by redazione | 9 Giugno 2014 8:34
UN COMMANDO di uomini armati con mitragliatori e granate ha assalito ieri sera il vecchio terminal dell’aeroporto Jinnah di Karachi, escluso dal traffico commerciale ma destinato ad arrivi e partenze di persone di rilievo. I terroristi, da quattro a sei secondo la polizia pachistana, hanno lanciato bombe a mano e aperto il fuoco sul personale di sicurezza: il primo provvisorio bilancio parla di almeno cinque guardie e due assalitori rimasti
uccisi nello scambio di fucilate. Ma fino a tarda serata lo scontro continuava, mentre sullo scalo convergevano polizia e corpi speciali.
Le autorità pachistane hanno sospeso i voli sull’aeroporto. Nelle immagini diffuse dalla tv pachistana, si intravede un incendio nel terminal, accanto ai jet parcheggiati.
Un altro sanguinoso attentato ha stravolto la zona del Baluchistan, al confine fra Pakistan e Iran: un attentatore suicida ha straziato gli avventori di un ristorante, si parla di 23 morti ma il bilancio sembra destinato a farsi ancora più tragico. Il locale era frequentato soprattutto dalla comunità sciita e in particolare, sottolinea la France Presse, il gruppo all’interno del ristorante era reduce da un viaggio in Iran: questo fa pensare a un attacco di natura qaedista, secondo la prassi ormai abituali già seguita in Iraq e in Siria.
Per ora non è chiaro se i due attentati siano collegati, come non è facile capire quale sia lo scopo dell’attacco all’aeroporto, soprattutto perché resta ancora da capire chi siano gli assalitori. La prima, più ovvia, ipotesi è quella che punta il dito contro i Taliban pachistani, da sempre disponibili ad attacchi sanguinari, anche rivolti verso i civili. Gli “studenti coranici” pachistani sono diversi dai Taliban dell’Afghanistan anzi tutto per l’obiettivo strategico, che per loro è il rovesciamento dello Stato pachistano (da sempre sostenitore più o meno occulto dei Taliban afgani). Ma differenze forti sono anche nel modo di condurre le azioni: il nucleo centrale dei Taliban pachistani, il Tehrik-i-Taliban Pakistan, adopera tecniche sanguinose, bombe contro civili e rapimenti a scopo di estorsione, al punto che una parte del gruppo ha preferito staccarsi e agire per conto suo, considerando queste tecniche anti-islamiche.
Il fatto che l’attacco allo scalo sia avvenuto a Karachi, però, lascia aperta la strada a un’altra ipotesi, che la sparatoria sia il seguito dei disordini dei giorni scorsi, collegati all’arresto martedì a Londra di Altaf Hussain, leader del Muttahida Qaumi Movement, il partito laico della popolazione di lingua urdu, molto forte in città.
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