Pos obbligatorio, protesta dei professionisti

Pos obbligatorio, protesta dei professionisti

Loading

MILANO — Due provvedimenti differenti ma destinati a incidere entrambi in maniera significativa nei comportamenti di consumo e di risparmio degli italiani sono in arrivo tra oggi e domani. Si comincia con l’obbligo di ricorrere a pagamenti tracciabili — assegno, bonifico, carte di credito o bancomat — per i servizi o i lavori di importo oltre i 30 euro resi da artigiani, professionisti, piccoli esercenti. Domani 1° luglio parte invece la «minipatrimoniale» ovvero l’innalzamento dal 20% al 26% dell’aliquota sugli interessi del conto corrente o di deposito e sulle plusvalenze relative ad azioni e obbligazioni tranne che i titoli di Stato e i buoni postali.
La prima questione è stata dibattuta per mesi come « la guerra del Pos », la macchinetta che consente il pagamento con bancomat o carta di credito. Il timore della platea dei circa 1,5 milioni di professionisti (architetti, ingegneri, medici, avvocati), artigiani (specie quelli che non hanno una sede come idraulici, falegnami, tassisti) e piccoli commercianti è stato di subire l’obbligo di installare un Pos per i pagamenti, perché per legge oltre i 30 euro il cliente può pretendere di non pagare in contanti.
Sulla norma introdotta dal governo Monti la battaglia è stata dura: le associazioni di categoria sono riuscite a ottenere lo slittamento di sei mesi per l’entrata in vigore, da gennaio 2014 a fine giugno, e soprattutto l’assenza di sanzioni. In sostanza non ci sono punizioni per chi non si doterà di questo strumento. E c’è una ragione: l’obiettivo della norma è ottenere pagamenti tracciabili ai fini fiscali entro i mille euro (oltre questa cifra scatta il divieto dei contanti per le regole antiriciclaggio). E un assegno o un bonifico sono assolutamente adeguati allo scopo, fermo restando che il cliente può comunque ancora pagare in contanti. Per questo i professionisti — che già ricorrono a questi canali — tirano un sospiro di sollievo per aver evitato l’obbligo del Pos, una stangata di almeno 15o euro di costi fissi più le commissioni pagate alle banche e ai circuiti dei Pos (la stima è del Consiglio nazionale degli architetti). Per la Cgia di Mestre il costo totale sarà di circa 1.200 euro l’anno e per Confesercenti addirittura di 1.700 euro nel caso di una piccola o media impresa da 50 mila euro di transazioni l’anno, che equivalgono complessivamente a 5 miliardi di euro per le imprese italiane.
Critici sull’applicazione della norma sono soprattutto artigiani e piccoli commercianti: «L’interesse dello Stato viene scaricato nel rapporto/conflitto di interessi tra privato e operatore economico», lamenta la Confederazione nazionale artigiani (Cna). Il timore è soprattutto per «ambulanti e operatori senza sede»: anche senza obbligo del Pos sarà il mercato a forzarli a richiederlo — sostengono — per evitare di perdere i clienti, con gli inevitabili costi di attivazione e transazione. Per questo motivo Adusbef e Federconsumatori hanno chiesto al governo di intervenire «per un abbattimento dei costi ed evitare che siano i cittadini a pagare il costo della modernizzazione e della trasparenza, elargendo l’ennesimo regalo alle banche», dicono i presidenti Elio Lannutti e Rosario Trefiletti.
Sui conti degli italiani si abbatterà poi da domani la «minipatrimoniale», ovvero l’innalzamento dell’aliquota dal 20% al 26% su interessi e altri proventi di conti correnti, depositi bancari e postali così come sulle cedole delle obbligazioni, i dividendi delle azioni e i capital gain realizzati sulla vendita dei titoli. Bot e Btp manterranno invece l’aliquota al 12,5%. Era una misura nota e attesa, tra i primi provvedimenti del governo Renzi in materia finanziaria e di risparmio, a parziale copertura del taglio dell’Irap del 10%. Arriva dopo il decreto Monti che aveva portato dal 12,50% al 20% la tassazione sui bond ed è di fatto una mezza marcia indietro sul taglio dell’aliquota sui conti di deposito dal 27% al 20%. Secondo le stime del governo l’aliquota porterà 755 milioni di introiti nel 2015. Per i singoli risparmiatori l’effetto sarà diverso a seconda del portafoglio e del modo in cui verranno gestiti i risparmi in relazione alla maggiore aliquota. Ad avvantaggiarsi potrebbe essere ancora una volta il Tesoro: i titoli di Stato acquistano maggiore attrattiva visto che sono tassati al 12,5%, una disparità da sempre criticata dall’industria del risparmio.
Fabrizio Massaro


Tags assigned to this article:
Adusbefconti correntiFederconsumatoripos

Related Articles

Sharing economy all’italiana: poco al lavoro, molto al mercato

Loading

On demand economy. Presentata una proposta di legge di un intergruppo parlamentare: prima analisi di una novità normativa al momento unica nell’Unione Europea

“Non ci saranno strappi” Syriza pronta a negoziare e la Ue tende la mano “Piena fiducia nel voto”

Loading

Grecia. Il partito di estrema sinistra Syriza punta a chiudere con l’austerità ma eviterà di scontrarsi sull’uscita dalla moneta unica

Fiat, svolta al vertice di Industrial

Loading

Tobin ad in vista della fusione con Cnh, Altavilla guida l’auto in Europa   

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment