La protesta dei rifugiati respinta a suon di botte

by redazione | 11 Giugno 2014 10:55

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Sono le sei e mezzo del mat­tino quando richie­denti asilo e rifugiati comin­ciano ad uscire dal Cara di Castel­nuovo di Porto, alle porte della capi­tale, uno dei più grandi e sovraf­fol­lati della peni­sola. Di solito que­sta è l’ora verso cui comin­ciano il loro esodo per rag­giun­gere la città: prima un lungo tratto a piedi, poi i mezzi inte­rur­bani. Ma ieri il loro viag­gio si è fer­mato a poche cen­ti­naia di metri dal Cara dove sono «ospiti»: con car­telli, pan­cali e la loro rab­bia bloc­cano la Tibe­rina. Sono circa due­cento, uomini e donne di tutte le età, alcuni ancora in car­roz­zina o fasciati ai corpi delle madri. Appena ci vedono arri­vare, unici testi­moni della loro pro­te­sta, comin­ciano ad urlare in inglese davanti a tele­ca­mere e smarth phone le loro ragioni: «siamo trat­tati come bestie, non come essere umani. Qui il cibo è sca­dente, siamo com­ple­ta­mente iso­lati e non ci danno il poc­ket money», ovvero i soldi a cui i rifugiati avreb­bero diritto, si parla di due euro e cin­quanta cen­te­simi al giorno, ma che da alcuni mesi non gli ven­gono ero­gati rego­lar­mente.
I pro­fu­ghi si sie­dono a terra, urlano, chie­dono di essere ascol­tati. Ma a par­lare con loro ven­gono poli­zia e cara­bi­nieri in assetto anti­som­mossa, addi­rit­tura l’esercito di stanza del Cara indossa scudi, caschi e man­ga­nelli. Così, dopo circa un’ora e mezza con la ten­sione che sale, le forze dell’ordine pro­vano a tra­sci­narli via dalla strada. Loro non ci stanno, vogliano par­lare con la coo­pe­ra­tiva Auxi­lium, che gesti­sce anche il Cie di Ponte Gale­ria, e le isti­tu­zioni che però lati­tano. Parte la carica della poli­zia, vio­lenta, fino alle porte del cen­tro e poi anche den­tro, quando ven­gono date alle fiamme per pro­te­sta alcuni sup­pel­let­tili. Alla fine sei migranti, quat­tro donne e due uomini, ven­gono por­tati via di peso e con bru­ta­lità. «Abbiamo visto donne sbat­tute a terra e insul­tate, uomini pic­chiati con calci e pugni, presi a man­ga­nel­late, tra­sci­nati per i capelli e insul­tati come ani­mali — denun­ciano gli atti­vi­sti delle reti anti­raz­zi­sti Yo Migro, Esc_Infomigrante, Lab! Puzzle e Astra 19, Asai­lum, Labo­ra­to­rio 53, Coo­pe­ra­tiva Be Free che fil­mano, inviano tweet e foto­gra­fie. «In quanto unici testi­moni di quello che è acca­duto, siamo stati iden­ti­fi­cati e minac­ciati di arre­sto nel ten­ta­tivo di spa­ven­tarci e farci allon­ta­nare».
Sul luogo arri­vano i depu­tati Ileana Piaz­zoni (Sel) e Kha­lid Chaouki (Pd), che all’uscita dalla strut­tura hanno dichia­rato: «Il dia­logo con gli ospiti ha con­sen­tito di stem­pe­rare il clima di ten­sione ma rite­niamo neces­sa­rio che il mini­stero dell’interno con­vo­chi imme­dia­ta­mente un tavolo di con­fronto che coin­volga la pre­fet­tura e la coo­pe­ra­tiva suben­trata da poco nella gestione del Cara, per age­vo­lare gli sforzi com­piuti da quest’ultima nel garan­tire con­di­zioni di acco­glienza con­sone».
Sulla vicenda inter­ven­gono suc­ce­si­va­mente anche la con­si­gliera regio­nale Marta Bona­foni che parla di fatto «gra­vis­simo» in quanto «siamo costretti ancora una volta a com­men­tare cari­che di poli­zia con­tro cit­ta­dini migranti, obbli­gati una volta di più a gesti estremi per essere ascol­tati. Il Cara di Castel­nuovo di Porto dovrebbe essere un luogo con la tra­spa­renza e i diritti al cen­tro dell’attenzione e dell’impegno delle isti­tu­zioni e del governo. Ma gli eventi che si stanno sus­se­guendo ci dicono ben altro».

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