Alitalia, esuberi dimezzati a quota 980

by redazione | 12 Luglio 2014 19:19

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ROMA — Mille e 271 lavoratori «salvi» e 980 in mobilità. È questa l’ultima offerta del governo al tavolo della trattativa su Alitalia. Per oggi, entro le 11, il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, attende la risposta dei sindacati: «Oltre non si può andare: la prossima settimana sarà qui l’ad della compagnia Etihad (il vettore arabo interessato a acquisire il 49% di Alitalia, ndr ) e noi abbiamo il dovere di dire sì o no».
Ma qual è nel dettaglio l’offerta del governo illustrata ieri pomeriggio da Lupi e dal collega del Lavoro, Giuliano Poletti? Dei 2.251 esuberi del piano industriale, ha riferito Lupi, 980 andranno in mobilità con l’80% dello stipendio per quattro anni, staccandosi definitivamente dall’azienda e utilizzando, per la prima volta, il nuovo «contratto di ricollocamento» introdotto dalla legge di Stabilità, per il quale, ha detto Poletti, «mi sembra, c’è già uno stanziamento di 15 milioni per la fase sperimentale». È lo stesso ministro a spiegare il meccanismo: «Questo strumento — ha detto — consente a chi è in mobilità di fare un accordo con le agenzie del lavoro, in questo caso del Lazio, con il supporto di una unità di missione alla quale partecipano i ministeri interessati, in questo caso del Lavoro e delle Infrastrutture e Trasporti, la Regione in collaborazione con l’Enac». Ma attenzione: «Non è una garanzia, ma un contratto di servizio che prevede obblighi per i lavoratori, per l’agenzia e le istituzioni e rappresenta l’anticipazione delle politiche attive del lavoro che si fa fatica a far passare». Insomma, «si organizza un contratto individuale per costruire un corso di ricollocamento».
Per 250 assistenti di volo è invece prevista la permanenza in azienda con contratti di solidarietà o rotazione. I restanti 1.021 lavoratori dovrebbero essere ricollocati in altre aziende che gravitano nell’area di Alitalia: si parla della società che fa manutenzione Atitech, dell’aeroporto di Fiumicino (ma la società di gestione Adr ha negato ogni coinvolgimento), mentre al momento nella lista non figura Poste Italiane, azionista di Alitalia, perché con la procedura in corso dell’Ue sugli aiuti di Stato sarebbe una mossa controproducente.
«Quello di questi giorni — ha dichiarato Lupi — è stato un buon lavoro: ora siamo al rush finale». Ma per arrivarci manca il consenso dei sindacati: ieri quando i ministri hanno lasciato il tavolo ai tecnici delle rispettive parti, una parte dei sindacati era ancora sulle proprie posizioni, cioè non era d’accordo a mettere i 980 lavoratori in esubero in mobilità, reclamando per essi uno strumento temporaneo, come la cassa integrazione. Secondo questi sindacati, i 980 dovrebbero rimanere nella holding , cioè la vecchia Alitalia-Cai che controllerebbe la newco il cui 49% verrebbe acquistato dagli arabi. In questo modo potrebbero rientrare in azienda in caso di sviluppo della stessa. A ieri sera i sindacati del volo Anpac, Anpav e Avia invece si dicevano soddisfatti della proposta del governo.

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