Ma quanto ci crede la Fiat

by redazione | 10 Giugno 2014 10:31

Loading

Da quando Ser­gio Mar­chionne ha pre­sen­tato il piano 2014–2018 per il gruppo Fiat-Chrysler (FCA), abbiamo regi­strato molti com­menti, si è otte­nuta qual­che infor­ma­zione in più, alcune cose si sono chia­rite meglio e può essere quindi oppor­tuno ritor­nare sull’argomento.

Ricor­diamo intanto alcune debo­lezze attuali del gruppo auto­mo­bi­li­stico: bassa red­di­ti­vità e scarsa dispo­ni­bi­lità di risorse finan­zia­rie, basso livello di inve­sti­menti, in par­ti­co­lare poi nelle nuove tec­no­lo­gie (motori ibridi, auto elet­trica, auto che si guida da sé, ecc.), gamma di pro­dotti con buchi vistosi, scarso pre­si­dio di alcune aree geo­gra­fi­che fon­da­men­tali (Cina, Asia, anche molti paesi euro­pei), con con­cen­tra­zione delle ven­dite essen­zial­mente in tre paesi (Ita­lia, Bra­sile, Usa), forte sot­tou­ti­liz­za­zione degli impianti in Ita­lia, per­dita pro­gres­siva di quote di mer­cato in Europa.

Sot­to­li­neiamo anche alcuni aspetti dell’evoluzione recente del mer­cato dell’auto: mode­rata cre­scita annuale com­ples­siva a livello mon­diale, trai­nata però dai paesi emer­genti, ma sta­gna­zione in Europa, forte evo­lu­zione in atto del pro­dotto auto, in par­ti­co­lare per quanto riguarda la pro­pul­sione, muta­mento pro­gres­sivo dei rap­porti di forza con le imprese della com­po­nen­ti­stica, che ten­dono a otte­nere una red­di­ti­vità molto più rile­vante e a tenere pro­gres­si­va­mente in pugno i costruttori.

«COSÌ È UN ATTO DI FEDE»

Ricor­diamo a que­sto punto in estrema sin­tesi i prin­ci­pali aspetti del piano. Esso mira a spin­gere il gruppo verso il seg­mento “pre­mium”. È pre­vi­sto poi che le ven­dite pas­sino dai 4,4, milioni di unità del 2013 ai 7,0 milioni del 2018, con 55 miliardi di inve­sti­menti nel periodo. Si mira tra l’altro a coprire alcuni buchi vistosi a livello di por­ta­fo­glio pro­dotti e di aree geo­gra­fi­che, aumen­tando nel con­tempo for­te­mente la redditività.

La mag­gior parte degli ana­li­sti ha dato una valu­ta­zione piut­to­sto nega­tiva del pro­getto. Ci sem­bra che tale giu­di­zio, oltre che appog­giarsi sulla sto­ria recente (i pre­ce­denti piani di Mar­chionne non sono stati per nulla rispet­tati), fac­cia rife­ri­mento alla scarsa docu­men­ta­zione di cui il piano è cor­re­dato. Man­cano gli sce­nari di rife­ri­mento, le ipo­tesi cioè su mer­cato, tec­no­lo­gie, anda­mento dell’economia, ecc, sulla base dei quali l’azienda ha costruito il piano. Un buon pro­getto deve poi indi­care quali siano i rischi di natura com­mer­ciale, tec­no­lo­gica, poli­tica, sociale, cui il piano si potrà tro­vare di fronte e quali azioni il gruppo potrebbe pren­dere per farvi fronte. Senza que­sti ele­menti, come ha com­men­tato un ana­li­sta, il piano può solo essere accet­tato con un atto di fede. Per altro verso, sor­pren­den­te­mente, gran parte del salto in avanti pre­vi­sto nel periodo è col­lo­cato nell’ultimo anno.

JEEP E ALFA, SARÀ VERO BOOM?

Mar­chionne intanto non ha detto da dove pren­derà i soldi per finan­ziare il suo pro­gramma, ciò che lascia piut­to­sto scon­cer­tati gli ana­li­sti. Sul fronte eco­no­mico sono pre­vi­sti un forte aumento dei mar­gini per­cen­tuali oltre che di quelli asso­luti, in par­ti­co­lare con pro­dotti più ric­chi e un rispar­mio di 1,5 miliardi all’anno di costi attra­verso la stan­dar­diz­za­zione dei pro­dotti, oltre al fatto che gli inte­ressi pas­sivi si annul­le­reb­bero alla fine del periodo. Siamo tra incer­tezze e molti dubbi.

