by redazione | 7 Giugno 2014 10:24
OUISTREHAM (Normandia) — Rischiava di essere il convitato di pietra, un’immobile quanto ingombrante presenza nella fabbrica dei ricordi e della memoria. E invece, sulle spiagge della Normandia, Vladimir Putin è stato il catalizzatore di un round diplomatico che potrebbe rivelarsi importante per la crisi ucraina.
Che poi le aperture lasciate intravedere dal presidente russo negli incontri e nelle conversazioni delle sue 24 ore francesi producano impegni e atti concreti, resta tutto da dimostrare. Ma non c’è dubbio che il leader del Cremlino abbia saputo cogliere l’opportunità offertagli da Francois Hollande, con l’invito a partecipare alle celebrazioni per i 70 anni dello sbarco alleato in Europa.
Tra giovedì sera e venerdì pomeriggio Putin ha visto nell’ordine il premier britannico David Cameron, lo stesso Hollande, la cancelliera Angela Merkel, il neopresidente ucraino Petro Poroshenko e buon ultimo Barack Obama. I primi tre faccia a faccia erano previsti e programmati, ma gli altri due, in apparenza casuali, sono stati il vero colpo di scena della giornata. Quello con Poroshenko soprattutto, suggellato da una stretta di mano che è il riconoscimento di fatto della sua elezione, come ancora ieri era stato chiesto a Putin da tutti gli occidentali.
I veri demiurghi sono stati la signora Merkel e il padrone di casa Hollande. Nel colloquio con Putin la cancelliera gli ha ricordato la «grande responsabilità» che incombe sulla Russia nella soluzione della crisi di Kiev e la priorità assoluta di stabilizzare la situazione nelle regioni orientali dell’Ucraina. Grande tessitrice, arrivando al castello di Benouville per il pranzo, Merkel ha quasi guidato Putin alla stretta di mano con Poroshenko, prima di lasciarli soli per circa 15 minuti.
Quanto al presidente francese, ha fatto di tutto per non dare a Vladimir Vladimirovich l’impressione di essere un intruso, in particolare ricordando nel suo discorso il ruolo dei russi nella vittoria sul nazismo: «Voglio rendere omaggio al coraggio dell’Armata Rossa che lontano da qui, davanti a 150 divisioni tedesche, riuscì a respingerle e a sconfiggerle». L’unico momento di pubblico imbarazzo a Putin lo ha causato la regia televisiva francese, che prima della cerimonia ufficiale sulla spiaggia di Ouistreham, ha sparato sui megaschermi le immagini contrapposte di Obama sorridente e di lui un po’ perplesso, costretto a unirsi all’applauso che aveva accolto l’americano.
Secondo la versione di Dmitrij Peskov, il portavoce del Cremlino, Putin e Poroshenko «si sono espressi per una rapida fine dello spargimento di sangue e dei combattimenti da tutte e due le parti». Entrambi hanno riconosciuto che non c’è alternativa a una soluzione con strumenti politici e pacifici. Fonti della presidenza francese hanno poi detto che i due hanno discusso delle reali possibilità di una de-escalation, compresi i modi con cui Mosca potrebbe riconoscere formalmente l’elezione di Poroshenko, alla luce dell’odierno ritorno di un ambasciatore russo a Kiev, in occasione dell’insediamento di Poroshenko, e di un eventuale cessate il fuoco.
Infine, la conversazione con Barack Obama. Distanti e attenti a schivarsi davanti ai fotografi schierati per l’istantanea di gruppo, Putin e il presidente americano si sono intrattenuti per un quarto d’ora al riparo delle mura del castello di Benouville. È stata la prima volta a tu per tu dall’annessione russa della Crimea. «Hanno parlato della necessità di mettere fine alla violenza e ai combattimenti il più presto possibile», ha detto Peskov. Le cose dette a Putin, Obama le aveva anticipate il giorno precedente, spiegando che Putin deve ingaggiare un dialogo diretto con Poroshenko, fermare l’arrivo di armi e uomini nelle regioni filorusse, smettere di appoggiare i separatisti: «Se continua a minare la sovranità dell’Ucraina, non avremo altra scelta che rispondere», aveva detto Obama spiegando che le prossime tre o quattro settimane saranno decisive. Se non si registrassero passi in avanti da parte russa, così il presidente americano, si passerebbe a nuove e più dure sanzioni.
Ma ieri, nella suggestione di storia e memoria della Normandia, all’uomo di Mosca è stato dato il beneficio del dubbio. Nella speranza che ne faccia buon uso.
Paolo Valentino
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