub­blico con­tiene anche valu­ta­zioni del tutto nega­tive sulle Con­fe­renze Nazio­nali sulle dro­ghe che, per det­tato di legge, devono essere cele­brate ogni tre anni.

L’ultima avrebbe dovuto essere orga­niz­zata entro l’anno 2012, a tre anni dalla occa­sione nefa­sta di Trie­ste (2009). Le con­fe­renze sono fonte di fasti­dio per­ché offrono “momenti di con­fronto e di pre­sen­ta­zione dei diversi punti di vista, vis­suti con molta inten­sità e con con­te­nuti pre­va­len­te­mente politico/ideologici”. Sem­pre nel docu­mento, il fasti­dio è mas­simo quando si accenna a “varie lobby pre­senti nella società civile (sia del pri­vato sociale che di quello commerciale/industriale) che spesso pro­du­cono for­tis­sime pres­sioni a livello poli­tico e media­tico”, così testual­mente è scritto nel docu­mento di pre­sen­ta­zione del pro­getto. Per­ciò, basta con­fe­renze, basta società civile, basta lob­bies; si passi deci­sa­mente ad una rac­colta di pro­po­ste irreg­gi­men­tata, con­trol­lata e valu­tata a livello cen­trale: la cui fina­lità non è dun­que di “moder­niz­zare” la comu­ni­ca­zione e di fare eco­no­mia, ma di ste­ri­liz­zare, se non eli­mi­nare tout court, qual­siasi forma di con­fronto con il mondo che opera nel campo delle dro­ghe. Del resto il costo di tutto rispetto del pro­getto D-Audit fa capire che le pre­oc­cu­pa­zioni di bilan­cio non sono in cima ai pen­sieri del Dipar­ti­mento Antidroga.

Domina invece Il fasti­dio per que­sta “società civile” che si per­mette di opi­nare, di avan­zare pro­po­ste, di cri­ti­care che è palese quanto inac­cet­ta­bile. C’è da mera­vi­gliarsi ulte­rior­mente? No, se si osserva la costante moda­lità deci­sio­nale cen­tra­li­sta ed esclu­siva del DPA. Ma se si volesse appli­care lo stesso metodo ad altri campi? Chi vuole espri­mere un’opinione sulla poli­tica sull’immigrazione (per esem­pio) deve pas­sare le for­che cau­dine dell’accreditamento; poi, la sua pro­po­sta, la cri­tica, il sug­ge­ri­mento ver­ranno “valu­tate” quan­ti­ta­ti­va­mente; e, se accet­ta­bili all’establishment, ammesse.

L’incredibile pro­po­sta è sulla soglia dell‘attuazione. Il pro­getto dovrebbe essere rea­liz­zato dai soliti noti del DPA: il socio­logo Pie­retti dell’Università di Bolo­gna (qual­cuno ricorda la sua “valu­ta­zione” degli stra­bi­lianti risul­tati di San Patri­gnano?), l’Italian Scien­ti­fic Com­mu­nity on Addic­tion (sem­pre DPA) Drog@news (DPA – Uni­cri) e l’immancabile Dipar­ti­mento delle Dipen­denze della Asl 20 di Verona.

L’onda lunga della gestione auto­ri­ta­ria, cen­tra­li­sta ed esclu­dente (chi esprime dis­senso dalla linea uffi­ciale) del DPA con­ti­nua e sarà neces­sa­rio ancora tempo per rad­driz­zare la rotta. La lobby DPA è ancora tutta al suo posto e con­ti­nua a godere pri­vi­legi ed opportunità.

Una cosa è certa: la dire­zione va cam­biata in fretta e con deci­sione. Tra le prio­rità dovrà essere la con­vo­ca­zione della pros­sima Con­fe­renza Nazio­nale sulle Dro­ghe, quella dell’era post Giovanardi-Fini.

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