Sul piano geo­gra­fico, molto dipen­derà dal mer­cato Usa; viene pre­vi­sto che le ven­dite pas­sino dai 2,1 milioni di vet­ture attuali ai 3,0 milioni del 2018. Ma tale stima è basata sull’ipotesi di una rile­vante ulte­riore cre­scita del mer­cato oltre che su di un ulte­riore aumento delle quote del gruppo.

Ma sul primo fronte in par­ti­co­lare gra­vano alcune inco­gnite rile­vanti; oltre all’incerto anda­mento dell’economia, il pro­fi­larsi di una bolla del tipo sub-prime sui finan­zia­menti al settore.

L’altra area in cui le ven­dite dovreb­bero aumen­tare parec­chio è l’Asia, con la Cina in primo piano, paese nel quale si dovrebbe pas­sare dalle 230 mila vet­ture attuali a 850 mila, con l’espansione tra l’altro dei mar­chi Jeep e Alfa. Ma anche se gli obiet­tivi di ven­dita si rea­liz­zas­sero, il che appare dub­bio, la Fiat otter­rebbe comun­que una quota molto ridotta del mer­cato dell’area.

A livello di mar­chi il piano punta molte delle sue carte su Jeep da un parte, su Alfa Romeo dall’altra.

Per il mar­chio Jeep si pre­vede addi­rit­tura un salto dalle 730.000 vet­ture ven­dute nel 2013 a 1.900.000 milioni. Indub­bia­mente degli spazi rile­vanti sem­brano esserci, ma il salto appare troppo brusco.

Per quanto riguarda il polo del lusso, non sem­brano esserci pro­blemi per la Fer­rari, men­tre sta dando risul­tati posi­tivi per Mase­rati il ten­ta­tivo di pas­sare da poche migliaia di unità ven­dute all’anno a 75.000.

Molto più azzar­dato il salto pre­vi­sto per l’Alfa Romeo. Già in pas­sato Mar­chionne aveva pro­messo di por­tarne le ven­dite a 500.000 unità, ma nel 2013 esse sono state di appena 73.000 vet­ture; ora c’è la scom­messa di arri­vare a ven­derne 400.000 nel 2018, inse­rendo pro­gres­si­va­mente almeno sei nuovi modelli nella fascia alta del mer­cato. Ma l’immagine del mar­chio non appare oggi molto posi­tiva e il ten­ta­tivo di Mar­chionne si col­loca appa­ren­te­mente in rotta di col­li­sione con Mer­ce­des, BMW, Audi, che hanno le risorse tec­no­lo­gi­che, finan­zia­rie, di mer­cato, per con­tra­stare tale azione.

Com­ples­si­va­mente pas­sare a 7 milioni di vet­ture signi­fica una cre­scita media annua del 10–11% di unità ven­dute, men­tre dob­biamo peral­tro con­sta­tare che i risul­tati eco­no­mici e finan­ziari del primo tri­me­stre del 2014 sono infe­riori alle aspet­ta­tive e men­tre ancora a mag­gio del 2014 l’azienda con­ti­nua a per­dere quote di mer­cato in Ita­lia ed in Europa. La Fiat non solo è l’impresa più inde­bi­tata del suo set­tore, ma anche quella che spende meno in ricerca e sviluppo.

NEB­BIA FITTA SULL’ITALIA

Quasi nes­suno pensa che gli obiet­tivi di ven­dita enun­ciati saranno rispet­tati; un ana­li­sta si è azzar­dato a sti­mare l’esito nel 2018 di 5,4 milioni di unità.

Per quanto riguarda l’Italia un’analisi sin­te­tica ci porta a con­si­de­rare che secondo il piano vi si pro­dur­reb­bero nel 2018 700.000 vet­ture, sol­tanto il 10% del totale del gruppo, anche se una parte con­si­stente sarebbe costi­tuita da vet­ture ad alti mar­gini. Peral­tro, nono­stante le pro­messe fatte qual­che tempo fa da Mar­chionne, ad oggi non è del tutto chiaro il piano delle pro­du­zioni dei sin­goli stabilimenti.

Far tor­nare a occu­pare tutti i cas­sain­te­grati che sono oggi la mag­gio­ranza dei lavo­ra­tori del gruppo nel nostro paese dovrebbe restare un sogno. Si con­si­deri anche, a que­sto pro­po­sito, che gli aumenti di pro­dut­ti­vità nel set­tore si aggi­rano ogni anno intorno al 3%. Appa­ren­te­mente dovreb­bero con­ti­nuare a sof­frire soprat­tutto i lavo­ra­tori del Sud. Intanto sem­bra che stiano facendo a pezzi l’Ilva…

Post Views: 205

Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2014/06/quanto-ci-crede-fiat/