No Ttip, a Bruxelles mobilitazione globale

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Disco­te­che, tea­tri e spazi cul­tu­rali, ma anche ser­vizi essen­ziali e finanza: l’Europa sta per spa­lan­care alle imprese Usa le porte delle aree più sen­si­bili della sua eco­no­mia e della sua stessa iden­tità. Un’ignota gola pro­fonda ha da poco sot­tratto al segreto com­mer­ciale il docu­mento in cui la Com­mis­sione pro­pone agli Stati uniti set­tori e moda­lità di aper­tura dei mer­cati dei ser­vizi degli Stati mem­bri nell’ambito del nego­ziato tran­sa­tlan­tico di libe­ra­liz­za­zione com­mer­ciale Ttip.

Dal 14 luglio, infatti, i nego­zia­tori Usa e Ue si incon­tre­ranno di nuovo a Bru­xel­les per far avan­zare le trat­ta­tive e in quella occa­sione l’Ue si pro­pone, nero su bianco, di por­tare a casa «un affondo senza pre­ce­denti al mer­cato Usa e alle regole di set­tore», si legge nel testo, che nel nostro con­ti­nente vale oltre il 45% del Pil. Pec­cato però che il Con­gresso Usa ha dato a Obama il man­dato di nego­ziare solo il livello fede­rale, e che quindi, le nostre imprese non potranno con­cor­rere per appalti e for­ni­ture gestite dai sin­goli Stati, men­tre noi offriamo poten­zial­mente a quelle Usa, su un piatto d’argento, diritti, dignità fino all’ultimo banco del mer­cato rio­nale, festa patro­nale o fon­ta­nella d’acqua di periferia.

Ancor più grave il fatto che, men­tre gli Usa stanno difen­dendo le misure che hanno intro­dotto per con­trol­lare mutui e deri­vati per com­bat­tere la crisi, la Com­mis­sione si ostini a volerle met­tere in discus­sione, trat­tan­dole come sem­plici bar­riere al com­mer­cio, invece di impa­rare la lezione Usa e met­tere i suoi cit­ta­dini al sicuro visto che qui, al con­tra­rio, le spe­cu­la­zioni sono con­ti­nuate con alle­gria e tutti i nostri risparmi (per chi ne ha ancora, data la situa­zione) sono a quo­ti­diano rischio di crack.

Oltre al danno, la beffa: il modello di coo­pe­ra­zione rego­la­to­ria pro­po­sta dalla Com­mis­sione pre­vede che, oltre a con­sul­tare sem­pre Washing­ton prima di intro­durre qua­lun­que nuova norma per con­trol­lare o gestire i ser­vizi, i nostri Stati dovreb­bero sot­to­porne le bozze ai «por­ta­tori d’interesse» nazio­nali o d’esportazione, per evi­tare future cause, opzione non pre­vi­sta per i cit­ta­dini sem­plici. A chi accusa sin­da­cati e asso­cia­zioni schie­rati con­tro il Ttip d’essere ani­mati di sen­ti­menti anti­a­me­ri­cani, la migliore rispo­sta arriva dalle orga­niz­za­zioni stesse che, dalle due parti dell’Oceano, con­ver­ge­ranno a Bru­xel­les il 14 e 15 luglio per far sen­tire le pro­prie ragioni ai nego­zia­tori dei pro­pri Paesi, men­tre il nuovo Par­la­mento Ue a Stra­sburgo voterà il pre­si­dente della Commissione.

Obiet­tivo della due giorni è orga­niz­zare per l’11 otto­bre pros­simo una gior­nata di mobi­li­ta­zione glo­bale Stop Ttip. In attesa che il nuovo Par­la­mento batta un colpo diverso dal pre­ce­dente, e che la nuova Com­mis­sione fermi que­sta danza infer­nale verso il bara­tro della democrazia.

*Vice­pre­si­dente di Fairwatch/Campagna Stop TTIP Ita­lia. Tutti i det­ta­gli sui nego­ziati al sito www?.stop?.ttip?.Ita?lia?.net



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