La truffa del supervirus a Novartis 16 milioni per i vaccini inutili

by redazione | 21 Giugno 2014 9:30

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FIRENZE . Venne prospettata come un’epidemia devastante, una pandemia. Un ceppo di influenza partito dai maiali e pronto a diffondersi tra gli uomini. L’Oms dette l’allarme e i governi mondiali contattarono i produttori di vaccini, per affrontare il virus A (H1N1). Sono passati cinque anni da quegli appelli e la suina non si è mai vista. In compenso sono stati venduti tantissimi vaccini che, ritengono i Nas e la procura di Siena, sono stati pagati più del dovuto. L’Italia avrebbe sprecato 16 milioni a causa del prezzo delle dosi di Focetria gonfiato dalla casa farmaceutica di vertice nel settore, la Novartis vaccines and diagnostics, attraverso un sistema di sovrafatturazioni tra società del gruppo. E il sospetto è che lo stesso meccanismo sia stato utilizzato anche con il Fluad, venduto per prevenire le “normali” influenze stagionali. Ieri i carabinieri hanno perquisito la sede di Origgio (Varese) e lo stabilimento di Siena della multinazionale svizzera, che di recente ha ceduto il settore a Glaxo. È stato indagato per truffa aggravata l’ad della sezione vaccini, Francesco Gulli. La Novartis, sotto accusa per l’illecito amministrativo connesso al reato del suo dirigente, si difende: «Il nostro operato è, ed è sempre stato, improntato al pieno rispetto della legge e delle disposizioni vigenti».
È un periodo difficile per la multinazionale. A marzo l’Antitrust l’ha multata per 180 milioni di euro insieme a Roche per il cartello volto a favorire il costosissimo Lucentis come rimedio contro la maculopatia a spese del più economico Avastin. Il ministero della Salute ha poi chiesto un danno da un miliardo e 200 milioni.
C’era molta fretta di intervenire nel 2009, e quando c’è fretta si rischia di sbagliare. Dopo l’allarme dell’Oms, il ministero istituì l’unità di crisi che paventò molti morti in Italia. Si decise di vaccinare 24 milioni di persone. Fu il sottosegretario alla protezione civile Bertolaso a dire a Novartis e a Sanofi che il governo voleva acquistare i vaccini. Il 31 luglio, il presidente del consiglio Berlusconi incaricò il ministero di comprarli con procedura di somma urgenza. In ragione proprio di quell’urgenza, il contratto fu vistato dalla Corte dei conti, anche se non venne attestata la congruità del prezzo. A prendere la decisione fu Vittorio Giuseppone, il giudice arrestato il 3 giugno scorso per corruzione nell’ambito dell’inchiesta sul Mose.
Per quei 24 milioni di dosi lo Stato aveva concordato un prezzo di 184 milioni 800 mila euro. Nel 2010 ci si rese conto che la pandemia non sarebbe arrivata, e il ministero chiese di bloccare la fornitura ai primi 12 milioni di
vaccini. Novartis avviò un contenzioso al Tar. Nel 2012 si raggiunse un accordo transattivo per 20 milioni di euro. Due milioni 700 mila sarebbero stati di troppo, secondo i Nas e la procura senese. Per giustificare i costi, Novartis presentò fatture americane dell’Mf59, un “adiuvante”, il cui prezzo sarebbe stato gonfiato del 500%, cioè passato da 660 euro a 3.964 euro al litro. Quel componente viene prodotto in Germania, ma dalle fatture risultava acquistato negli Usa, una triangolazione usata per incrementare i prezzi. Ma anche il costo pattuito nel 2009 per le 12 milioni di dosi di Focetria risentirebbe del sovrapprezzo dell’Mf59. Così il danno potrebbe raggiungere i 16 milioni. Stesso discorso vale per i vaccini contro l’influenza stagionale, ma in questo caso non è stato ancora calcolato l’eventuale impatto economico

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