Sequestro israeliani. Hebron circondata, ucciso un ragazzo palestinese a Jalazon

by redazione | 17 Giugno 2014 12:32

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Non si scor­gono mezzi coraz­zati e armi pesanti in movi­mento ma per­cor­rendo la super­strada che dalla colo­nia di Gilo (Geru­sa­lemme) arriva fino a Hebron si ha comun­que l’impressione di andare al fronte. Ovun­que, a piedi o a bordo delle jeep blin­date, ci sono sol­dati israe­liani con l’equipaggiamento da com­bat­ti­mento. E i posti di blocco mili­tari sigil­lano gli ingressi di molti cen­tri abi­tati pale­sti­nesi. Senza l’accredito stampa e una targa gialla sull’auto è dif­fi­cile arri­vare a Hebron. Nella città e nei vil­laggi vicini, verso le col­line della Cisgior­da­nia meri­dio­nale si con­cen­trano le ricer­che dei tre ado­le­scenti israe­liani scom­parsi gio­vedì sera nei pressi del blocco di colo­nie di Etzion. L’Esercito israe­liano usa il pugno di ferro. Nella zona H1 di Hebron, che pure è for­mal­mente sotto il con­trollo dell’Autorità nazio­nale pale­sti­nese, da venerdì non si ces­sano i raid nelle abi­ta­zioni, seguiti quasi sem­pre da scon­tri tra i sol­dati e gruppi di gio­vani pale­sti­nesi, come ieri a Bab Zawiye.

Scene che si ripe­tono in altre zone della Cisgior­da­nia e, ieri all’alba, Ammar Ara­fat, un gio­vane di 19 anni è stato ucciso da un colpo al petto spa­rato dai mili­tari durante le pro­te­ste divam­pate dopo i rastrel­la­menti nel campo pro­fu­ghi di Jala­zon, non lon­tano da Ramal­lah. «La situa­zione è grave – ci dice Isa Amro, noto atti­vi­sta pale­sti­nese di Hebron – i raid pro­se­guono e i nostri gio­vani affron­tano con i sassi i sol­dati israe­liani nel ten­ta­tivo di fer­marli. Temo il peg­gio da un momento all’altro».

Negli ultimi quat­tro giorni a Hebron sono state arre­state circa 150 per­sone, rife­ri­scono i pale­sti­nesi, 40 dei quali solo nella notte tra dome­nica e lunedì. Sabato in manette sono finiti anche i parenti stretti e le mogli di Amr Abu Eisha e di Mar­wan Kawa­sme, i due mili­tanti di Hamas dei quali non si sa più nulla da gio­vedì e che l’intelligence israe­liana con­si­dera coin­volti nel seque­stro di tre ado­le­scenti. La moglie di Kawa­sme ieri è stata libe­rata men­tre quella di Abu Eisha è sotto inter­ro­ga­to­rio. Israele è certo che die­tro al rapi­mento ci sia l’ala mili­tare del movi­mento isla­mico Hamas che, da parte sua, con­ti­nua con forza a negare ogni coin­vol­gi­mento. Nelle ultime 72 ore l’esercito israe­liano ha arre­stato, di fatto, tutta la lea­der­ship isla­mi­sta in Cisgior­da­nia (oltre 80 per­sone), inclusi il pre­si­dente del par­la­mento Aziz Dweik e l’ideologo Has­san Yusef. Il governo Neta­nyahu minac­cia di depor­tarli tutti a Gaza. Minac­cia anche di demo­lire le loro abi­ta­zioni e quelle di altri atti­vi­sti di movi­mento isla­mico. E ipo­tizza misure più dure nei con­fronti dei dete­nuti di Hamas in car­cere in Israele

. Pres­sioni, dicono gli israe­liani, per costrin­gere i pale­sti­nesi a libe­rare i tre rapiti. Sul ter­reno però col­pi­scono l’intera popo­la­zione pale­sti­nese, mani­fe­stan­dosi come una puni­zione col­let­tiva. Il pre­mier Neta­nyahu, il mini­stro della difesa Yaa­lon e altri rap­pre­sen­tanti del governo ripe­tono che eser­cito e poli­zia hanno carta bianca per ritro­vare i ragazzi spa­riti. E il mini­stro degli esteri Lie­ber­man mette in chiaro che, in ogni caso, non ci sarà uno scam­bio di pri­gio­nieri. E pro­prio dei dete­nuti poli­tici par­lano, e tanto, tutti i pale­sti­nesi. Con rab­bia verso il resto del mondo che, spie­gano, ignora la con­di­zione di migliaia di pri­gio­nieri poli­tici e lo scio­pero della fame che oltre 200 dete­nuti stanno facendo da set­ti­mane con­tro il car­cere senza pro­cesso pra­ti­cato da Israele (la deten­zione “ammi­ni­stra­tiva”). In un’intervista con l’agenzia Maan l’autore sati­rico pale­sti­nese Ali Qaraqe ha chie­sto «Cosa sono mai tre dispersi rispetto alle migliaia di pri­gio­nieri pale­sti­nesi nelle car­ceri israe­liane? I pri­gio­nieri non hanno forse fami­glie? E’ come se gli israe­liani fos­sero umani e noi invece di un altro pianeta».

Cosa acca­drà nei pros­simi giorni? Se gli svi­luppi del seque­stro dei tre ado­le­scenti saranno dram­ma­tici, è pre­ve­di­bile una pesante rap­pre­sa­glia mili­tare da parte di Israele. Ma saranno impor­tanti anche i riflessi poli­tici, non solo nei rap­porti tra Neta­nyahu e Abu Mazen ma anche tra il pre­si­dente pale­sti­nese e Hamas. Messo nell’angolo dalla cam­pa­gna media­tica e diplo­ma­tica lan­ciata dal governo israe­liano, pres­sato dal Segre­ta­rio di stato John Kerry, Abu Mazen ieri per la prima volta da venerdì ha con­dan­nato il seque­stro. Parole che non pochi hanno inter­pre­tato come un indice pun­tato con­tro Hamas. For­mato ai primi di giu­gno, l’esecutivo pale­sti­nese di con­senso nazio­nale, frutto dell’accordo di ricon­ci­lia­zione Fatah-Hamas del 23 aprile, forse è già giunto al capolinea.

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